•29 Confronto

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Qualche giorno dopo, come di consueto, ero con Kirishima sul tetto della scuola; a goderci i raggi caldi del sole dopo un pranzo soddisfacente.
Lui si era sdraiato con la testa sulle mie gambe, così come spesso era solito fare, mentre io lo coccolavo.
<<A casa non riesco mai a trovare l'occasione per parlare con mia madre. Come ti ho già detto quando si avvicina la fine del mese è tutta presa dalla contabilità del locale ed è sempre di cattivo umore per il carico di lavoro, dovrò aspettare che passi questo periodo>> spiegai a Kirishima, giocherellando con le ciocche dei suoi capelli.
<<Vuoi che venga con te? Possiamo parlarle insieme e cercare di->>
<<Apprezzo il pensiero, ma no. È una cosa che devo fare da sola>> lo bloccai.
<<Sei sicura di sentirtela? Non fraintendermi, sono felicissimo, ma non credi che potresti metterti nei pasticci?>>
Feci spallucce e spostai le mie attenzioni sul suo viso, accarezzandolo.
<<Non mi importa quali difficoltà dovrò affrontare. A me basta stare con te>> risposi.
Il sorriso che il ragazzo mi regalò bastò per scacciare via l'ultimo filo di paura residuo dentro di me. Ero pronta.

L'occasione giusta si presentò esattamente sette giorni dopo, un pomeriggio dove mia madre mi apparì particolarmente allegra e di buon umore.
Per qualche minuto me ne restai nella mia stanza a camminare avanti e indietro, torcendomi le dita per il nervoso, ripassando in un basso mormorio il discorso che volevo farle e cercando di racimolare il coraggio necessario.
La spinta per scendere di sotto me la diede il messaggio del ragazzo che arrivò proprio al momento giusto.

Red riot, 16:57:
"Confido nella tua forza d'animo. Ti sostengo."

Sorrisi e mi precipitai col dito nella galleria delle immagini, guardando tutte le foto fatte col ragazzo nei momenti più spensierati.
<<Lo faccio per te>> sussurrai, accarezzando piano l'immagine di una sua fotografia, quella fatta con i capelli al naturale, mentre si apprestava a sistemarli nel bagno degli ospiti di casa mia.
Presi un bel respiro e mi alzai, scendendo con passi leggeri in cucina, dove ero certa di trovare mia madre.
Come da previsione la notai seduta su uno sgabello davanti al bancone, mentre leggeva una rivista di moda.
<<Mamma, ho bisogno della tua attenzione per una questione importante>> le dissi decisa, attirando immediatamente il suo interesse.
<<Cosa riguarda?>> chiese lei, chiudendo immediatamente la rivista.
<<Riguarda il ragazzo che da qualche tempo frequento>> le risposi.
Quello sembrò accenderla e notai immediatamente i suoi occhi illuminarsi dalla gioia.
<<Ti ha chiesto di sposarlo dopo il diploma? Ti ha messa incinta e vuole prendersi le sue responsabilità di padre? Verrà a mangiare qui?>> chiese a raffica, facendomi leggermente arretrare. Probabilmente stava scherzando, ma in quel momento la cosa mi infastidì.
Avevo bisogno che mi ascoltasse con rispetto e attenzione.
<<Ma come ti viene in mente? Niente di tutto questo. Devo parlarti seriamente, quindi per favore ascoltami fino alla fine prima di esprimere qualsiasi considerazione in merito>> pronunciai con determinazione, facendole cenno di spostarci in salotto.
Non ero mai stata così solenne e anche lei sembrò notarlo, tanto da seguirmi stupita e con una palese curiosità stampata sul viso.
Sembrava anche leggermente preoccupata, ma era comprensibile da parte di un genitore; spesso si aspettavano sempre e solo il peggio quando un figlio dichiarava di voler affrontare un discorso serio.
Nel suo caso la sua paura non era infondata, le avrei sicuramente dato uno shock e un motivo di forte dispiacere, ma era arrivato il momento di mettere la mia felicità davanti alle sue stravaganti aspettative.
<<Siediti per favore>> le chiesi, prendendo posto su una poltroncina libera, quella dove di solito mi raggomitolavo nelle giornate invernali con un buon libro e qualcosa di caldo da bere.
<<Lo sai che inizi a preoccuparmi? Ti sei messa in qualche guaio?>> chiese apprensiva lei, tuttavia sedendosi sul divano come da mia richiesta.
<<Non mi sono messa in nessun guaio>> mi affrettai a risponderle.
La notai tirare un sospiro di sollievo e raddrizzarsi leggermente contro lo schienale.
<<Ti ascolto>> disse poi.
Mia madre era una donna frizzante e stravagante sotto molti aspetti, ma quando si trattava di diventare seri si trasformava completamente, diventando quasi irriconoscibile. Tuttavia non l'avevo mai vista perdere per davvero la pazienza o arrabbiarsi seriamente, quindi confidavo in quello per non uscirne intaccata.
<<Mamma, lo so che per tanti anni hai sognato di vedermi prendere una strada diversa dalla tua. Però i miei sentimenti non sono qualcosa da orchestrare e non esiste una bussola per trovare il compagno che un genitore vorrebbe per il proprio figlio>> iniziai, prendendo una grande boccata di ossigeno <<riponevi tante aspettative per me e per il mio futuro coniugale, ma temo che non sia andata esattamente come speravi.>>
<<Non credo di seguirti>> disse lei, corrugando la fronte.
<<Eijiro, il ragazzo con cui mi frequento, non è un riccone che aspetta di ereditare un'immensa fortuna. Il suo papà è un operaio in una prefettura vicina, la madre invece lavora come commessa in un conbini e fa le pulizie in qualche casa privata, Eijiro stesso fa tre lavori part-time per non pesare economicamente. Però a me questo non interessa mamma, perché quel ragazzo è molto più che il suo portafoglio. È umile, generoso, gentile, intelligente, solare... insomma... ha tutto quello che io cerco in un ragazzo. Proprio per questo me ne sono innamorata>> le dissi tutto d'un fiato, quasi senza respirare tra una frase e l'altra.
A quel punto mi sarei aspettata di tutto: lacrime, urla, incredulità, sbigottimento... tante cose, tantissime, ma non quell'espressione statica.
Mia madre era ferma come una statua di cera e non sembrava nemmeno avermi sentita.
<<Mamma, hai capito cosa ti ho detto?>> le chiesi titubante, sporgendomi leggermente dalla mia poltrona, come se scottasse.
<<Sì, ti ho sentita>> rispose lei con un tono di voce monocorde, così diverso dal suo solito modo di parlare esuberante.
La donna davanti a me aveva le fattezze di mia madre, ma era come se non fosse davvero lei. Sembrava un'altra persona.
<<E allora che hai da dire al rigua->>
Bloccai la frase notando la sua mano stringere rabbiosamente il bracciolo del divano posto al suo fianco.
<<Ho capito che mia figlia, quella che ho cresciuto e allevato cercando di inculcarle tutti i miei insegnamenti, ha buttato alle ortiche tutte le fatiche fatte negli anni. Mi sono alzata per giorni e giorni per allenare il tuo fisico, per cucinarti i piatti più salutari, per far risplendere la tua bellezza...>> iniziò <<ho speso un sacco di soldi in prodotti per l'estetica e per farti studiare abbastanza da permetterti di frequentare una scuola altolocata, eppure adesso tu vieni a dirmi che nonostante tutti i nostri sacrifici sei caduta nel mio stesso errore.>>
<<Eijiro non è un errore, lui è->>
<<Cosa? Un bel ragazzo che ti ha ammaliata con un bel sorriso e qualche carineria?>> mi tuonò contro lei, facendomi desiderare per un momento di essere inghiottita dalla poltrona e sparire <<l'amore non paga le bollette, non riempe lo stomaco, non compra una casa, ne sei consapevole? I poveracci sono solo bravi con le belle parole, non possono offrirti altro.>>
A quelle parole mi scaldai enormemente e mi alzai di scatto da dove ero seduta, tremando dalla rabbia.
<<Non siamo tutti ossessionati dai soldi come te. Credi che mi abbia fatto bene crescere con una madre che mi inculcava solo l'importanza dei soldi? Avrei solo voluto una vita normale e non una delirante esistenza del genere. Dici sempre che hai avuto la sfortuna di maritare una persona povera, ma la vera sfortuna l'ha avuta papà a sposare una come te che svenderebbe la propria figlia a chiunque pur di farle fare un matrimonio conveniente>> urlai.
Le mie parole ottennero come risposta un sonoro ceffone, il primo mai ricevuto da mia madre.
Da piccola mi aveva spesso dato punizioni davanti a comportamenti immorali o dannosi, ma mai mi aveva alzato le mani addosso. Nemmeno una volta.
Lo shock per me fu immenso e restai qualche secondo con il viso piegato dal lato contrario allo schiaffo, prima di voltarmi verso di lei con il fuoco negli occhi.
<<Questo non cambia i miei sentimenti e se non vuoi accettarlo allora fattelo dire: sei una pessima madre e spero di non essere mai come te>> sussurrai con un filo di voce, prima di uscire di casa sbattendo forte la porta.

PIOVE DA DUE MESI E QUA SERVONO LE PINNE
No, davvero. Ma cos'è? Sta piovendo tutto l'Oceano Pacifico a caso?
A me piace la pioggia, però basta. Dio se mi senti chiudi il soffione della doccia o qua la bolletta dell'acqua ti arriva salata.

Comunque oltre ai miei scleri sul tempo... finalmente mi sono decisa a fare questo capitolo. Ci tenevo a questo confronto, visto che comunque è un po' alla base della trama.

Ah, a breve scopriremo del perché delle lacrime di Kirishima di qualche capitolo fa. E no: non vi piacerà.

Bye!

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora