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《Andras, non ti immischiare》l'avverte la compagna, non distogliendo il suo sguardo dal mio. Si è dimenticata o non sa, che non faccio parte di nessun branco sotto il loro controllo? E perciò non ha nessuna autorità su di me?

Stringe la presa e non posso non nascondere una smorfia di fastidio, con tutte le cicatrici che mi ritrovo, mi mancano solo le sue unghiate sul collo. Potrei benissimo ipnotizzarla, ma voglio vedere fino a dove si vuole spingere, se vuole uccidermi perché mi vede come una minaccia o se vuole solo imporre la sua autorità su di me.

Se ora abbassassi lo sguardo la riconoscerei come mia Luna, non l'ho fatto con Samantha, non lo farò di certo con lei, dovrà a riuscire a piegarmi letteralmente, per non avere più i miei occhi nei suoi.

《Victoria, lasciala immediatamente, se non vuoi che ti disconosca》ringhia iniziando ad avvicinarsi lentamente, i suoi occhi gialli brillano in maniera minacciosa, l'atmosfera è divetata pesante, la sua presenza autoritaria, imponente, è quasi ingombrante.

Ora non c'è Andras, c'è il più grande degli Alfa, mi viene da abbassare il capo di fronte a lui, ha il mio rispetto anche se non ha fatto nulla per guadagnarlo, forse è timore. Fatto sta, che ogni passo che fa verso di noi, desidero sempre di più andarmi a nascondere in un angolino.

La sua presenza è così magnetica, che neanche mi sono realmente resa conto di fissarlo e che la presa sul mio collo si  allentava a ogni suo passo, fino a sparire. Percepisco qualcosa di caldo colare dal collo, fino alla scollatura del maglioncino, ma è come se in realtà non lo sentissi. Sono completamente persa in quel oro liquido.

Mi riprendo dalla trans, soltanto quando Victoria mi scaraventa contro il muro, con quella maledetta forza sovrannaturale. Mi fischiano le orecchie, le vene pulsano nella testa, tutto intorno a me confusionario, non capisco più dove sono, se sono a terra, in piedi o come.

Sono svenuta mentre Vonoci parlava? No, mi sto svegliando, tutto ciò che ho vissuto fino a ora era solo un brutto sogno. Maximilian non ha una compagna, io non sono mai diventata la concubina del Re. Sono nel letto nella mia piccola cella.

Il fischio alle orecchie si riduce, lentamente, l'odore carta vecchia e ferroso di sangue mi pervade. Credo di essere a terra, mi sembra di percepire il parquet, almeno suppongo sia quello. Santa Luna che botta alla testa, se fossi stata umana sarei morta, ma per fortuna avrò solo un grosso mal di testa per un po'.

Neanche il taser mi faceva così male, non mi mai sentita così impotente, è brutto essere semi cosciente, se la prossima Victoria volta mi deve mettere fuori gioco gli devo chiedere di farmi svenire letteralmente.

Finalmente, prendo coscienza del mio corpo, sono allungata a terra con un braccio steso sotto la testa, l'altro piegato sulla pancia, i capelli sul viso che mi limitano la visuale, anche se la vista è ancora appannata. Riesco a vedere le due figure che si ringhiano contro, comunicando probabilmente telepaticamente.

A fatica mi metto a sedere, appoggiandomi al muro, ho delle fitte lancinanti alla schiena, avrò sbattuto anche quella. Che cazzo. La stanza riprende una forma, i contorni smettono di essere sfuocati. Un uomo più simile a una bestia che a un umano blocca una lupa a terra.

《Andras》sussurro in maniera quasi impercettibile, forse l'ho solo pensato. Si gira verso di me, il volto allungato, ricoperto da una leggera peluria, zanne in mostra e minacciosi occhi gialli.

Perde completamente l'interesse verso la lupa, dandogli l'occasione di fuggire, in un battito di ciglia è piegato su di me, con tutte e due le mani sul mio viso. Il suo volto è tornato normale.

《Amelia, sta arrivando il medico. Nel frattempo parlami, dimmi qualsiasi cosa》dice accarezzandomi con i pollici le guancie, perché mi ha difeso dalla sua compagna? Lei viene prima di me, io sono sostituibile. Il dottore arriva correndo, insieme a due infermieri, una barella con sopra non so quante cose.

Mi mettono una sotto specie di corsetto e un altro oggetto, che mi blocca il collo e la testa, per poi mettermi sulla barella con molta cura e attenzione, sotto il pesante sguardo dell'Alfa, che mette una certa pressione anche a me.

《Se non la trovo meglio di come è arrivata sei giorni fa, consideratevi morti》ringhia, un brivido di paura attraversa tutti, anche me, mi sento in colpa per loro, se solo potessi guarire come un lupo.

Non aspetto un altro minuto e mi portano correndo, fuori dalla villa, all'aperto, per un breve tratto fino a una struttura di cui vedo solo il soffitto bianco quando apro gli occhi per un breve secondo.

La luce del sole fa male agli occhi, che preferisco tenere chiusi, anche quando mi spostamento su un lettino o quando iniziano fastidiosamente a toccarmi per esaminarmi. 《Chi è?》《Un'ospite dell'Alfa. Non fare domande e lavora, ci ha minacciato di morte》

《Allora, è un'ospite molto speciale. Signorina, mi può sentire?》lo sconosciuto mi mette le mani in faccia, ora gli do fuoco è così fastidioso 《Può aprire gli occhi?》obbedisco, il medico che avrà tra i cinquanta e i sessant'anni, ma non ci giurerei, salta in aria e gli avrò fatto venire io i capelli bianchi?

La testa ricomincia a girarmi, anche se sono convinta che ce l'ho ancora ferma dal quello strano aggeggio. Le vene pulsano al suo interno e il soffitto gira, penso di stare per svenire《Io non la posso curare》dichiara il medico, non lo vedo, ma lo sento correre via, prima di addormentarmi.

Angolo Autrice
Visto i feedback positivi nel precedente capitolo, mi sembra giusto pubblicare prima un nuovo capitolo😘

La Concubina Dell'AlfaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora