Sebbene tu sia immenso, come il mare, niente può penetrare in te, neppure il sentimento più potente e sublime, senza svilirsi e deprezzarsi, in un istante. Così multiforme si presenta amore, da esser, lui solo, il trionfo della fantasia.
Avevo iniziato la dodicesima notte di William Shakespeare, e non potei fare a meno di rispecchiarmi in questa frase.
Bizzarro quando le frasi di un libro o di una canzone descrivono un tratto del tuo carattere o come ti senti.
Forse è per questo che gli adolescenti sono tanto legati alla musica, con quelle cuffie nelle orecchie il mondo sembra un posto migliore.Mi arrivò un messaggio, posai il libro e presi il cellulare. Era Step.
"Preparati, 10 minuti e passo. Niente jeans."
Anche se un po' stranita decisi di alzarmi e indossare dei leggings con una maglia abbastanza lunga a maniche corte, indossai un maglione, le scarpe e scesi.
Aspettai un po' e vidi la macchina di Step parcheggiare, chiusi la porta e salii in macchina.
«Dove andiamo?»
«Ti ricordi quello che avevo detto ieri?»
«Quella cosa del ritmo..?»
«Si, quella. Aspetta e vedrai.» sorrise lei.Dopo un po' capii le sue intenzioni ed iniziai a tremare sul posto, sapevo dove stava andando e l'idea non mi piaceva, affatto.
«Step, no! Non puoi obbligarmi! Devo essere io a scegliere se ricominciare a ballare o meno.»
«Non ti sto obbligando infatti, ti conosco e so che sarebbe tempo perso perciò ti darò solo una piccola spinta. La scuola di danza oggi pomeriggio è tutta per te, decidi cosa vuoi farci.» detto questo parcheggiò l'auto e mi fece scendere per poi sgommare via.Barcollando leggermente mi avvicinai all'entrata. Spinsi leggermente la porta, speravo fosse chiusa, ma non lo era. Si aprii permettendomi l'ingresso.
Si sentivano solo i miei passi riecheggiare per la grande sala e osservai il mio riflesso nel grande specchio.Mi guardai intorno notando che nulla era cambiato, eccetto una cosa: sopra i vari riconoscimenti della mia scuola vi era una grande immagine di mia madre da giovane che stava ballando. Era uno dei suoi assoli più celebri.
Il mio sogno era diventare una ballerina come lei, volevo fare della mia passione un lavoro poiché, come diceva sempre, se fai il lavoro che ti piace ti sembrerà di non lavorare un solo giorno.
Mi avvicinai allo stereo e collegai il cellulare, partii la riproduzione casuale di spotify. Mi tolsi le scarpe e iniziai a riscaldarmi. Mi veniva tutto naturale quando ad un tratto partii 'paralyzed' di NF.
Il mio corpo reagii di conseguenza e io persi il mio autocontrollo.
Iniziai a ballare con l'immagine di mia madre alle mie spalle, la immaginai sulla sedia pronta a correggermi ed incoraggiarmi.
Poi la vidi alzarsi e iniziò a ballare con me, eseguimmo un duo perfetto, ogni movimento perfettamente sincronizzato, mi sorrideva e io mi sentivo leggera e spensierata.Ma poco dopo svanii insieme alla musica e risuonava solo il rumore dei miei singhiozzi. Raccattai velocemente le mie cose e uscii correndo e in lacrime.
Mentre correvo andai a sbattere contro qualcuno, ma prima che potessi cadere due braccia mi avvolsero.Continuavo a piangere interrottamente e il fiato iniziava a mancare, stavo per avere un'altro attacco di panico. Lo capii quando iniziai a tremare tra le braccia dello sconosciuto.
«Non siamo sulla neve, devi smettere di tremare ora. Guardami Mal..Ci sono io qui, respira.» aprii gli occhi e incontrai quelli scuri di Jace. Lui mi sorrise e iniziò a fare dei respiri profondi e mi ritrovai ad imitarlo. Poi quando fui più calma mi lasciai stringere dal suo abbraccio.
«Comunque, dovresti veramente smettere di venirmi addosso.» disse poi facendomi addirittura ridere dopo aver pianto come non ci fosse un domani.
«Che ci fai qui?» gli chiesi.
«È la mia città Natale, tu invece?»
«Per me è lo stesso.»
«Non è che hai iniziato a seguirmi invece?» chiese lui riducendo gli occhi a due fessure. Lo spintonai ridacchiando e lui si unii a me.«Come hai fatto? A farmi calmare?»
«Mio padre mi ha insegnato un paio di trucchetti. Da quando hai gli attacchi?»
«Da quando ho elaborato la morte dei miei genitori..» ormai ne ero cera.
«Che intendi?»
«Vedi.. i mesi dopo la loro morte per me sono stati vuoti e insignificanti, non sentivo più nulla, non percepivo nemmeno la più remota delle sensazioni. Poi successe tutto così in fretta.. e mi sono ritrovata a piangere interrottamente quando prima nemmeno ricordavo com'era fatta una lacrima.»
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Surface
RomanceQuante volte guardandoci intorno vediamo delle persone sorridenti ma con gli occhi tristi? Quante maschere ci sono in giro e noi non ce ne accorgiamo perché troppo impegnati a mettere su la nostra? Malia Berks ha perso entrambi i genitori, eppure...