•70 Seguire il flusso

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Mi sentivo incredibilmente bene, mentre guardavo il cielo sopra di me.
Non c'erano che poche nuvole, eppure mi divertivo a cercare di riconoscerne le forme. Una mi ricordava un coniglietto, mentre un'altra mi ricordava una paperella di gomma.
Era forse infantile, ma non mi interessava granché. In fondo era rilassante e rilassarmi era senza ombra di dubbio tutto ciò di cui avevo bisogno in quel periodo difficile.
L'aria nel giardino della scuola non era né troppo calda e né troppo fresca quel giorno, quindi era l'ideale per pranzare fuori.
Momo aveva anche portato una coperta sottile, che avevamo utilizzato per stenderci comodamente sulla zona verde della scuola dedicata a chi desiderava passare la pausa pranzo all'esterno.
Nei venti minuti precedenti avevo vuotato il sacco con lei rispetto a tutti gli avvenimenti del sabato e della domenica precedenti, raccontandole tutto quello che Eijiro mi aveva detto sul tetto e brevemente anche della partenza di Touya. Per farlo avevamo deciso di restare da sole quel giorno, sgattaiolando via dal nostro solito e chiassoso gruppo di amici, che sembrava aver compreso il nostro bisogno di parlare in privato, senza offendersi e senza fare troppe domande. Lo avevo apprezzato.
Una volta fuori avevo parlato a lungo e lei mi aveva ascoltata in religioso silenzio. Alla fine del mio quasi monologo era piombato uno strano e rilassato silenzio.
Momo aveva la grandissima abilità di ascoltare il prossimo e di comprenderlo, eppure era strano anche da parte sua non dire nemmeno una parola; quando invece in un contesto simile mi sarei aspettata una reazione del tutto diversa da parte sua.
Forse voleva andarci coi piedi di piombo o forse voleva dare anche il tempo a me di metabolizzare, dopo aver vuotato il sacco e sputato fuori una valanga di dubbi e preoccupazioni.
Mi fidavo di lei e sapevo che al momento opportuno avrebbe aperto bocca per dirmi quello che pensava. Un momento che arrivò dopo almeno dieci minuti di silenzio a fissare il cielo l'una accanto all'altra.
<<A quale conclusione sei arrivata in questi due ultimi giorni? Hai pensato bene alle sue parole?>> mi chiese improvvisamente lei. Quasi sussultai al suono della sua voce, smettendo di cercare forme familiari tra le nuvole.
<<Beh, in realtà non ho pensato ad altro per tutto il tempo. Anche durante il mio incontro con Dabi ho avuto la mia mente proiettata lì quasi per tutto il tempo, pensa che sono finita col chiedere un consiglio anche a lui, come l'ultima delle disperate. Però non sono arrivata a nessuna conclusione. Più mi arrovello il cervello e più la soluzione sembra sfuggirmi da sotto il naso>> le confessai, facendomi piccola piccola dalla vergogna.
<<Non hai mai pensato che potrebbe essere proprio questo il problema?>> chiese lei di getto, facendomi sussultare per la seconda volta.
La sua espressione era estremamente seria e non riusciva a nascondere troppo bene una vena di rimprovero. In risposta la guardai confusa.
<<Intendo dire che il problema potrebbe essere che ci stai pensando un po' troppo. Non arriverai a nessuna conclusione facendo mille liste mentali dei pro e dei contro o immaginando tutte le possibili situazioni catastrofiche.>>
La guardavo a bocca aperta, stupita dal suo tono. Solitamente infatti era una ragazza sempre estremamente pacata, ma in quel frangente sembrava una in procinto di perdere la pazienza.
<<Sei la mia migliore amica e ti conosco fin troppo bene. Scommetto che ti stai tormentando pensando a tutto quello che potrebbe andare male. So che sei rimasta molto ferita da questa situazione e sono la prima ad essere ancora arrabbiata con Kirishima, ma non pensi che dovresti spegnere un po' del tuo pessimismo e cercare di sentire quello che dal profondo di te desideri davvero? Non pensi che dovresti valutare anche i lati positivi? Non dico di lanciarti subito tra le sue braccia senza riflettere nemmeno per un secondo, ma avere paura del fuoco solo perché ci ha scottati una volta mi sembra una strada fin troppo facile e che potrebbe portarti a pentirtene amaramente un giorno. Se lo ami ancora dovresti considerare anche questo, prima di mettere tutto da parte per sempre. Guarda bene dentro di te e vedrai che troverai tutte le risposte che cerchi, senza il bisogno di tormentarti troppo>> concluse lei, buttando tutto fuori d'un fiato.
Lei, proprio come Touya, non era una ragazza solita perdersi in lunghi discorsi, ma quando l'occasione lo richiedeva sapeva sempre lasciarmi senza parole. Proprio come in quel frangente.
Impiegai diversi secondi più del dovuto per recuperare la facoltà di parola, limitandomi in un primo momento a battere le palpebre nella confusione più totale. Dovevo davvero sembrarle come un pesce fuor d'acqua.
<<Sentire quello che voglio davvero?>> riuscii a chiedere diversi secondi dopo. L'avevo formulata come una domanda, ma alle mie orecchie quasi risuonò come un'affermazione poco convinta.
<<Sì. È l'unico modo per prendere una decisione giusta. Non devi pensarci troppo. Devi solo imparare ad ascoltare meglio te stessa, perché sono sicura che dentro di te hai già la risposta, solo che non riesci ancora a vederla>> mi suggerì lei.
Era la seconda volta che mi consigliavano di non seguire troppo la razionalità, ma di affidarmi anche all'istinto. Prima Touya e adesso la mia migliore amica, entrambe due persone di cui sentivo di potermi fidare molto.
Proprio in quel momento un insegnante di passaggio notò la nostra presenza, avvicinandosi a grande falcate. Sembrava piuttosto arrabbiato, tanto che la sua testa calva era paonazza come tutto il resto del viso. Lo identificai come un insegnante molto severo di un'altra sezione, che faceva brontolare non pochi studenti tra i corridoi.
<<Voi del primo anno>> iniziò, gettando uno sguardo spiccio sui fiocchi blu che ci identificavano come primine <<tra poco riprenderanno le lezioni, quindi cosa ci fate ancora qua fuori, invece di filare in classe? Per caso siete in cerca di una bella punizione?>>
La mia migliore amica, per niente abituata ai rimproveri, se possibile assunse un colorito ancora più rosso del suo. Seppur per una ragione diversa.
A quel punto entrambe ci inchinammo profondamente più e più volte con la testa in direzione dell'insegnante, iniziando a raccattare in quattro e quattr'otto tutti i nostri oggetti personali e biascicando nel mentre parole di scuse. Lui ci guardò con disapprovazione per un'ultima volta, prima di allontanarsi in direzione di uno degli ingressi secondari.
Ci avviamo dietro di lui non molti secondi dopo, scambiandoci delle occhiate dapprima imbarazzate e successivamente divertite, forse al ricordo del viso dell'insegnante che per un secondo era diventato simile a quello di un grande rospo rosso.
Successivamente ci lanciammo quasi di volata sulla scalinata che conduceva al nostro piano, salendo i gradini due a due. Tuttavia fu proprio in concomitanza con l'ultima rampa che tornai a risentirmi nella testa tutti i consigli che la mia migliore amica mi aveva dato poco prima, tanto da richiamarla con un semplice: <<Ehy Momo>>.
La ragazza, giusto pochi gradini più avanti di me, si fermò di botto, quasi barcollando per mantenere l'equilibrio. In fondo l'aveva colta di sorpresa.
<<Ti prometto che guarderò dentro di me>> le dissi quindi, dopo aver ottenuto la sua completa attenzione. Momo semplicemente sorrise.

Rich {Kirishima x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora