•65 Dal giorno che ti ho persa

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Touya continuava a camminare verso di me, senza mai smettere di esibire l'oramai familiare sorriso di scherno che era solito sfoggiare in mille occasioni.
Non avevo mai smesso di sentirlo da quando mi aveva chiesto il numero di telefono, seppur senza mai esagerare col numero di messaggi. Tendenzialmente ci capitava infatti di scambiarci qualche parola ogni giorno, ma erano limitati a causa della mole di lavoro del ragazzo e dalla sua poca tolleranza nei confronti del telefono cellulare.
Touya era infatti il tipo di persona che preferiva parlare faccia a faccia e che al contrario detestava limitare le proprie relazioni personali a blandi e brevi messaggi di testo, così come aveva amato affermare in diverse occasioni.
L'eccezione erano le chiamate che mi arrivavano nei momenti peggiori, specie se nel cuore della notte, quando mi dimenticavo di mettere il silenzioso. Solitamente rispondevo mandandolo al diavolo e lui reagiva scoppiando a ridere, prima di chiudere la telefonata.
Avevo sviluppato molto la mia amicizia con lui, ma non mi ero mai soffermata a pensare a nessun risvolto romantico.
Per me era un ragazzo fantastico, ma pur sempre qualcuno che avevo conosciuto da poco e che si comportava in modo troppo enigmatico per portarmi a pensare a strane deviazioni del nostro rapporto.
Non avevamo mai più parlato del bacio dopo il tuffo, durante l'ultimo giorno che avevo trascorso in vacanza. E da una parte mi andava meglio così.
<<Sei talmente spettinata che per un attimo ti ho davvero scambiata per un pulcino, uno di quelli un po' rimbambiti che vanno a sbattere contro le cose. Non so se mi spiego>> furono le prime parole ad uscire dalla sua bocca, non appena abbastanza vicino da rendere la sua voce distinguibile anche in mezzo a quel casino attorno al falò.
Mi ero comunque alzata e allontanata leggermente dalla zona dove avevo passato i precedenti minuti a parlare con la mia migliore amica, cercando di scacciare via il freddo dal profondo delle mie ossa.  A quanto pare senza ottimi risultati.
Non avevo voglia di raccontare al ragazzo degli eventi successi quella sera, intanto perché non volevo essere pesante e in secondo luogo perché non ero pronta per riviverli nella mia mente con una nuova persona.
<<Sempre gentilissimo con me, eh? Mai una volta una parola carina o un semplice saluto>> risposi io, tuttavia accennando un piccolo sorriso. Il massimo che riuscivo a scucire data tutta la situazione.
Tuttavia forse, quasi inconsciamente, mi passai una mano tra i capelli, scoprendoli effettivamente un disastro.
Non mi ero controllata allo specchio, ma sicuro la piscina non doveva aver reso la mia chioma uno spettacolo. Al contrario dovevano essere un vero e proprio schifo.
Mi sentivo leggermente a disagio in quel momento, soprattutto a causa della figura di Eijiro ferma a pochi metri da noi, dove si era fermato dopo aver visto Touya intento a parlare con me.
Sembrava confuso e aveva leggermente la testa piegata di lato, come per cercare di capire una situazione che non riusciva a comprendere.
Il più grande dei Todoroki ovviamente non era uno che si lasciava sfuggire le cose e infatti si rese subito conto della mia attenzione proiettata in un'altra direzione.
<<Non ho bisogno di girarmi per capire che dietro di me c'è il tuo ex fidanzato, vero?>> chiese lui, sussurrando talmente piano da rendere difficoltoso perfino a me capire le sue parole.
Non mi stupii minimamente per la sua deduzione totalmente corretta, siccome aveva sempre dato modo di far vedere la sua furbizia e la sua intelligenza.
<<Ed immagino non sia qui dietro ad aspettare per parlare con me>> aggiunse subito dopo, vedendo che non stavo smentendo la cosa.
Accennai quindi un sorriso imbarazzato, siccome per me quella situazione non era per niente facile. Non dopo tutte le cose che erano successe e non dopo che lui mi aveva vista piangere così disperatamente per il ragazzo dai capelli rossi.
Inoltre mi spaventata anche avere un responso da parte di Eijiro, siccome mi ero crogiolata nell'angoscia per tutto il tempo da che mi aveva affidata a Momo e al calore del fuoco del falò.
<<È complicato e purtroppo al momento non posso spiegarti quello che è successo, ma ti assicuro che se è qui è per un motivo davvero particolare e delicato>> gli risposi, quasi balbettando.
Lui ovviamente colse il mio disagio e annuì leggermente, prima di dire: <<Se non te la senti di parlarne adesso non sarò di certo io ad obbligarti, non sei tenuta a spiegarmi cosa è successo, ma bada di non tornare di nuovo a frignare su un muretto, va bene?>>
La sua poteva sembrare una frecciatina da ricollegare al giorno del lancio delle lanterne, quando mi ero disperata tra le lacrime e lui mi aveva trovata in condizioni pietose, eppure era solo il suo strano e contorto modo di mostrarsi preoccupato e dirmi di riguardarmi.
Ormai lo conoscevo quel poco che bastava per capire da me la verità dietro le sue risposte.
<<Non lo farò.>>
Touya mi sorrise leggermente e mi punzecchiò la guancia col dito indice della sua mano destra, prima di iniziare a camminare verso un'altra direzione.
<<Vedi di tornare però, perché non ho portato qui il mio culo per vedere stupidi ragazzini dichiararsi davanti al fuoco, va bene?>> mi chiese mentre si allontanava.
Annuii, anche io con un leggero sorriso, decisamente più sincero del primo che gli avevo riservato.
Portai poi la mia attenzione su Eijiro, ancora fermo nel punto dove si era rispettosamente fermato per permettere a me e Touya di parlare con un minimo di privacy.
Non mi servì invitarlo con un cenno o dire nulla che lui iniziò a camminare spontaneamente verso di me.
Una volta faccia a faccia si prese solo un momento per saettare con lo sguardo in direzione di Touya, ancora intento a trovare un punto adatto dove aspettare il mio ritorno, per poi tornare nuovamente a guardare me.
<<Come ti senti? Va un po' meglio?>> fu la prima cosa che mi chiese, prendendosi un lungo momento per scrutarmi dalla testa ai piedi con un'espressione che mi trasmise sincera preoccupazione e riguardo.
<<Meglio purtroppo è una parola ancora troppo grande, però almeno mi sono asciugata e quasi non sento più freddo.>>
Seguirono pochi secondi di silenzio, dove ci limitammo a guardarci direttamente negli occhi, poi di nuovo il ragazzo parlò.
<<Mi dispiace davvero tanto per quanto ti è successo. È colpa mia se quelle ragazze se la sono presa con te.>>
Le sue parole mi strinsero il cuore in una morsa e mi affrettai a smentirle. <<Non è assolutamente colpa tua per quanto successo. Non sei stato tu a volere questo e non c'entri nulla con la follia di quelle ragazze. Va bene?>>
Eijiro non rispose alla mia domanda. Sembrava infatti perso in un universo a me sconosciuto e distrattamente gli toccai una mano per ridestarlo, ma solamente dando un leggero colpetto sul dorso chiuso a pugno.
Quello sembrò colpirlo e farlo tornare in sé, ma da una parte colpì anche me, perché non più abituata a toccarlo con così tanta naturalezza e disinvoltura.
<<In ogni caso ho fatto quello che potevo, anche se purtroppo a cose fatte, e sono riuscito a dare loro una bella strigliata che sicuramente non dimenticheranno tanto facilmente>> rispose lui, evitando di rispondere alla mia domanda, forse perché non ancora convinto.
<<Cosa hai detto loro?>> chiesi quindi.
<<Un mucchio di cose, talmente tante che neanche le ricordo per quanto ero fuori di me in quel momento, ma hanno recepito forte e chiaro il messaggio che devono stare lontane da te. Inoltre c'è anche un'altra importante questione che non hanno considerato>> rispose.
<<E quale sarebbe?>>
<<Che la zona della piscina, seppur appena costruita, fortunatamente è già provvista di telecamere di sicurezza sempre attive e loro non hanno considerato l'opzione quando ti hanno aggredita. Per loro sfortuna, ma per nostra fortuna, è tutto registrato e pronto per essere esibito davanti il preside e tutto il comitato>> mi spiegò il ragazzo, mostrandosi molto soddisfatto della questione <<solo queste parole sono bastate per farle capire che non scherzo, non quando ti fanno cose del genere.>>
<<Oh, non lo sapevo>> dissi semplicemente, abbassando leggermente la testa.
Avevo infatti davanti a me l'occasione di dare una sonora lezione a quelle ragazze, ma avevo anche paura.
<<So a cosa stai pensando ed anche se questa è una decisione che spetta a te io ti consiglio di pensarci davvero, perché questi episodi non finiranno mai se nessuno ha il coraggio di denunciarli. Bisogna avere coraggio in queste situazioni e non avere paura di risultare la spia di turno e avere ritorsioni, ma piuttosto pensare di aiutare possibili persone a loro volta a rischio di essere prese di mira da gente del genere, così come se stessi. Qualsiasi cosa deciderai io ti aiuterò e ti sosterrò, se me lo permetterai>> mi sussurrò lui.
La sua voce era così calda in quel momento e le sue parole così sagge e sincere che per un momento lo rividi al mio fianco come un tempo, quando lui era sempre accanto a me a proteggermi e dare un sapore migliore alla mia vita.
Sentii solo per un attimo la voglia di scoppiare a piangere, sia per quel pensiero e sia perché il mio corpo doveva ancora sfogare tutta la paura provata, che aumentava al pensiero di dover decidere se portare tutto all'attenzione del preside oppure no.
Fu per l'appunto solo un momento, eppure il ragazzo davanti a me lo capì lo stesso, dandomi nuovamente prova di quanto eravamo stati legati e di quanto aveva imparato a conoscermi.
<<Ehy, non lasciarti sopraffare da questo, tu sei più forte di quanto pensi e so che riuscirai a trovare la soluzione migliore. Mi senti?>> mi chiese lui, sempre usando quel tono di voce basso e caldo.
Tuttavia mi sentivo come estraniata, come in un principio di attacco di panico, dove la testa girava e sembrava di perdere il contatto della realtà. Non mi era mai successo prima di quel momento, eppure il mio cervello ne sembrava perfettamente a conoscenza e la cosa mi spaventava. Percepii infatti a malapena le mani di Eijiro sulle mie spalle, intente a scuotermi, seppur dolcemente.
Non riuscii a rispondere, ma lo guardai con occhi probabilmente pieni di terrore, tanto da vedere i suoi cambiare di conseguenza in un'espressione molto preoccupata.
<<Vieni con me, ti porto al sicuro lontana da tutta questa gente. Non avere paura>> cercò di rassicurarmi lui, accarezzando le mie braccia con le sue mani in movimenti veloci, ma comunque leggeri. Sentii poi una di quelle stesse mani cercare una delle mie e avvolgerla con decisione e sicurezza.
<<Non avere paura>> mi sussurrò ancora, accarezzando il mio dorso col suo pollice, più e più volte <<ci sono io con te e non permetterò più a nessuno di farti del male, va bene?>>
Era così convincente che riuscii solo ad annuire, cercando di combattere con la paura che si era annidata dentro di me, stringendo a mia volta la presa sulla sua mano.
Eijiro prese quindi a camminare e neanche per un secondo mi sembrò di sbagliare, perché l'unico errore in quel momento sarebbe stato quello di lasciarlo andare. E non volevo, non quando le nostre dita era di nuovo intrecciate e apparentemente incapaci di staccarsi.

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora