•62 Nostalgia

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L'acqua mi circondava, mi circondava completamente e mi sentivo in procinto di morire. Il panico mi aveva assalita ormai da un bel po' e sentivo forte la carenza di ossigeno, tuttavia ogni volta che provavo a riemergere qualcosa mi spingeva di nuovo sotto, una mano che mi afferrava per i capelli e talvolta anche un piede fasciato da una scarpa, dandomi a malapena il tempo di riprendere un po' di fiato.
Le tre ragazze mi avevano infatti afferrata senza darmi alcuna spiegazione e mi avevano trascinata fino al bordo della piscina distante pochi metri dal luogo del nostro incontro, tappandomi la bocca con una mano per celare le mie proteste e le mie grida.
Non ero una persona fisicamente debole, ma contro tre persone non ero riuscita a ribellarmi e non avevo potuto fare nulla quando mi avevano buttata in piscina, spingendomi immediatamente con la testa sotto.
Tuttavia proprio quando giunse in me la paura di morire annegata una delle mani che mi avevano tenuta fin dall'inizio per i capelli, nonostante i miei tentativi di rimuoverla e di graffiarla, mi spinse di nuovo oltre la superficie, permettendomi di riprendere fiato.
Era la stessa ragazza che fin dalla prima volta avevo etichettato come la capogruppo.
Iniziai immediatamente a tossire, sentendo a malapena la natura della domanda che lasciò subito dopo la bocca della ragazza. <<Ne hai avuto abbastanza? Hai capito la lezione?>>
<<Perché... mi state... facendo questo? Per Eijiro?>> chiesi, tossendo ancora di tanto in tanto e annaspando alla ricerca di quell'aria che mi era stata negata fino a poco prima.
Per un secondo mi balenò la paura di essere di nuovo spinta con la testa sotto, ma la mano della ragazza mi costrinse ad uscire dalla piscina, tirandomi per i capelli.
Mi lamentai per il dolore, ma riuscii a fare perno con le mani a bordo piscina per accompagnare il movimento e ridurre il trauma dello strattonamento.
Mi ritrovai quindi chinata sul pavimento leggermente bagnato, carponi sulle ginocchia, almeno fino a che un calcio ben piazzato all'altezza del mio stomaco non mi fece cadere sul fianco. Complice anche la mancanza di forze dopo il mio incontro ravvicinato con l'acqua della piscina e lo shock del momento.
<<Hai ancora il coraggio di fare la finta tonta? Te la fai con tutti qui a scuola. Prima Kirishima, poi Kaminari, poi ti fai vedere fuori scuola con Touya Todoroki e non contenta vai anche da Shouto Todoroki. E tutti a scuola sanno che una volta Tetsutetsu ti andava dietro, ti sei fatta anche lui per caso?>> chiese lei rabbiosamente, pungolandomi il fianco con la punta della scarpa.
<<Io non mi sono fatta proprio nessuno. Con Shouto Todoroki ho a malapena parlato e gli altri sono solo amici. Sono stata insieme ad Eijiro, ma sanno tutti che è finita da un po'>> spiegai immediatamente. Ero allibita da tanta cattiveria e da tanta invidia ingiustificata.
Le loro accuse erano completamente prive di fondamento e spinte semplicemente dal loro interesse nei riguardi di quei ragazzi.
<<Ti ho vista che ti facevi aiutare in corridoio, secondo me l'hai fatto di proposito a far cadere quelle cose, solo per farti aiutare>> disse un'altra ragazza, quella che poco prima mi aveva rifilato il calcio sulla pancia <<a me Shouto Todoroki piace dall'inizio dell'anno e non me lo farò soffiare da una puttana come te, non dopo che sei stata anche con Kirishima.>>
<<E devi smetterla di ronzare attorno a Kaminari. Fai credere che siete solo grandi amici, ma secondo me non vedi l'ora di mettergli le mani addosso. Quelle come te fanno così, non sono mai sazie>> disse l'ultima delle tre ragazze, mostrando di essere interessata al biondo in questione.
Stavano praticamente riversando su di me tutta la loro frustrazione davanti a un rifiuto o all'impossibilità di dichiararsi, usandomi come capro espiatorio per sfogare la loro rabbia.
