•74 Ritrovarti

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Non mettevo piede nel locale di mia madre da diverso tempo. Tant'è che avevo quasi dimenticato l'odore piacevole dei dolci appena sfornati, percepibile fin dalla soglia della porta, che si mischiava a quello del caffé tostato. Un mix di odori estremamente nostalgico per me.
Sentirlo di nuovo fu come ricevere una piacevole carezza sulla testa o come ritrovare un vecchio amico, dopo molto tempo passato lontani.
Il luogo era sempre lo stesso. Le stesse sedie imbottite, lo stesso lungo bancone tirato a lucido, le stesse luci calde e confortevoli.
Perfino il disegno che avevo fatto all'età di cinque anni, e che rappresentava mia madre con un grande pasticcino tra le mani, era il medesimo, eppure mi sembrava tutto così familiare e sconosciuto al contempo.
Me ne restai per diversi secondi a contemplare l'ambiente, respirando a pieni polmoni la gradevole fragranza dei cinnamon rolls lì accanto, che ancora fumavano leggermente dopo la loro gita nel forno.
Era tutto estremamente piacevole e rassicurante, come un bagno caldo dopo aver attraversato la città sotto la pioggia battente. Mi sentivo a casa.
Le prime ad accorgersi di me furono le due collaboratrici di mia madre: Misty e Yumiko. Lavoravano con lei da diversi anni a quella parte e vivevano in casa nostra, occupando una stanza di fortuna, in passato usata come studio da mio padre. Entrambe avevano una storia triste alle loro spalle e senza l'aiuto di mia madre, che le aveva accolte diversi anni prima quando appena maggiorenni, non avrebbero avuto altro posto dove andare e né tantomeno uno straccio di moneta nelle tasche. La prima era fuggita da un padre violento che la picchiava per qualsiasi ragione, la seconda aveva perso la propria famiglia da bambina e poco dopo il diploma anche la nonna, sua unica parente ancora rimasta in vita e che si era presa cura di lei nel corso degli anni. Erano rimaste entrambe sole al mondo, ma ormai da anni facevano parte della nostra famiglia ed io le consideravo alla stregua di sorelle maggiori.
Volevo molto bene ad entrambe e le consideravo due persone molte oneste, tanto da dare a mia madre una parte di affitto, nonostante le sue proteste.
In quel momento erano molto sorprese di vedermi lì e mi fissavano battendo le palpebre più volte del normale.
<<Come mai qui?>> mi chiese Misty, senza smettere di sistemare alcuni vassoi dentro la vetrina del bancone principale.
<<Devo parlare con mia madre. È dietro in cucina?>> chiesi, indicando in maniera sbrigativa la porta socchiusa alle sue spalle.
<<Sì. È successo qualcosa? Sicura di stare bene? Hai la faccia di una che ha partecipato ad una maratona>> chiese Yumiko, fissandomi dalla testa ai piedi con palese apprensione.
Le risposi con un semplice cenno affermativo, iniziando a dirigermi verso la stanza che dava alla cucina del locale.
Come da mie aspettative, una volta lì, la trovai a trafficare con diversi testi da forno e una quantità spropositata di dolci che aspettavano solo una giusta cottura.
Fortunatamente il maid cafè andava molto bene, soprattutto negli ultimi anni, però al contempo il lavoro era sempre tanto e spesso mia madre non poteva permettersi di riposare nemmeno cinque minuti.
Per quel motivo in passato al termine della scuola mi ero fermata molte volte da lei per darle una mano, anche solo per un'ora al giorno. Una routine che da qualche mese a quella parte si era interrotta in maniera brusca, a causa del clima teso tra noi due, portandomi a rimpiangere molte volte con immensa tristezza e nostalgia quei momenti di complicità.
Mi dispiaceva vederla lavorare da sola in quel modo affannato, tanto da arrivare sempre distrutta alla sera. Mi dispiaceva aver perso quella complicità tra noi fino a poco tempo prima data per scontata.
Mia madre mi mancava ogni giorno da quell'episodio ed ero decisa a ricucire il nostro rapporto, sperando di poter tornare come un tempo.
Ero entrata in quel locale con quel desiderio nel cuore, nonostante la paura ad invadermi. Temevo di vedere respinto il mio tentativo di riconciliarci e di strappare ulteriormente il nostro rapporto già notevolmente logorato.
Tuttavia sentii un'immensa ondata di sollievo investirmi dalla testa ai piedi, quando mia madre sembrò finalmente rendersi conto della mia presenza, portando i suoi occhi su di me.
Non erano gli occhi di una persona arrabbiata o di una che covava ancora del rancore dentro di sé, ma quelli di una estremamente sorpresa e quasi commossa nel vedermi lì in piedi.
Probabilmente la mia presenza lì doveva aver riportato pensieri nostalgici anche nella sua mente, almeno a giudicare dalla sua espressione.
Prima ancora di darle il tempo di dire anche solo una parola mi inchinai di scatto nella sua direzione, senza esitare nemmeno per un momento.
<<Mi dispiace>> dissi semplicemente, utilizzando un tono di voce più alto del mio solito e strizzando gli occhi per paura della sua reazione.
Aspettai per diversi secondi, ma senza ottenere nessuna risposta o reazione da parte sua. Alzai quindi lo sguardo nella sua direzione, tornando nel mentre in posizione eretta.
Mia madre sembrava gelata dalla sorpresa e mi guardava con due occhi più grandi del normale. Sembrava completamente spiazzata dalla situazione e il suo viso tradiva la sua voglia di chiedere delle spiegazioni in merito, tuttavia con l'aria di qualcuno che non trovava il coraggio di porgere quella semplice domanda.
<<Mi sto scusando per averti delusa, mamma. Mi sto scusando perché ho intenzione di deluderti di nuovo>> spiegai, tuttavia causando solo maggiore perplessità sul suo viso.
Aprì la bocca per parlare, tuttavia tentando diverse volte prima di riuscire ad emettere qualche parola con voce visibilmente strozzata. <<Per cosa ti stai scusando? Non capisco.>> Sembrava tremare da capo a piedi e non ricordavo di averla mai vista in condizioni simili.
<<Mamma, lo so che non hai mai agito con cattive intenzioni e che in cuore tuo speravi di vedermi intraprendere un percorso più semplice e apparentemente più felice del tuo e sono ben conscia di tutti i sacrifici che hai fatto per farmi prendere le lezioni private che mi hanno permesso di passare il bando per la Hollister>> iniziai, cercando di pescare dal fondo del mio cuore tutto il coraggio necessario <<e so che ti aspettavi grandi cose da me, quindi di averti delusa molto.>>
Lei fece di nuovo per dire qualcosa, tuttavia senza più trovare il sostegno di quel filo di voce che sembrava averla assistita poco prima.
Decisi quindi di continuare io, prima di perdere la mia di voce. <<Una parte di me avrebbe tanto voluto renderti felice e portarti a casa il tipo di persona che hai da sempre desiderato per me, ma nonostante tutto ho finito col far vincere quella che non ha smesso di pensare nemmeno per un secondo a lui.>>
I miei occhi pizzicavano e la mia gola bruciava, ma mi imposi di ricacciare tutto dentro e di continuare a parlare finché ne avevo la possibilità. Perché quella era l'occasione che avevo sempre aspettato e che non volevo lasciarmi sfuggire per nulla al mondo.
