•44 Pensare

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<<Senti Dabi, ma tu vivi qui da tanto?>> chiesi al ragazzo, osservando la sua mano di nuovo attorno al mio polso.
Ci eravamo rimessi in cammino da quelli che dovevano essere almeno venti minuti e lui era stato categorico nel farmi nuovamente da guida come durante il percorso di andata.
<<No. Sono venuto qui i primi di giugno, perché il vecchio sotto cui lavoro ha ottenuto un grosso incarico qui, poi tornerò nella mia zona>> spiegò lui.
<<Ah, però! Conosci davvero bene il posto per essere qui da nemmeno tre mesi>> gli feci notare, riferendomi alla naturalezza che adottava quando si spostava per i sentieri nascosti.
<<Questo perché fino a qualche anno fa venivo spesso qui con la mia famiglia. Certo...avevo sempre i miei fratelli alle calcagna, però riuscivo lo stesso a perlustrare la zona. Mi sono fatto molti amici qui e li ho ritrovati quando sono tornato per lavoro. È stata una coincidenza.>>
<<Quindi possiedi una casa qui? Come mai non vieni più per le vacanze?>> chiesi.
<<Troppe domande>> rispose Dabi, mostrando quello che doveva essere il centesimo sorrisetto della giornata. Eppure perfino io notai un particolare: quello era diverso e non il suo solito ghigno divertito. Nascondeva piuttosto malinconia e amarezza, ma non avevo abbastanza confidenza con lui per indagare ulteriormente e poi a modo suo aveva ben mostrato di non amare particolarmente quell'argomento.
Proprio in quel momento notai davanti a me uno scenario familiare, quello della spiaggia dove avevo passato la giornata con i miei amici; almeno finché non avevo espresso il desiderio di starmene un po' per conto mio e mi ero rifugiata sulla scogliera dove avevo incontrato il ragazzo accanto a me, mentre loro erano tornati alla villa.
<<Da qui riesci a ritrovare la strada di casa?>> chiese lui, lasciandomi proprio dove iniziava la gola.
<<Credo di sì, da qui dovrei riuscire ad orientarmi e poi non sono molto lontana. Qui è ben illuminato e in caso utilizzerò la torcia del telefono per illuminare la strada e orientarmi>> risposi.
Probabilmente i miei amici iniziavano ad essere in pensiero per me e avrei fatto meglio a muovermi a rincasare, anche perché dovevo prepararmi per la festa in centro, nella parte più attiva della zona turistica. Una festa che si svolgeva tutti gli anni e che secondo Momo era la migliore di tutte. Celebrava le lucciole, ritenute dagli abitanti quasi come sacre e si chiamava proprio "festa delle lucciole".
<<Ci vieni alla festa stasera?>> chiese lui, quasi leggendomi nel pensiero.
<<Certo, sempre se riesco a prepararmi per tempo. Le mie amiche saranno furiose, sono in ritardo di trenta minuti. Si era deciso di prepararci insieme, tanto che per l'occasione ognuna di noi ha lo yukata in valigia. Tu?>>
<<Ci sarò anche io e poi non posso proprio perdermi un pulcino in yukata, non se ne vedono tutti i giorni. Allora ci si vede!>> rispose lui, sparendo ancora prima di darmi il tempo per arrabbiarmi.
Che strano ragazzo era quel Dabi.

Il riflesso che mi mostrava lo specchio era quello di una versione molto migliorata di me stessa, merito delle attenzioni delle mie amiche che si erano accanite fino a pochi momenti prima sulla mia acconciatura e sul mio trucco.
Come da previsioni non erano state molto felici del mio ritardo, ma avevano comunque trovato tutto il tempo per rigirarmi come un calzino.
<<Tu non me la conti giusta, dove sei sparita per metà pomeriggio? Non è da te e mi piacerebbe avere una spiegazione. Hai evitato con maestria tutte le nostre domande>> chiese Momo, riferendosi chiaramente a tutti i loro pregressi tentativi di farmi vuotare il sacco.
Sapevo benissimo a cosa avrebbe portato parlare di Dabi, ma prima o poi dovevo dire la verità.
<<Ero con un ragazzo conosciuto ieri>> dissi.
<<Ieri quando? Siamo stati tutti il giorno in casa>> intervenne Megumi, fissandomi dubbiosa.
<<Voi. Io sono uscita di nascosto nel tardo pomeriggio, l'ombrello si è rotto, ho beccato la pioggia e mi sono riparata dove ci sono i distributori. È lì che ho conosciuto Dabi>> spiegai brevemente, desiderosa di non perdermi troppo nei dettagli.
A nulla valsero le mie intenzioni. Pretesero da me ogni singolo dettaglio.
Raccontai loro del nostro primo incontro, della scogliera dove l'avevo rivisto per caso nel pomeriggio, del luogo dove mi aveva portata e della possibilità di incontrarlo nuovamente durante la festa.
<<Che cosa romantica. Sembra quasi la scena di un film. Come vorrei essere portata anche io da uno sconosciuto tenebroso a guardare il tramonto>> sospirò Ran, continuando a spazzolarsi i corti capelli.
<<Non mi ha portata a vedere il tramonto, solo la scogliera. Quello è stato un caso>> risposi immediatamente io, forse più duramente del previsto.
Lei tuttavia non sembrò toccata dal mio tono leggermente stizzito e replicò semplicemente con: <<Fa' lo stesso. È comunque più romantico di qualsiasi cosa successa nella mia noiosa vita nell'ultimo anno>>.
<<A proposito, lui com'è? È carino?>> chiese Megumi, anticipando quella che doveva essere la domanda successiva di tutte.
Feci finta di ragionarci su un pochino, seppur inutile. Perfino una ragazza col cuore spezzato come me riusciva ad ammettere a se stessa che Dabi fosse molto più che carino.
Sapevo che quasi tutte le mie coetanee al posto mio gli sarebbero già cadute ai piedi dal primo momento, ma io avevo ben altro per la testa.
<<Diciamo che è okay>> risposi quindi, evitando così inutili isterismi e domande a raffica.
<<Solo okay? Allora è sicuramente un cesso>> intervenì Ran, posando finalmente la spazzola.
Momo restò in silenzio per tutto il tempo, ma fu chiara per me la sua preoccupazione.
Ero la sua migliore amica e riuscivo ormai quasi a leggerle nel pensiero.
Sicuramente doveva essere in apprensione per me dopo tutta la faccenda con Eijiro e forse temeva di vedermi di nuovo delusa dopo aver conosciuto un altro ragazzo.
A tempo debito l'avrei rassicurata. Con Dabi era stata solo una sorta di doppia coincidenza e in me non era nata nessuna aspettativa e nessun desiderio.
La rottura col mio ex era ancora troppo fresca, troppo dolorosa per potermi anche solo far pensare di darmi immediatamente un'altra chance con un'altra persona.
Avevo bisogno di tempo per metabolizzare e non ero nemmeno tanto sicura di riuscirci.
<<Ragazze, siete pronte? Gli altri mi hanno mandato in avanscoperta perché preoccupati dal vostro ritardo. L'armadio vi ha inghiottite per caso e siete finite in uno strano mondo dove è sempre inverno, gli alberi danzano e ci sono leoni parlanti?>> chiese Kaminari da oltre la porta, senza avere il coraggio di entrare, giacché quella stessa mattina si era beccato un paio di sandali in fronte per essere entrato senza bussare.
<<Siamo tutte intere, adesso arriviamo. E cos'è questa storia dell'armadio?>> chiese Ran, ridacchiando nel mentre.
<<Fingerò di non aver sentito>> rispose lui. Poi sentimmo chiaramente i suoi passi allontanarsi per il corridoio.
<<Allora... pronte per la festa?>> chiese Megumi.
<<Pronte!>> rispondemmo in coro.

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora