Capitolo 22

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«Io odio questi aggeggi.» indicai le stampelle mentre seguita da lui ci avviammo all'ascensore.

«Era più comoda la mia schiena muscolosa, lo so.»

«Anzi, tutto sommato mi torneranno utili per quando vorrò tirartele in testa.»
«Nah, non lo faresti mai.»

Alzai la stampella per mostrargli che non scherzo solo che mi sbilanciai, stavo per cadere quando lui mi attirò verso di se reggendomi.

E in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono, e i miei amici erano li a fissarmi.
Sean e Cedric non c'erano.

Sul viso delle mie amiche apparve un sorrisetto compiaciuto mentre i ragazzi sbiancarono.

Con l'aiuto di Jace recuperai la stampella e andai in camera alla svelta, per modo di dire.

«Potresti almeno darmi tuo numero, me lo merito!» gridò Jace.
«Te lo do io!» subito Ange era con il cellulare nelle mani.
«E io ti do il suo Instagram.» esclamò felice Cassy.

«Cambierò Nome, Numero e account. Addio.» dissi per poi chiudermi finalmente nella mia stanza buttandomi nel letto.

«È così carino!» Cassy ed Ange fecero il loro ingresso buttandosi nel mio letto.
«Fate attenzione! C'è un'infortunata qui.»
«Anch'io voglio infortunarmi se un belloccio come quello viene in mio soccorso!» disse Ange.
«Se vi piace così tanto perché non ci uscite?»

«Lui è tutto tuo! Hai visto come ti guarda? Ahh, che coppia perfetta. Già vi immagino!» disse teatralmente Cassy.
«Mal che percorre la navata, con un vestito principesco e lungo, la vostra prima figlia, Serena, che cosparge petali di rosa-»
«Cassy?»
«Scusa, ho visto la scena di un film romantico e mi ci sono immedesimata.»
«giusto un po'.» la presi in giro.
«Che intenzione hai con lui?» chiese poi Ange.
«Nessuna.»
«Per quello che è successo con-»

«Ho sempre sbagliato un'unica cosa con i ragazzi»
«E sarebbe?»
«Incontrarli. Quindi da adesso niente più ragazzi, niente Sean, niente Jace.»

«Parli come una 50enne divorziata Mal.»
«la mia aspirazione di vita è quella di diventare la zia ricca che fa i regali fighi ai suoi nipoti, che è libera di fare quello che vuole e non invecchia mai.»
«Vuoi dire una di quelle che si mette l'ombretto blu,
Il rossetto fuori bordo e i vestiti ghepardati?» disse Ange
«Quelle che chiamano le tette "ragazze"?» aggiunse Cassy

«Circa.» feci spallucce.

Entrambe alzarono gli occhi al cielo ma non dissero nulla.

«Sicura che non vuoi compagnia? È ancora il tuo compleanno..»
«Davvero ragazze, è tutto ok. Sono esausta.» sorrisi per rassicurarle e loro se ne andarono.

Finalmente rimasi sola.
Chiusi gli occhi e sospirai profondamente.

Non avevo voglia di fingere ancora per quella sera, non avevo voglia di trattenermi.

Stavo male, potevo mentire a tutti ma non a me stessa. Riesco a sentire quella voragine allargarsi ogni volta che dico a tutti di stare bene. Sento che qualcosa in me sta cambiando, e non in bene.

Mi sentii le guance bagnate e senza accorgermene iniziai a piangere silenziosamente stringendo un cuscino.

Ero rotta.

Il mio pianto si fece più disperato e non riuscii più a controllarlo, ringraziai che erano tutti a cena e nessuno poteva ascoltarmi.

Era il giorno del mio compleanno e non avevo i miei genitori accanto a me. Non ci saranno al mio diploma, mio padre non ci sarà per accompagnarmi all'altare e mia madre non ci sarà per insegnarmi a fare da madre.

Loro non mi vedranno crescere e io non li vedrò invecchiare.

E non potrò mai vedere la piccola creatura che stava crescendo dentro la pancia di mamma, che è stata tolta dal mondo prima ancora di entrarvici..

Nessuno me li porterà indietro, nessuno.. e questa consapevolezza mi uccide.

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