•57 Fantasmi

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La colazione a casa mia si svolgeva come di consueto in un silenzio praticamente spettrale.
Un tempo quella piccola tavolata era carica di risate, di racconti e di chiacchiere, ma da diverse settimane a quella parte non c'era più traccia di nulla del genere.
Quel clima teso si poteva ricollegare ovviamente ai miei recenti attriti con mia madre, siccome le cose non si erano più sistemate da quel litigio in merito alla mia relazione.
Raramente ci capitava di scambiare qualche parola di circostanza, ma per la maggior parte del tempo l'aria era di una freddezza glaciale.
Spesso però sentivo sul mio corpo il suo sguardo preoccupato, siccome non ero più stata la stessa dopo la rottura del mio fidanzamento, e molte volte mi aveva dato l'impressione di volermi dire qualcosa; tuttavia aveva sempre taciuto alla fine.
Mia madre era una donna molto orgogliosa e non la vedevo capace di fare il primo passo, mentre io dal canto mio non volevo sbilanciarmi nemmeno di un millimetro.
Ritenevo infatti di non aver fatto nulla di male, se non seguire il mio cuore; un qualcosa che non poteva essere condannato in quelle circostanze. Inoltre ero stata anche sincera con lei, raccontandole tutto alla prima occasione adatta, quindi non ritenevo di aver agito in modo sudbolo o calcolatore.
Non avevo quindi nulla per la quale scusarmi e non spettava a me fare la prima mossa.
Forse lei doveva pensare tutto l'opposto e stando così le cose non si riusciva ad andare avanti in nessun modo.
<<Bene, io ho finito, quindi vado a scuola. Buona giornata a tutte>> commentai, recuperando tutte le cose che avevo sporcato, così da portarle in cucina per poi lavarle.
Le commensali risposero timidamente al mio saluto e per l'ennesima volta mia madre mi diede l'impressione di soffrire in quella determinata situazione, ma si limitò a biascicare un saluto appena accennato.
Lasciai la mia abitazione dieci minuti dopo, stringendo una delle spalline della mia cartella scolastica. Faceva parte del materiale fornito dalla scuola dopo l'iscrizione ed era molto costosa, quindi badavo sempre di trattarla con rispetto e attenzione. Non potevo permettermi di comprarne un'altra e tutto in quella scuola era fuori dalle mie tasche.
Erano passati quattro giorni dal mio incontro con Eijiro nel corridoio adiacente alla nuova piscina della scuola e da quel giorno incrociarlo casualmente per l'istituto era diventato ancora più imbarazzante del solito.
Le voci relative al mio presunto tradimento nei suoi riguardi avevano continuato a circolare e qualche compagno di classe era venuto da me nei giorni pregressi per comunicarmi di non credere minimamente a quelle dicerie. Tuttavia mi avevano dato l'impressione di essere venuti a parlarmi soprattutto nella speranza di scucirmi informazioni interessanti, piuttosto che per darmi il loro supporto.
Eijiro infatti era molto popolare a scuola e in molti erano interessati a vari aggiornamenti sugli studenti più in vista, così da potersi sentire sempre al passo con tutto.
Ovviamente io ero rimasta sul mio, senza scucire nemmeno una parola in merito, se non ringraziamenti per la loro fiducia.
Inoltre stavo continuando con gli allenamenti per la staffetta e iniziavo a vedere i primi risultati. I nostri tempi erano infatti in leggero miglioramento e notavo un aumento della sincronia tra noi del gruppo, tanto che perfino Bakugou si mostrava meno nevrotico del solito.
Non mancava molto al festival dello sport della nostra scuola e sinceramente non ero particolarmente emozionata per quell'evento, a differenza di tutto il resto della scuola.
Normalmente ero la prima ad aspettare con ansia eventi del genere, ma il mio umore non era propriamente dei migliori, quindi ero pressoché indifferente.

Quella mattina arrivai a scuola dieci minuti prima del suono della campanella, perdendomi in chiacchiere con alcuni compagni di classe. Momo era assente per una visita medica di routine e sinceramente sentivo un po' la mancanza dei nostri discorsi prima del suono della campanella.
Perlopiù mi stavo limitando ad ascoltare con relativo interesse gli altri parlare, intervenendo solo occasionalmente per qualche piccolo commento o considerazione. I discorsi riguardavano principalmente il recente festival e l'argomento più chiacchierato era ovviamente il concorso di bellezza, in particolar modo quello maschile.
La nostra classe aveva scelto Kaminari come partecipante per quella categoria, mentre mancava ancora una candidata femminile, nonostante diverse proposte.
Non ero molto interessata a quel discorso e proprio per quel motivo non fu difficile per me sentire casualmente una conversazione decisamente molto più interessante.
<<Davvero adesso sei single?>> sentii chiedere alle mie spalle.
La domanda ovviamente non era rivolta a me, ma bensì ad un'altra persona.
<<Sì, l'ho piantata in asso due giorni fa. Era diventata praticamente insopportabile, non le stava mai bene nulla e non faceva altro che chiedermi in continuazioni regali. Mi avrà scambiato per un bancomat>> fu la risposta di Neito Monoma.
Non l'avevo fatto di proposito, perché non era nel mio stile origliare le conversazioni altrui, ma stavano parlando con un tono di voce abbastanza alto. Quindi era difficile non sentirli parlare.
Realizzai solo dopo qualche secondo la portata di quella conversazione. La ragazza citata nel discorso non era solo la recente ex fidanzata del biondo alle mie spalle, ma bensì anche l'ex di una chioma ben più infuocata.
Stavano infatti parlando della ragazza che una volta era quella di Eijiro, la causa indiretta della nostra separazione.
Mi sentii gelare e non riuscii a fare a meno di continuare ad ascoltare con finto disinteresse la loro conversazione, senza perdermi nemmeno una parola.
<<È pieno di queste ragazze. Anche io ho lasciato la mia il mese scorso, mi portava continuamente per negozi a comprare stupide scarpe>> rispose l'altro.
<<E le borse? Vogliamo parlare di quelle? Cosa deve farci una donna con tutte quelle maledette borse?>> chiese di contro Monoma <<fortunatamente non è più un mio problema, adesso può tornare a piangere da Eijiro Kirishima, tra falliti se la intenderanno.>>
Fu più forte di me: al suono di quelle parole mi girai di scatto nella loro direzione, fulminandoli con lo sguardo.
I due ragazzi sussultarono notando la mia espressione torva e in men che non si dica si defilarono, spostandosi nell'angolo opposto della classe. Mi guardarono leggermente imbarazzati per qualche secondo, prima di iniziare a parlare di altro.
Mi aveva dato molto fastidio sentire quel commento su Eijiro.
Ovviamente ero ancora abbastanza sconvolta da tutta la storia relativa alla nostra separazione, ma non tolleravo di sentire simili parole a lui rivolte.
Era un ragazzo che si spaccava ogni giorno la schiena per aiutare la sua famiglia, riuscendo nel mentre a mantenere ottimi risultati scolastici. Avevo passato diverso tempo in sua compagnia e di conseguenza avevo avuto la possibilità di vedere tutto il suo impegno, le sue occhiaie dopo le ore passate di notte sui libri, la sua espressione sofferente quando dopo tante ore di lavoro veniva colto dal mal di schiena o dal mal di testa, il sorriso che tutto sommato manteneva sempre sul suo viso, l'amore per i suoi fratellini...
Tutte cose che quei ricconi con il fondoschiena protetto dai genitori non potevano comprendere nemmeno minimamente.
Riportai il mio sguardo avanti solo diversi secondi dopo, sentendo le mie dita prudere dal fastidio.

Le ore scolastiche passarono in maniera davvero strana quel giorno. Persa com'ero nei miei pensieri, infatti, mi resi conto a malapena del suono dell'ultima campanella, tanto da alzarmi come un robot dal mio banco.
Avevo pensato e ripensato per tutto il tempo alla conversazione accidentalmente origliata prima dell'inizio della prima ora, senza riuscire a pensare ad altro.
La prospettiva dell'ex ragazza di Eijiro nuovamente single mi aveva dato molto da pensare e non riuscivo a non rimuginare sull'insinuazione di Monoma, così come sulla possibilità di vedere quei due tornare insieme.
Kirishima infatti mi aveva lasciata non sopportando l'idea di non nutrire sentimenti esclusivamente per me, quindi non potevo escludere completamente la possibilità di vederlo intraprendere di nuovo una relazione con la sua ex ragazza.
Non sapevo davvero cosa pensare di tutta quella situazione e la testa iniziava quasi a farmi male affollata com'era da mille informazioni.
Ero talmente presa da quel turbine senza fine da accorgermi a malapena della gomitata di Ran a mie spese, apparentemente eccitata per chissà quale motivo.
<<Si può sapere cosa ti prende?>> chiesi piccata, massaggiandomi infastidita il fianco succube del suo colpo.
<<Guarda avanti a te e lo scoprirai>> mi suggerì lei, indicandomi con un cenno della testa il punto d'interesse.
Portai pigramente gli occhi lì, restando letteralmente paralizzata davanti a quella che sembrava un'apparizione.

Dabi era infatti fermo con una gamba poggiata sul muretto di fronte la mia scuola, mentre mi sorrideva.
Mi fece cenno di andare da lui.
Lo ascoltai.

CACTUS IN CARENZA D'AFFETTO
I cactus sono carini, ma le spine che si piantano nelle dita no. Quelle devono morire.

Sono leggermente in ritardo, ma ho avuto problemi con la pubblicazione. Wattpad è un bug continuo e inizia veramente ad irritarmi.

Questo capitolo conta 1400 parole, ma sono successe cose abbastanza importanti, credo.
Spero non ci siano errori.

Approfitto di questo spazio per farmi un po' di pubblicità. Ho scritto una nuova storia LemillionxReader (lo amo, non potevo non farlo). Avrà 30 capitoli e li ho quasi scritti tutti, ma per ora troverete solo il primo. Grazie a chi avrà voglia di leggerla.

Arrivederci, alla prossima

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora