•63 Affrontare

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La schiena del ragazzo era a pochi centimetri da me e si muoveva leggermente di pari passo con la sua andatura, mentre camminavamo insieme in direzione del cuore della festa.
Eijiro era accorso in mio aiuto da ormai almeno venti minuti e dopo avermi rassicurata a dovere si era proposto di andare immediatamente alla ricerca delle tre ragazze che si erano prese pesantemente gioco di me.
Il ragazzo era visibilmente furioso, anche se cercava di nasconderlo in tutti i modi per non farmi preoccupare, e mi aveva convinta ad agire il prima possibile, senza indugiare.
In passato mi era capitato di passare tantissimo tempo in compagnia del ragazzo, talmente tanto da aver perso il conto nel corso delle lunghe settimane passate al suo fianco, ma mai prima di quel momento l'avevo visto così tanto arrabbiato.
<<Torno a chiedertelo di nuovo... sei sicuro di voler intervenire? Mi dispiace coinvolgerti in questa storia e->>
<<Non dirlo nemmeno per scherzo>> mi bloccò lui <<non posso fare finta di niente dopo quanto ho visto, non sarebbe da uomo... non sarebbe giusto per te.>>
Mi ritrovai a sospirare leggermente, capendo da me di non poter fare nulla per fermare il ragazzo, considerando la sua fissazione per l'essere virile e la sua predisposizione ad aiutare gli altri nei momenti di difficoltà.
Era innegabilmente un ragazzo buono, al di là dei nostri trascorsi.
Mi dispiaceva trascinarlo in quella situazione, anche se era stato lui stesso a proporsi e ad insistere fermamente. Soprattutto perché una parte nascosta di me si sentiva enormemente al sicuro da quando mi aveva stretta tra le sue braccia. Era un contatto che mi era mancato molto, anche se cercavo in tutti i modi di convincermi del contrario.
La verità era che in quel abbraccio mi ero sentita finalmente in pace con me stessa ed enormemente sollevata. Un po' come riprendere una bella boccata di ossigeno dopo una lunga apnea, una di quelle capaci di far sparire rapidamente il bruciore nei polmoni.
Un'altra cosa che mi era mancata terribilmente era il suo profumo. Quello che mi aveva immediatamente circondata, quello che continuavo a sentire sui vestiti che mi aveva prestato e che non riuscivo a fare a meno di continuare ad annusare di nascosto.
<<È successo altre volte?>> chiese poi lui, dopo qualche secondo di silenzio.
<<Uhm?>> chiesi a mia volta io, quasi cadendo dalle nuvole; persa com'ero nei miei pensieri e nella mia nostalgia.
<<Intendo... ti hanno dato fastidio altre volte in questo modo? Ti hanno fatto qualcos'altro?>> precisò quindi il ragazzo, notando la mia confusione davanti alla sua domanda.
Scossi velocemente la testa, nonostante il suo sguardo puntato in avanti e di conseguenza impossibilitato a vedermi. <<No, non mi ha mai dato fastidio nessuno per diverso tempo. Più o meno da quando ci siamo lasc->>
Mi bloccai, sentendomi improvvisamente incapace di concludere la frase. Forse per la paura di rendere il tutto ancora più reale.
<<Beh, menomale allora... ma questo non rende meno grave la situazione>> disse lui, voltandosi brevemente nella mia direzione.
Seguirono dei lunghi secondi di silenzio, ma non uno di quelli necessari per godere di un po' di tranquillità, piuttosto uno di quelli fastidiosi e imbarazzanti; dove la gola brucia per la voglia di dire qualcosa, qualsiasi cosa, mentre la testa ronza priva di idee per continuare la conversazione.
Poi finalmente mi decisi e mi lasciai sfuggire quelle parole che tanto disperatamente stavo cercando di trattenere. <<Sento di non averti ringraziato a dovere per tutto il tuo aiuto, senza di te quasi sicuramente sarei ancora chiusa dentro quello stanzino. Tuttavia mi sento in colpa... mi sembra di approfittarmi di te e di trascinarti in qualcosa che in fin dei conti non ti riguarda nemmeno.>>
Eijiro al suono di quelle ultime parole arrestò di colpo la sua avanzata, facendomi scontrare contro la sua schiena.
Mi massaggiai leggermente il naso in preda alla confusione e completamente presa alla sprovvista, chiedendomi del perché di quel suo improvviso comportamento.
<<Perché dici che non mi riguarda? Sono stato io a trovarti e non posso lavarmene le mani>> disse quindi lui, voltandosi nella mia direzione e fronteggiandomi completamente.
Il ragazzo aveva uno sguardo incredibilmente fermo e deciso, tanto che per un secondo o due provai l'istinto di indietreggiare di qualche passo. Tuttavia non feci nulla del genere, semplicemente me ne restai lì ferma a sostenere i suoi occhi puntati nei miei.
<<Perché fondamentale io non sono più niente per te da diversi e diversi giorni. Quindi cosa ti spinge ad aiutarmi così tanto? Lo so che il tuo carattere è tendenzialmente volto ad aiutare gli altri, ma non mi spiego tutto questo coinvolgimento>> spiegai quindi io, senza nessun pelo sulla lingua.
Eijiro inizialmente non rispose alle mie parole, ma notai il suo sguardo indurirsi maggiormente. Era incredibilmente serio, come raramente mi era capitato di vederlo.
<<Credi davvero che la nostra separazione ti abbia improvvisamente resa come un'estranea per me? Sarebbe troppo semplice e superficiale per me adottare questa filosofia, nonostante quanto accaduto. Chiaramente non te ne faccio una colpa, perché anche io al tuo posto farei molta fatica a credere nella sincerità di queste parole, ma è esattamente così>> rispose lui, prendendo una piccola boccata di ossigeno tra una frase e l'altra <<qualsiasi cosa succederà tu non smetterei mai di essere una persona importante per me e qualsiasi cosa succederà non tarderò a venire in tuo aiuto, anche quando non sarai tu a chiedermelo direttamente per timore di seccarmi.>>
Sussultai punta sul vivo, trovando nelle sue parole molte cose similari ai miei effettivi pensieri.
Nel corso delle settimane dopo la nostra separazione mi ero concentrata molto sulle mie emozioni e sui frammenti del mio cuore sparsi qua e là, ma sinceramente non mi ero mai fermata a pensare davvero ai possibili pensieri e ai possibili sentimenti del ragazzo.
Solo in quel momento, con lui davanti a me, riuscii a notare per la prima volta la vera entità della prima emozione che vedevo riflessa nei suoi occhi: tristezza.
Eijiro non aveva più gli occhi pieni di luce e di gioia che lo avevano sempre contraddistinto rispetto alla massa, ma al contrario esibiva un volto stanco e leggermente provato. Come quello di una persona che sembrava non riposare decentemente da chissà quanto tempo, troppo eroso da situazioni e pensieri a me purtroppo ancora incomprensibili.
Non riuscii a rispondere e lui decise di prendere nuovamente parola. <<Il modo in cui mi sono comportato con te è forse il peggiore da quando sono venuto al mondo. Per te deve essere stato peggio, ma nemmeno per me è stato facile. Non riesco a trovare pace, in nessun modo. Mi sento sporco e vigliacco, quindi se posso fare qualcosa... qualsiasi cosa per aiutarti e farti stare meglio non mi tirerò di certo indietro>> iniziò lui, dando subito l'idea di non aver concluso il discorso <<ma bada che non lo faccio per ripulirmi la coscienza o per sentirmi meglio con me stesso, lo faccio perché le tue spalle stanno portando già abbastanza peso e voglio fare tutto il possibile per non caricarle ulteriormente, adesso che ne ho l'occasione...>>
Sentire quelle parole uscire dalla sua bocca mi causò una forte stretta all'altezza del cuore, una di quelle che non mi capitava di percepire da fin troppo tempo, una di quelle che in passato solo lui era stato in grado di causare ancora.
Ero ancora innegabilmente innamorata di lui, non potevo negarlo a me stessa in nessun modo e nemmeno ignorarlo.
Era purtroppo una consapevolezza ben radicata in me e che non voleva saperne di allentare nemmeno minimamente la presa.
Sentii quindi alcune lacrime di commozione farsi largo fino all'angolo dei miei occhi, ma riuscii miracolosamente a trattenerle, evitandomi così la figuraccia di farmi vedere in lacrime dal mio ex ragazzo per delle sue parole gentili a me rivolte.
Non potevo assolutamente lasciarmi andare.
Mi quindi sforzai di mandare giù il groppo che sentivo in gola, giusto in tempo per far uscire dalla mia bocca la mia risposta. <<Va bene, se è quello che senti non posso più obiettare in nessun modo. Fai quello che ti senti ti fare, accetto il tuo aiuto>> dissi semplicemente, cercando in tutti i modi di non lasciarmi troppo andare. Non potevo e non dovevo.
Lui sembrò soddisfatto e riprese a camminare, svoltando insieme a me l'angolo che ci separava dalla zona della festa, quella dove eravamo sicuri di ritrovare il trietto che mi aveva bullizzata non molto tempo prima.
Le infatti avvistammo quasi immediatamente, dopo qualche secondo speso a scrutare i volti delle persone presenti, mentre loro non sembrarono minimamente rendersi contro della nostra presenza.
<<Andiamo?>> chiesi quindi.
<<No, io vado, mentre tu resti qui. Sei disposta a farlo?>> mi chiese di conseguenza lui.
Iniziai subito ad obiettare, trovando da vigliacche non presentarmi direttamente. <<Come posso accettare, Eijiro? Non voglio passare per il tipo di ragazza che non sa difendersi da sola e che quindi corre a chiedere aiuto ad altre persone. Così nessuno mi rispetterà mai per davver->>
Il ragazzo tuttavia bloccò il fiume delle mie parole, afferrandomi saldamente per le spalle, seppur senza esercitare nessuna forza.
<<Lo so che sei una ragazza che quando la situazione lo richiede sa difendersi da sola e questo ti fa molto onore, ma in questo momento è meglio restare fuori da questa faccenda. Non voglio farti vivere un altro brutto momento in loro presenza, sei già abbastanza provata così. Se mi lascerai fare ti prometto che nessuno ti darà mai più fastidio, riesci a fidarti un po' di me anche solo per un'ultima volta?>> mi domandò lui.
Una parte di me iniziò a lottare internamente per dire la propria ed opporsi ad una simile richiesta, ma improvvisamente dentro di me si fecero largo i ricordi ed iniziai a rivedere il loop la scena di tante mani che continuavano a spingermi sotto l'acqua per non farmi respirare. Quella semplice scena bastò per far crollare le mie convinzioni e farmi capire che il ragazzo aveva perfettamente ragione: ero ancora troppo sconvolta per affrontare una discussione probabilmente molto dura.
Mi limitai quindi ad annuire.
Per un secondo mi sembrò di vedere le labbra del ragazzo curvarsi leggermente all'insù, ma fu un qualcosa di talmente veloce da farmi dubitare seriamente di aver visto bene.
<<Cerca Momo nel frattempo e stai con lei, va bene? Non restare qui da sola, in questo momento hai bisogno di qualcuno vicino e sono sicuro che sarà anche molto preoccupata per te dopo il messaggio che le hai mandato prima per avvisarla brevemente della situazione. Le hai poi detto che saresti andata tu da lei e questo secondo me è il momento giusto.>>
Annuii di nuovo, dando definitivamente campo libero al ragazzo per riprendere a camminare in direzione delle tre ragazze.
Decisi di fidarmi davvero di lui.

CERBIATTI MAFIOSI

Buonsalve.
Vi scrivo dalla mia Oltretomba personale (ergo: mi sono svegliata da poco e mi ricordo a malapena chi sono e come mi chiamo).
Ci stiamo dirigendo nuovamente verso il vivo della storia, quindi aspettatevi tanta carne al fuoco nei prossimi capitoli, anche perché ci stiamo avvicinando lentamente verso la fine (e direi dopo 372827282 capitoli ahahaha). Non faccio una stima perché tanto so già che non riesco a rispettarla, ma sì... sta quasi per finire.
Sta diventando più lunga di Beautiful ahahaha

Adesso però devo andare a mangiare. Il cibo prima di tutto.

Vi voglio bene, cià

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora