Capitolo 8

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Era la stanza di Sean.

Da cosa l'avevo intuito? Beh semplicemente da quest'ultimo a petto nudo con le cuffie nelle orecchie. Aveva un libro in mano ed era completamente ignaro della mia presenza.

Io ero troppo concentrata sul suo addome perfettamente scolpito per curarmi del fatto che tra poco mi sarei trovata in una situazione imbarazzante.

La bava, portate un secchio gente. L'abbiamo persa.

Dovevo uscire da quella stanza ma le mie gambe erano inchiodate al pavimento.

Alzò lo sguardo e incontrò il mio.
«Che hai alla mano?» ero troppo distratta anche per ricordarmi di nascondere la mano dietro la schiena e ormai Sean l'aveva vista.

«Mi dici dov'è il bagno?»
«Usa il mio, quella porta.» mi indicò la porta che avevo accanto ed entrai.
Subito aprii il rubinetto e tolsi i fazzolettini sporchi di sangue e li buttai nel water tirando lo sciacquone. Aprii il rubinetto e imprecai quando l'acqua calda entrò in contatto con la mano. Subito la impostai fredda.

«L'acqua non basta. Vai nel letto.» avevo troppo male per ribattere.
Lui arrivò poco dopo, e prese posto accanto a me.
«Una maglietta no?» mi lasciai sfuggire, lui ridacchiò alzando un sopracciglio
«Attratta?»
Grazie al ca- «assolutamente no.»
«Dammi la mano.»  ridacchiò.

Lui spostò la mano alla luce del sole e tolse un pezzetto di vetro, era delicato e preciso.

Ci sa fare con le mani evidentemente.

Ma che razza di pensieri, oh.

«Questo farà male.» mi avvertì io annuì per tranquillizzarlo, cautamente mise il disinfettante sulla mia mano e subito cercò il mio sguardo.
«Ho una soglia abbastanza alta del dolore, vai tranquillo.»
Lui fece una faccia stupita ma continuò, poi bendò la mano e tornò nel bagno a rimettere le cose a posto.

Notai che nella stanza c'era una chitarra e alcuni fogli sulla scrivania.

«Suoni?» gli chiesi, fece spallucce annuendo.
«Ogni tanto.»
«Solo la chitarra?»
«No anche il piano, ma è da tanto che non lo suono ormai.»
«Quanto?»
«Qualche anno.»

Che non mi si dica che non ho provato a fare conversazione, prima e ultima volta.
Mi ero rovinata l'umore.

Ero felice del fatto che Cassy si fosse aperta con me, che iniziava a fidarsi e che l'avessi aiutata. Ma no, mano sanguinante e nervi a fiori di pelle.

Io perché esco di casa?

«Ok, grazie e ciao.» uscii dalla stanza e cercai mia zia, stava pranzando parlando allegramente con gli adulti. Feci cenno a lei e a Richard di venire in cucina.

«Ho parlato con Cassy, non voleva reagire in quella maniera..ma dovresti parlargli.»
«Grazie Malia.» mi sorrise lui
«Zia, sono veramente stanca e ho dei compito da fare, io vado a casa. E a proposito tanti auguri.»
«Cara, sicura che non vuoi ti accompagni?»
«Oh no, tranquilla vado a-»
«Faccio io.» Sean si fece avanti, vestito fortunatamente, e dopo aver salutato mia zia e Richard seguii Sean fuori.

«Dov'è la macchina?»
«Andiamo in moto.»
«Te ne sei accorto che sono con il vestito?»
Lui sbuffò.
«Sai guidarla?»
«Proprio no.»
«Bene, da oggi saprai.»
Portò la moto e si sedette sul sellino posteriore.

«Ma è lo stesso! Rimarrò nuda!»
«Cogliona, ci sono io dietro. Sali o te la fai a piedi?»
«Vado a piedi.» feci dietrofront e uscii dal vialetto.
Sentii il rombo della moto segno che Sean mi stava seguendo.

«Sali.»
«No»
«Malia.»
«No.»
«Ho detto sali.»
«Crepa.»

Lui partii sgommando e mi lasciò da sola.
Sorrisi trionfante e continuai a testa alta.

Ok forse avrei dovuto andare con lui..
Perché?
Perché ho la memoria di un fottuto pesce rosso e quelli che dovevano essere 20 minuti massimo sono diventati 40.

Ok è ufficiale, mi sono persa.
E non per dire, perché io non potevo perdermi in un piato fiorito ma no! Perdiamoci in un posto abbandonato dalla civiltà.

«E questa bella ragazza cosa ci fa tutta sola qui?»

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