Capitolo 45

9.7K 280 10
                                    

«E io ho provato a chiederle scusa, giuro! Ma quella dannata rossa ha una lingua talmente appuntita che sembra ti voglia infilzare solo per divertimento!» finì il mio racconto e alzai gli occhi su Miss Colton che aveva un'aria impaurita.

«Si sente bene?» chiesi allora.
«Malia, tu con questo tono hai cercato di chiederle scusa? Perché, fossi stata in lei, avrei cercato la chiesa più vicina e ti avrei fatta esorcizzare.»
«Apprezzerei il suo umorismo tremendamente simile al mio se non fosse che sto per avere una crisi di nervi!»

«Perché te la prendi tanto? È solo una ragazza che va nella tua stessa scuola. Non avete niente in comune e alla fine di quest'anno scolastico nemmeno ti ricorderai della sua esistenza. Oppure, ti senti in colpa perché sei consapevole che hai sbagliato ma non riesci a pentirtene.»
«Forse, e dico forse, la seconda.»
«Lo rifaresti?»

Sospirai affranta. Mi vergognavo di me stessa.

«Si. Sono una brutta persona, vero?»
«No. Nessuno può giudicare le tue azioni Malia, solo tu puoi. Devi solo capire perché l'hai fatto.»
«Questo lo so. Perché ha messo in ballo mia madre con un tono da presa per il cu- sfottente e ha detto che lei non mi ha insegnato a difendermi.»

«Mmh. Devi darti una calmata signorina. Ma a parte quello ti capisco.» si tolse gli occhiali e si alzò dalla sua sedia venendo a sedersi sul divano con me.

«Mia madre morì il giorno dopo dei miei 18 anni. Eravamo in Europa per le vacanze. Ho passato momenti come il tuo, e anch'io ho avuto una Valery solo che la mia aveva i capelli neri ed era fidanzata con mio fratello.»
«Poi come ha risolto le cose?» chiesi incuriosita.

Lei sorrise e prese il cellulare mostrandomi la foto sullo sfondo.

«Queste siamo io e lei.» spiegò «Ci sono voluti mesi prima che andassimo d'accordo. Una sera, dopo l'ennesimo litigio, le ho urlato in faccia come mi sentivo e lei ha fatto lo stesso. Suo padre abusava di lei e sua madre faceva finta di nulla. Alla fine lei mi ha aiutato a superare la morte di mia madre e io l'ho aiutata a denunciare il padre.»

«Quindi secondo lei Valery è così.. Valery perché ha qualcosa che non va?» chiesi.

«Sai, ogni tanto, camminando per strada non ti capita di vedere delle persone con un sorriso smagliante che ti fanno spuntare un sorriso?
Poi ci sono quelle persone che le vedi stare per conto suo, che tendono ad isolarsi. Penserai che questi due mondi sono all'antitesi, eppure io ti dico che sono più simili di quanto pensi.
La ragazza che ride con le sue amiche di notte piange perché l'hanno insultata per il suo aspetto.
E quel ragazzo vestito perennemente di nero con il cappuccio della felpa alzato è tormentato perché vorrebbe avere qualcuno con cui parlare.
E il bullo di turno, che si diverte tanto a fare dispetti, quando torna a casa suo padre li replica su lui e sua madre.
Per questo non bisogna guardare solo in superficie. Perché quello che dimostriamo agli altri non è altro che la punta dell'iceberg delle nostre emozioni.»

•••

Le parole di Miss Colton mi avevano colpito, e anche tanto. Lungo la strada di ritorno non facevo altro che guardare le persone e chiedermi cosa stessero provando realmente.

Non andai a casa mia, andai da Steve. Avevamo un discorso in sospeso ed era ora di parlarne una volta per tutte.

Parcheggiai la moto e lo chiamai al cellulare, poco dopo scese con un casco in mano.

Dopo aver preso la patente avevo fatto comprare ai miei amici dei caschi, per essere sempre pronti a partire.

L'idea è stata di Lydia veramente.

SurfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora