Capitolo 13

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«Zia, vado a casa di Ange.»
«Come mai vai sempre a casa sua?»
«È in una situazione un po' complicata con la sua famiglia, voglio starle vicino.»
«È una cosa molto bella tesoro, e tu stai bene?»
«Si zia, non devi preoccuparti!» le sorrisi
«Ne sono felice, ma tra poco ci-»
«A dopo!» chiusi la porta e scappai alla fermata del pullman, mia zia stava per chiedermi del mio compleanno, e se gli avessi detto che non volevo festeggiarlo si sarebbe insospettita.

Salii sul pullman e feci il biglietto, una ventina di minuti dopo ero a casa di Ange.

Uscii dalla porta con gli occhi rossi.
«Possiamo non stare a casa?» mi supplicò, la rassicurai con un sorriso.
«Non sta andando bene eh..»
«Stanno peggiorando.. e io non so per quanto riuscirò a resistere, faccio incubi su mio padre e quella donna..non riesco a togliermi quell'immagine dalla testa.» strinse forte gli occhi come per voler bloccare dalla sua testa qualcosa «E dirlo a mia madre non ha aiutato, continua a dirmi quanto lui faccia schifo, se per un attimo riesco a togliermi quell'immagine lei subito me la ricorda.»

Aveva le mani dentro il maglione non potei fare a meno di fissare le sue braccia, lei capii e lasciò andare una lacrima.

«Sono peggiorata..Mal non riesco a smettere, voglio farla finita, per sempre.» scoppiò in un pianto disperato e io l'abbracciai.
«Ange.» cercai inutilmente di consolarla.
«Ascolta, tu sei una ragazza bellissima, e soprattutto molto forte, non puoi e non devi rovinarti così. Questi tagli, non ti leveranno di dosso i problemi, anzi, ti ricorderanno giorno dopo giorno, mese dopo mese quello che tu hai bisogno di dimenticare. Dimmi Ange, vuoi questo?»

Le sollevai il viso e la guardai dritto negli occhi, lei fece di no con la testa  energicamente e mi abbracciò di nuovo.

Accarezzai la sua schiena e lei smise di piangere.
«Ok, basta. Sto piangendo davvero troppo. Hai ragione.» fece mezzo sorriso mentre si asciugava le lacrime.

«Su, dobbiamo studiare per il compito di matematica.» mi alzai dalla panchina su cui c'eravamo sedute poco prima.
«Io odio matematica.»
«Tutti odiano matematica.»

«Ehi bellissime.» Cedric arrivò al tavolo della mensa dove eravamo sedute io, Ange e Cassy. Lydia era in biblioteca con Steve.

«Ehi fratellone!» lo salutò con un bacio sulla guancia.
«Ehi.» salutammo io e Ange.
«Domani è il gran giorno, avete preparato tutto?» chiese riferendosi alla gita
«È più o meno due giorni che sto preparando tutto!» sorrise eccitata Cassy
«Stasera finisco la valigia.» dissi prendendo un sorso d'acqua.

Dalla porta della mensa entrarono 4 volti conosciuti, fin troppo conosciuti. Mi strozzai con L'Acqua, è un talento a proposito.
Subito finì sotto il tavolo e subito la testa di Cassy mi guardò strana.

«No! Alzati!» dissi frettolosamente e lei lo fece.
«Ma che fai?!» chiese Ange
«Vedi quei quattro che sono entrati dalla porta? Li devo evitare.»
«perché?» chiese Cedric
«Lunga storia.»

«Come mai la mascotte non è con voi?» Sean si sedette al tavolo e ne approfittai per calpestargli il piede.
«Ma che cazzo-» si abbassò e quando mi vide colpí la testa contro il tavolo.

«Stanno venendo da questa parte.» sussurrò Ange
Tirai Sean per il colletto e lo feci accovacciare.
«ma che stai-»
«Sta zitto!»

«Ehi ragazzi, scusate il disturbo, avete visto Malia Berks? Hanno detto che viene in questa scuola.» sentii una voce femminile chiedere.
«No, vuoi che gli diciamo qualcosa da parte tua se la vediamo in giro?» chiese Cedric.

«Ditegli che i suoi vecchi amici sono in città.» voce maschile piuttosto arrabbiata e dura.

«Ok via libera.» disse Cassy dopo qualche minuto.

Senza pensarci presi le mie cose e facendo attenzione tornai a casa ignorando le loro voci che mi chiamavano.

Prima o poi dovrò affrontarli, oppure no.

È facoltativo.

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