Non ero nella posizione per fare la saccente o per provocarle ancora di più, ma sentii una sacco di sensazioni spiacevoli salire dal centro del mio petto ed esplodere, forse stanca dopo tanti mesi al centro delle chiacchiere delle malelingue e dei dispetti di ogni tipo, solo perché avevo avuto una relazione con un ragazzo molto popolare a scuola. Non era giusto.
<<E quindi mi buttate in una piscina e mi picchiate perché non riuscite a stringere un legame con la persona che vi piace? Non vi sembra da vigliacche prendervela con me solo perché ho avuto contatti con loro? È vero... sono stata fidanzata con Eijiro, ma semplicemente perché ero sinceramente innamorata di lui e non perché avevo doppi fini>> sputai tra i denti <<inoltre non ho nessuna intenzione di provarci con nessun altro, quindi le vostre accuse sono infondate.>>
Loro si sentirono visibilmente punte sul vivo e non presero bene le mie parole, forse perché quelle semplici frasi erano state capaci di far vacillare il loro ego e farle sentire come le perfette stupide che erano.
Reagirono immediatamente, iniziando a colpirmi con calci più o meno dove capitava.
Riuscii a proteggermi le testa e la pancia chiudendomi in posizione fetale, ma non riuscii a ribellarmi quando la capogruppo mi afferrò nuovamente per i capelli, iniziando a trascinarmi verso una nuova direzione a me sconosciuta. Le altre si dimostrarono confuse, ma l'aiutarono a portarmi via, fino all'interno della struttura che giungeva agli spogliatoi.
<<Lasciatemi, lasciatemi ho detto>> urlai, cercando di ribellarmi con tutte le mie forze e di scappare via.
Qualcuno dei miei colpi andò a segno, ma in risposta ne ottenni altri ancora più forti e da tutte le ragazze contemporaneamente.
Il tutto si arrestò davanti alla porta di uno stanzino che si apriva e chiudeva solo dall'esterno, quello dove mi buttarono senza darmi nemmeno la possibilità di realizzare.
<<Divertiti qui dentro fino a domani mattina... anche se domani mattina la scuola è chiusa... ops. Allora fino a quando non ti troveranno, sogni d'oro>> mi disse la leader.
Cercai di correre verso la porta prima della chiusura, ma quella si sigillò davanti a me subito dopo, lasciandomi completamente al buio, spaventata e bagnata fradicia.
<<Fatemi uscire, fatemi uscire di qui>> urlai nuovamente, iniziando a battere furiosamente i pugni contro la superficie in metallo. In risposta ottenni solo delle risate lontane e poi il nulla assoluto.
Mi ritrovai quindi da sola dentro a quel minuscolo stanzino e col corpo completamente dolorante dopo tutte le percosse prese, ma che fortunatamente avevano risparmiato almeno il viso. La mia paura più grande però era quella di restare per chissà quanto tempo rinchiusa dentro quello spazio angusto.
Non soffrivo particolarmente di claustrofobia, ma tutto sommato non amavo passare molto tempo dentro a una spazio chiuso e in passato mi era capitato più di una volta di fare incubi dove mi risvegliavo dentro a una bara chiusa o intrappolata dentro una scatola di metallo. Iniziai quindi immediatamente ad agitarmi, tempestando la porta di pugni e cercando in tutti i modi di aprirla con delle spallate ben assestate, ma che tuttavia non fecero altro che causarmi ancora più dolore a causa delle botte subite precedentemente.
Chiaramente non avevo nemmeno il cellulare con me, siccome era rimasto insieme alla mia borsa a bordo piscina, quella che mi era caduta quando mi avevano trascinata in direzione dell'acqua allo scopo di buttarmi dentro.
Passai almeno un'ora buona a piangere rannicchiata sulle ginocchia, alternando momenti del genere a quelli dove tornavo a tempestare nuovamente la porta di pugni, chiedendo aiuto a squarciagola.
Non passò molto tempo prima di essere colta completamente dal panico e di iniziare a sentire l'aria più rarefatta che nella realtà. Ovviamente sapevo di non rischiare di restare a corto di ossigeno, non essendo una stanza sigillata, ma era colpa dello spazio angusto e della paura che mi stava assalendo sempre di più.
Iniziai quindi a piangere sempre più disperatamente, rendendo sempre più soffocate le mie richieste di aiuto, ma proprio quando la mia speranza di essere sentita cominciò a vacillare udii indistintamente il rumore di alcuni passi non molto lontani dallo stanzino dove ero stata rinchiusa.
Corsi quindi in direzione della porta, urlando un: <<Per favore, c'è qualcuno là fuori? Sono chiusa nello stanzino, apritemi vi prego>>.
Susseguirono dei secondi di silenzio, dove quasi pensai di essermi immaginata tutto spinta dalla disperazione, ma poi sentii chiaramente un: <<T/n? Sei tu?>>
<<Eijiro?>> chiesi a mia volta, riconoscendo immediatamente la voce del ragazzo oltre la porta <<Eijiro, sono proprio io. Per favore... aprimi... mi hanno chiusa dentro.>>
Il ragazzo non rispose, ma lo sentii trafficare con la chiusura di sicurezza e pochi secondi dopo la luce invase lo spazio, lasciando intravedere chiaramente la mia figura tremante e zuppa d'acqua dalla testa ai piedi.
<<Oddio... ma cosa ti è successo? Si può sapere chi è stato? Stai bene? Sembri ferit->>
Non lasciai il tempo ad Eijiro di finire la frase, perché automaticamente mi tuffai tra le sue braccia, stringendomi al suo corpo come se ne andasse della mia stessa vita.
Avevo agito spinta dall'enorme sollievo e dalla mia paura, ma negli istanti successivi realizzai due dettagli fondamentali: che lui era il mio ex ragazzo e che io ero bagnata fradicia.
Completamente scottata cercai di staccarmi, ma proprio in quel momento lui decise di ricambiare il mio abbraccio, stringendomi con un vigore ancora maggiore del mio.
<<Eijiro, sono tutta bagnata. Scusami, ho agito d'impulso e forse sarebbe meglio se io mi staccassi da->>
<<No, resta>> mi bloccò lui, lasciandomi senza fiato <<sei gelida e stai tremando come una foglia, lasciami la possibilità di scaldarti un po' e di tranquillizzarti un minimo. Avrai avuto sicuramente tanta paura, non è vero?>>
Provai ad aprire la bocca per obiettare, ma l'unica cosa che uscì fu un singhiozzo sordo, accompagnato da nuove e numerose lacrime.
Mi strinsi quindi ancora più forte al tessuto della sua maglietta, affondando il viso nel suo collo e solo dopo qualche secondo realizzai di essere di nuovo nel posto che più avevo amato al mondo: tra le sue braccia.
<<Eijiro... grazie>> sussurrai tra le lacrime, lasciandomi stringere a mia volta.
Come per magia sentii tutta la paura allontanarsi da me e un senso di calore sopito avvolgermi completamente. Era merito suo, Eijiro era l'unico in grado di riuscirci.
<<Chi è stato a farti questo? Vuoi dirmelo?>> chiese nuovamente lui.
Feci quindi per parlare e per dargli una spiegazione, ma lui mi bloccò. <<Anzi, prima pensiamo ad asciugarti e a darti dei vestiti asciutti, vieni con me>> mi sussurrò.
La prospettiva di allontanarmi dalle sue braccia mi sembrò enormemente dolorosa in quel momento di grande bisogno, ma Eijiro alleviò un po' quel senso di improvvisa privazione afferrandomi dolcemente per una mano, così da guidarmi insieme a lui.
Normalmente avrei visto come immensamente strana una situazione del genere e non l'avrei mai permessa visti i nostri trascorsi, ma quello era un momento del tutto particolare e desideravo solo sentire ancora il tocco della sua pelle sulla mia.
<<Perché eri qui?>> riuscii a chiedere dopo qualche secondo, asciugandomi gli occhi con la mano libera dalla sua stretta.
<<Dopo le gare ho fatto la doccia qui e ho lasciato tutte le mie cose in un armadietto con l'idea di prendere tutto prima di tornare a casa, ma sono tornato prima per recuperare il mio cellulare. L'ho dimenticato insieme al resto e mi sono accorto solo durante il falò>> mi spiegò quindi.
Quello mi riportò con la mente al mio di cellulare e all'immagine della mia migliore amica sicuramente preoccupata per la mia sparizione improvvisa, quando solitamente mandavo almeno un sms.
<<Dopo possiamo passare vicino la piscina? Il mio è rimasto lì>> chiesi quasi timidamente.
<<Certo, ma prima pensiamo a metterti addosso qualcosa di asciutto.>>

Eijiro nei minuti successivi si dimostrò particolarmente dolce e apprensivo con me, fornendomi tutto quello di cui avevo bisogno per rimettermi in sesto, compreso un suo cambio pulito recuperato dal borsone che si era portato dietro quel giorno e che aveva lasciato in spogliatoio in attesa della fine dell'evento.
Inoltre ascoltò con molta attenzione il racconto della mia pregressa disavventura, stringendo rabbiosamente i pugni nell'ascoltare le parti più crude del mio racconto.
<<Quelle... quelle maledette>> disse alla fine, cercando di trattenersi il più possibile con gli insulti.
Da che lo conoscevo non l'avevo mai visto così arrabbiato come in quel momento e quasi sussultai notando una scintilla di rabbia divampare velocemente nei suoi occhi.
<<Credo di riconoscerle. Ho i loro visi impressi da quella volta fuori dallo spogliatoio. Devo andarle a cercare e->>
<<No, Eijiro. Per favore... non fare nulla... non voglio tirarti in mezzo a questa faccenda>> lo supplicai, pensando a tutte le possibili conseguenze.
<<E perché no? Ci sono già in mezzo considerando che se è successo è anche per colpa mia. Ti hanno sempre tormentata dal giorno del nostro fidanzamento e mi sento in parte responsabile. Quindi voglio andare a parlare con loro per assicurarmi di non vedere di nuovo simili episodi ripetersi, non voglio che ti facciamo ancora del male... in nessun modo>> mi disse, tornando a stringere leggermente la mia mano.
Contemporaneamente sentii anche il mio cuore come stretto da una dolce morsa, sentendo riaffiorare in me sensazione che credevo di non avere mai più il privilegio di sentire e che solo Eijiro era in grado di scatenare.
Mi venne nuovamente da piangere, ma riuscii a trattenermi in qualche modo, limitandomi a ricambiare leggermente la sua stretta.
In quel momento non mi importava dei nostri trascorsi, avevo semplicemente bisogno del suo tocco e di averlo vicino.
<<Eijiro, ne sei sicuro? Non voglio causarti problemi per questa storia e non voglio tirarti in mez->>
<<Stai scherzando? Forse non mi crederai dopo quello che ti ho fatto, ma tu sei rimasta comunque una persona importantissima per me, così come lo eri una volta. Quindi non posso restarmene in silenzio quando scopro che qualcuno ti ha fatto del male>> mi bloccò immediatamente lui.
Feci per aggiungere qualcosa, ma lui mi anticipò nuovamente, decidendo di continuare il suo discorso. <<Non molto tempo fa ti ho ferita all'inverosimile, quindi permettimi di fare questo per te e di rimediare un minimo a tutto il dolore che ti ho causato. Anche se solo un briciolo, anche se è quasi niente rispetto al casino che ho fatto. Permettimi di proteggerti, anche solo per questa volta se lo riterrai opportuno... non voglio e non posso lasciarti così. Me lo concedi?>> chiese quindi, stringendo leggermente gli occhi in un'espressione che per poco non mi fece accartocciare definitivamente il cuore.
Non potevo rifiutare, non dopo quelle parole.
<<Sì>> dissi quindi, semplicemente.
Eijiro mi fece successivamente dono di un piccolo e timido sorriso. Un sorriso talmente bello da farmi immediatamente capire che mai in vita mia ne avrei più rivisto uno ugualmente splendido.

TRE TACCHINI VAN TACCHINANDO (Accademia della Crusca, riconoscimi il verbo. "Tacchinare" è un bel verbo).

Bene. Sono soddisfatta. Almeno così nessuno può dire: "Non puoi finire il capitolo così" (con vari insulti allegati).
Sono una brava persona che aggiorna in mezzo a 11 ore di lavoro. Pretendo un tacchino come ringraziamento, uno da ogni persona.
Nel prossimo capitolo vedremo un esemplare di Eijiro cavaliere

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora