Capitolo 63

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Billie's POV
Dio, quanto mi mancava Marta, e quanto ero stato coglione a lasciarla andare così!

《E allora perchè non torniamo come eravamo prima di tutto questo?》mi chiese Marta disperata.

《Perchè ci facciamo male a vicenda, Marta. Stiamo male tutti e due l'uno senza l'altra, ma ci facciamo anche male stando insieme, lo sai, Marta. Sai quanto ci faceva male stare insieme nell'ultimo periodo》le dissi calmo.

《Lo so, ma l'ultimo periodo è durato da quando Angelica è morta fino a quando non ci siamo visti per l'ultima volta al Gilman. Possiamo tornare a come prima della morte di Angelica, quando ancora eravamo felici, quando eri la mia medicina, Billie. Ti prego, fallo per me se mi ami...》disse Marta piangendo e implorandomi.

《Io ti amo...》Avevo iniziato anch'io a piangere. Non me ne curai, nell'ultimo periodo lo facevo praticamente tutti i giorni.

《Allora torniamo insieme, Billie...》mi rispose lei.

《No, non cambierebbe niente, Marta... Lo sai anche tu...》Il mio tono diceva tutt'altre parole. Diceva che volevo tornare con lei in quel preciso istante. Ma non volevo tornasse per essere assalita dai ricordi e tornasse ad essere lei la zombie.

《Lo so...》disse rassegnata.

《Marta, promettimi una cosa》dissi sicuro.《Promettimi che non la smetteremo di sentirci, che non staccherai i contatti con noi》

《Lo prometto》disse lei, diventata sicura e con una voce da donna matura e adulta.

《Ciao, Marta. Stammi bene. Ti amo》dissi.

Marta's POV
《Salutami tutti. Dì loro che vorrò sempre bene a loro. Ti amo anch'io, Billie... Ti amerò sempre》dissi, poi riattaccai.

Mi rimisi seduta sul divano, mentre tutti i ricordi che avevo con Billie tornavano a galla. Iniziai a piangere forte, fino a quando non ebbi finito le lacrime e non mi venne un mal di testa dell'accidente. A quel punto, dopo aver bevuto una tazza di tè caldo, mi addormentai pensando ai suoi meravigliosi occhioni verdi, con la consapevolezza di amare ancora quel ragazzo.

La mattina dopo mi svegliai presto, così mi feci una bella doccia e dato che la domenica non lavoravo, mi misi a riguardare tutte le canzoni che avevo scritto nel tempo. La maggior parte di quelle le avevo scritte a Berkeley, così decisi di andare a fare una passeggiata, per non fare come il giorno prima.

Era una giornata di fine estate, ancora abbastanza calda. Stavo camminando per Los Angeles, quando ad un tratto, dall'altra parte della strada, mi accorsi di un bel cane randagio. Aveva uno sguardo così dolce.

Attraversai in fretta nonostante non ci fossero le striscie pedonali, così raggiunsi il cane. Era una femmina, era tutta nera tranne per le orecchie e le zampe che erano marroncine. Era abbastanza piccola. Quando mi accovacciai sul marciapiede tendendogli una mano, la cagnolina mi si avvicinò un po' timorosa, ma si fece accarezzare, capendo che non volevo fargli del male. Era davvero bella, forse un po' sporca. L'avrei portata dal veterinario della città per farle fare dei controlli, mica che avesse qualche malattia o altro. Intanto, mentre me la tenevo in braccio, mi guardava con quei suoi occhioni color nocciola. Mi stava ringraziando a modo suo.

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