<<Ci ho provato a dimenticarlo, mamma. Ti giuro che ci ho provato tanto. Ho tentato con tutte le mie forze di lottare contro quel sentimento che nasceva dentro di me, pensando di non volerti deludere. Solo che non ce l'ho fatta>> spiegai, seppur con varie difficoltà legate alla mia voce che tendeva a rompersi ad intervalli regolari <<temo di essermi innamorata di lui a prima vista e man mano che lo conoscevo sentivo di provare sempre un sentimento maggiore per lui, quindi alla fine mi sono arresa e ho accettato di volerlo nella mia vita.>>
Mia madre aveva gli occhi che iniziavano a traboccare di lacrime e quella semplice visione fece accortocciare il mio petto in una morsa dolorosa. Non riuscii quindi più a trattenermi, permettendo a qualche lacrima di sfuggire al mio controllo.
<<Mi dispiace mamma, per essere stata una delusione enorme. Mi dispiace per non aver avuto la forza di dimenticare. Eijiro è una persona meravigliosa e quello che sento per lui non lo sento per nessun altro, tanto da rendermi impossibile lasciarlo andare. Ho deciso quindi di venire qui da te oggi per chiederti scusa per non averti ascoltata e per dirti che purtroppo dovrò continuare a non farlo>> mormorai, sentendo arrivare dentro di me il coraggio necessario per concludere il discorso <<Eijiro mi ha chiesto di tornare insieme a lui ed io non posso più fingere di non desiderarlo a mia volta. Voglio stare con lui, mamma, voglio stare solamente con lui. E spero che tu possa perdonare questa figlia egoista che si è innamorata di un ragazzo che->>
Mia madre bloccò il mio monologo in un istante. Un momento prima era accanto al forno e un momento dopo mi stava stringendo tra le sue braccia con una forza tale da mozzarmi il respiro.
<<Perché sei tu che ti stai scusando con me?>> chiese di getto. Piangeva, piangeva a dirotto e la sua voce tremava in maniera incontrollata, talmente tanto da lasciarmi ammutolita.
Non ricordavo di aver mai visto mia madre piangere, ma in quel momento sembrava decisa a buttare fuori tutte le lacrime risparmiate per una vita intera. Tutte in quel momento, solo per me.
<<Perché mai una figlia dovrebbe scusarsi con una madre, quando invece è la madre a dover implorare in ginocchio il suo perdono?>> riuscì a chiedere ancora, afferrando con dolcezza il mio viso tra le sue mani. Non riusciva a smettere di piangere e cercava di darsi un contegno tirando su col naso, tuttavia peggiorando solo la situazione.
<<Tesoro, sono io a doverti chiederti scusa per essere stata un'egoista e per aver reagito in maniera deplorevole, senza darti nemmeno il tempo di spiegarmi il tuo punto di vista. Quel giorno la mia mano ha reagito più velocemente del mio cervello e prima ancora di realizzare ti avevo già schiaffeggiata, mentre tu correvi via in lacrime>> disse lei tutto d'un fiato, guardandomi come chi lo faceva per la prima volta nella sua vita, piena di ammirazione e di entusiasmo.
<<Mi sentivo in colpa, tuttavia il mio orgoglio mi ha portata a pensare che il tuo fosse più che altro un capriccio, un tentativo di ribellione adolescenziale e che col tempo sarebbe passato così come era venuto. Fino a che->>
<<Fino a che?>> chiesi quindi per esortarla a continuare.
Non era una conversazione facile quella che stavamo affrontando e probabilmente proprio per quel motivo era stava rimandata tante volte da parte di entrambe; tuttavia quella era la nostra occasione per recuperare il nostro rapporto madre-figlia e non potevamo sprecarlo. Né per le lacrime che cercavano di uscire e né per la voce che cercava di tradirci con ogni pretesto.
Quello non era il momento di tirarsi indietro e avere paura, ma quello di mettere da parte il rancore e l'orgoglio per lasciare spazio a qualcosa di più importante: il nostro affetto reciproco.
Mia madre sembrava saperlo bene tanto quanto me, tanto da sospirare in maniera sommessa per lunghi secondi, prima di spiegarmi. <<Fino al giorno in cui sei tornata a casa con il viso stravolto dalle lacrime, il trucco colato e i capelli scompigliati per la fretta di correre a casa. Quando mi hai guardata negli occhi e con le poche forze che avevi mi hai spiegato che lui ti aveva mollata. Quel giorno mi hai detto che potevo essere finalmente felice, perché avevo ottenuto quello che speravo. Per un po' ho creduto anche io di desiderare che quel capriccio finisse, ma quando poi è successo davvero mi sono sentita una persona e una madre orribile, soprattutto vedendo quanto tutto quello ti stava distruggendo, quanto lui contava davvero per te. Nei giorni successivi ho visto una figlia spenta, che non voleva mangiare, che non voleva uscire dalla sua camera e che gli amici sono stati costretti a tirare fuori di casa per andare in vacanza, perché anche loro preoccupati.>>
Mi ritrovai ad annuire, tornando con la mente a tutti quei ricordi che mi impedivano di smentire, perché più di tutti ricordavo il dolore provato in quei giorni e il rifiuto di fare qualsiasi cosa. Perdere Eijiro mi aveva distrutta nel corpo e nell'anima, tanto da farmi desiderare di non sentirmi mai più in quel modo, tanto da farmi sperare di vedere tutto cessare il prima possibile, tuttavia senza averne le forze.
<<È stato lì che ho capito di non aver mai avuto davanti un semplice capriccio, ma una ragazza che cercava disperatamente di farmi capire di fare sul serio. Una ragazza che mi ha ricordato la me del passato, innamorata pazza di tuo padre>> disse lei, facendomi sussultare.
Mia madre infatti evitava di parlare il più possibile di mio padre e lo tirava fuori solo in pochissime occasioni, seppur sempre con sguardo spento. Col tempo avevo capito che non parlava mai di lui non perché poco importante per lei o perché finito nel dimenticatoio, ma perché troppo doloroso da ricordare. Per lei parlare di mio padre era molto difficile da sopportare, come un dolore incessante che si tentava disperatamente di mettere a tacere con quante più medicine possibili, ma che tornava a farsi sentire quando diventava troppo forte o si dimenticava di assumerle.
<<Tuo padre non aveva il becco di un quattrino e non lo aveva nemmeno quando sono rimasta incinta di te. I miei genitori non erano d'accordo, ma hanno dovuto accettare la mia decisione>> iniziò a raccontarmi. Era la prima volta che mi raccontava qualcosa di così personale del suo passato, specie del suo passato con mio padre. Quindi me ne restai zitta, avida di conoscenza e con le orecchie ben tese, così da non perdermi nemmeno una parola.
<<Non te lo nego: è stato molto difficile tirare avanti e ci siamo indebitati molto per aprire questo locale, decidendo di rischiare il tutto per tutto. Quando tuo padre si è ammalato ho creduto davvero di non farcela>> si fermò giusto per un momento, forse per tenere a bada il dolore nel suo petto <<tu eri ancora molto piccola ai tempi, inoltre essendo nata prematura eri di salute molto cagionevole nei tuoi primi anni di vita. Lui ti amava più di qualsiasi altra cosa al mondo e sul letto di morte mi ha fatto promettere di restare forte per te, per garantirti un futuro felice e che dovevo trovare la forza di andare avanti senza di lui, perché tu potevi contare solo su di me.>>
Cercai di immaginare la sofferenza che doveva aver provato mia madre, seppur senza riuscirci. Nei suoi occhi infatti riuscivo chiaramente a vedere un abisso di pensieri irraggiungibili ed impossibili da comprendere per una persona esterna. Era un dolore troppo grande per riuscire anche solo a comprenderlo minimamente. Solo lei poteva, lei che aveva vissuto tutto in prima persona.
<<Ho riflettuto molto sulle sue parole e sono finita col cadere nella falsa convinzione di doverti inculcare l'importanza di sposare un uomo ricco per avere un futuro felice, desiderosa di non farti vivere le mie stesse fatiche e di non farti fare gli stessi sacrifici miei e di tuo padre, tuttavia arrivando col mettere egoisticamente da parte i tuoi desideri.>>
Quelle parole erano molto importanti per me, perché stavano dando una risposta effettiva a tutte le mie domande rispetto alla testardaggine di mia madre durante tutti gli anni passati.
Avevo sempre trovato irragionevoli le sveglie alle cinque del mattino per fare esercizio fisico, le lunghe sedute di trucco e la sua fissazione di farmi mangiare solo cibi sani ed ipocalorici. Probabilmente lo erano davvero, ma alla luce del suo racconto riuscivo finalmente a vederli solo come il tentativo disperato di una madre di garantire un futuro migliore alla propria figlia, nella convinzione di agire nel giusto; non lo aveva fatto per cattiveria, per punirmi o per un desiderio di rivalsa personale, ma solo con la cieca fiducia di agire per il meglio, seppur sbagliando.
<<Avrei tanto voluto saperle prima tutte queste cose, così da capirti e cercare di trovare un punto di incontro. Per tanti anni ho pensato solo di subire tutto questo ingiustamente, senza un vero motivo dietro, per puro egoismo>> riuscii a trovare il coraggio di dirle, portandola ad annuire con fare comprensivo.
<<Sono stata davvero una pessima madre. Una pessima madre che non è mai riuscita ad aprirsi davvero con te>> rispose lei.
Aprii la bocca per lamentarmi, intenzionata a smentire rispetto al suo definirsi una pessima madre, tuttavia lei anticipò le mie intenzioni, alzando un mano come monito a non rispondere. La ascoltai, tornando a richiuderla alla velocità della luce.
<<Sai, tesoro... non sono mai stata del tutto onesta con te>> continuò, buttando fuori un lungo sospiro carico di senso di colpa <<è vero che tuo padre non aveva il becco di un quattrino e che tirare avanti spesso è stato difficile, soprattutto dopo che è venuto a mancare, ma non cambierei nulla dei momenti passati con lui. Tuo padre era una persona meravigliosa e ci siamo amati tantissimo. E poi, cosa più importante, mi ha dato te, ben più preziosa di qualsiasi diamante o ricco conto in banca.>>
Se per tutto quel tempo ero riuscita a trattenere il grosso delle mie lacrime, davanti a quella rivelazione così sincera e sentita, non riuscii più a trattenermi, dando loro il via libera.
<<Mamma, io non so cosa dire, non so davvero cosa dire>> mormorai tra i singhiozzi, cercando di tamponarmi il viso col dorso della mano.
<<Magari solo che posso continuare ad essere la tua mamma? Sempre se puoi perdonare una mamma così testarda ed egoista>> mi suggerì lei, allungando una sua mano per aiutarmi nell'impresa di asciugare le lacrime, che proprio non volevano saperne di rallentare la corsa.
<<Certo che puoi continuare ad essere la mia mamma, non hai mai smesso di esserlo e non smetterai mai. Mi dispiace di averti delusa>> mormorai tra i singhiozzi.
<<Non mi hai delusa. Tuo padre mi ha chiesto di fare di tutto per renderti felice e l'unico modo che hai per tornare ad esserlo è correre da quel ragazzo. Non posso sentirmi delusa da te, non quando so che quello che fai ti porta a mantenere il sorriso. Hai capito?>> mi chiese lei, riuscendo finalmente a frenare il mio pianto, fino a poco prima apparentemente inconsolabile.
<<Mamma, dici sul serio?>> chiesi intimorita, cercando un altro cenno della sua benedizione.
<<Non posso darti un consiglio migliore, non dopo aver visto la faccia di quel ragazzo quando quel giorno ti ha vista uscire dall'ufficio del preside. Ti guardava con gli stessi occhi con cui tuo padre guardava me. Aveva l'espressione di una persona che non aspettava altro, se non rivedere di nuovo il tuo viso.>>
Tornai con la mente all'espressione sbigottita di mia madre, quando aveva visto Eijiro aspettarmi fuori dall'ufficio del preside, e di come i suoi occhi avevano indugiato sulla figura del mio ex fidanzato, salvo poi salire in macchina senza dire nemmeno una parola, fino a casa.
Finalmente avevo avuto una risposta rispetto al comportamento di mia madre di quel giorno e il significato del suo sguardo perso nel vuoto.
<<Non so nulla rispetto al giorno della vostra rottura e neanche le dinamiche. Però una cosa la so: i suoi occhi trasmettevano solo profondo amore verso di te, in maniera inequivocabile. Quel ragazzo ti ha lasciata andare una volta, ma fidati che ogni parte di lui gridava di non voler ripetere mai più lo stesso errore.>>
<<Mamma, se la tua intenzione era quella di farmi piangere di nuovo sappi che sei sulla strada giusta>> la informai, sventolandomi le mani davanti agli occhi per impedire ad altre lacrime di uscire.
Lei sorrise alle mie parole, accarezzandomi amorevolmente la testa.
<<Lo ami tanto, vero?>> mi chiese improvvisamente.
<<Sì>> risposi di getto, senza avere il bisogno di pensarci su nemmeno per un secondo.
<<Allora che ci fai ancora qui a perdere tempo con me? Veloce, sciocchina, esci e vai a riprenderti il tuo ragazzo>> mi rimproverò improvvisamente lei, facendomi sussultare dalla sorpresa.
<<Come? Adesso?>> chiesi esterrefatta.
<<Chi dorme non piglia pesci, ovvio che devi farlo adesso>> rispose piccata.
Mi afferrò quindi per le spalle, facendomi voltare di scatto verso la porta che avevo attraversato per entrare in cucina, la stessa dove le due collaboratrici di mia madre ci guardavano attraverso un fiume di lacrime.
<<Da quanto tempo siete lì voi due?>> chiesi sorpresa, fissandole una ad una con la bocca leggermente spalancata.
<<Da abbastanza per dirti di ascoltare tua madre e correre da quel ragazzo>> rispose Yumiko, tirando rumorosamente su col naso, mentre l'altra ragazza le passava un fazzoletto.
<<È quello che mesi fa è venuto a prenderti fuori casa, giusto? Se sì non sprecare nemmeno un secondo e vai a riprenderti quel gran figo>> mi incoraggiò Misty a sua volta <<e magari con l'occasione chiedigli se ha un fratello maggiore o un cugino più grande e molto somigliante da presentarmi, grazie.>>
Le sue parole riuscirono nell'intento di farmi ridere e di restituirmi la carica necessaria per improvvisare una nuova e probabilmente ancor più lunga corsa, alla ricerca di quel ragazzo che rappresentava il mio angolo più felice in tutto il mondo e che tanto disperatamente avevo cercato di dimenticare, senza successo.
Volevo andare da lui. Volevo andare da Eijiro. Raggiungerlo e non lasciarlo mai più andare.

HELLO

Ho davvero amato scrivere questo capitolo. Davvero molto.
Solitamente sono una persona molto autocritica e difficilmente apprezzo qualcosa prodotto da me, però in questo caso mi sento felice.

Ultimamente quando finisco di scrivere un capitolo sono sempre felice. Mi fa sentire bene. È una bella sensazione.

Questo capitolo e i prossimi due che verranno sono davvero molto importanti per me e spero di riuscire a farlo capire alle persone che leggeranno.
Non ci sono più tutti i lettori di una volta, considerando che sono sparita per anni, ma quei pochi che ci sono mi fanno sentire fiera di aver ripreso la storia. Grazie per essere rimasti con me ♡ cercherò di ripagare la vostra fiducia, mettendo sempre più impegno nei miei capitoli.
Un bacio.

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora