Capitolo 32

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«Mi dispiace tanto, tanto, tanto!» per l'ennesima volta da quando eravamo a casa mia Step si era scusata.

Era per questo che non volevo dirgli nulla ma il qui presente Jace ha sentenziato che se fosse successo in sua presenza, di Step, lei avrebbe dovuto essere pronta a reagire nel modo più opportuno.

E adesso è qui a sorbirsi le scuse della mia amica mentre io mi strafogo di gelato escludendola dalla testa.

Si è un talento abbastanza utile quando non hai voglia di ascoltare le persone o non ti piace quello che stanno dicendo o semplicemente vuoi evadere per un po' senza distrazioni.

Jace sospirò e si passò una mano sulla faccia, poi spostò lo sguardo su di me e io ridacchiai mimando un 'ti avevo avvisato'.

«Ok, ti dispiace. Perché per non farti perdonare vai a prendere delle pizze?» propose Jace e subito Step fu davanti alla porta, tempo di richiamarla sentii il rumore della macchina e successivamente le gomme che strisciavano sull'asfalto.

«Perché l'hai fatto! Poverina.»
«O quello oppure l'avrei soffocata con un cuscino.» si lasciò andare sul divano massaggiandosi le tempie.
«Vedi a cosa si va incontro quando non si fa come dico io?»
«Se tutti facessimo come vorresti non ci sarebbe gusto, non trovi?»
«Sarebbe un mondo perfetto.» dissi con aria sognante.

Lui balzò in piedi e finse di togliersi il capello.

«Al suo servizio mademoiselle, ogni tuo desiderio è un ordine!»
mi sdraiai sul divano mettendo una mano sulla fronte imitando le attrici delle vecchie commedie.
«Oh come te ne sono grata! Sebbene i miei desideri superino le vostre aspettative voi mi offrite la vostra umile, umilissima, persona! Che cuore grande!»
«Le vostre labbra così dolci non dovrebbero dire parole così amare! Oh povero cuor mio, il vostro rifiuto provoca in me un senso di smarrimento! Oh i miei poveri sensi!»

Finse di svenire sul divano e non mi trattenni più e scoppiai a ridere seguita subito dopo da lui.

«Siamo i Romeo e Giulietta del ventunesimo secolo.» disse poi alzandosi.
«Se solo tu fossi un po' più come Leonardo di Caprio.. ci farei un pensierino.»
«Io sono mille volte meglio!»

Mi alzai con la vaschetta di gelato svuotata e mi avvicinai a lui, misi una mano sulla sua spalla e successivamente picchiettai sopra di essa.

«Credici.»

•••

Jace se ne andò a casa e poco dopo Step seguita dagli altri fece il suo ingresso a casa. Avevamo una sorta di tradizione.

Fin da quando eravamo bambini ci riunivamo il 23 dicembre in una casa ad aspettare la Vigilia di Natale. L'idea era venuta a JJ, avevamo circa 6 anni ed aspettavamo con ansia il natale ma visto che l'attesa sembrava infinita abbiamo deciso di creare la nostra festività, quello che era un gioco è diventata una vera e propria tradizione.

I nostri genitori ci hanno sempre presi per pazzi, e come biasimarli.

Cucinammo tutto il giorno dolci e poi la sera mettemmo un film horror, giusto per infondere lo spirito natalizio.

Dormimmo tutti a casa mia e il mattino seguente tornarono tutti nelle loro case mentre io passai dal fioraio e comprai dei fiori per i miei genitori.

Mi sedetti davanti alle loro lapidi e osservai i fiori che avevo scelto per loro, viole e girasoli;
era un abbinamento del tutto insensato ma era questo che li caratterizzava maggiormente.

Loro due erano completamente opposti, eppure, si completavano meglio di chiunque altro.

Asciugai una lacrima velocemente e posai i fiori sotto la loro foto. Sentii qualcosa di freddo cadere sul mio naso, alzai lo sguardo e sorrisi: stava nevicando.

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