{248} ~ Arrivo a Cambridge ]

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EVELYN

I miei occhi si sbarrano pesantemente, e il soffitto come al solito è la prima cosa che inquadro sopra di me. Per un attimo mi pare che sia una giornata come tutte le altre, fatta di solite routine; semplici e scontate. Poi d'un tratto mi alzo dal letto di sobbalzo.

Oddio. Me ne ero dimenticata.

Continuo a ripetermelo nella mente e freneticamente scendo dal letto cominciando a fare avanti e indietro per la stanza. Apro nuovamente l'anta dell'armadio senza un apparente motivo, per poi richiuderlo nuovamente.

«Cazzo Evelyn stai calma.»

Nuovamente ispiro ed espiro per stabilizzarmi mentalmente, e torno per fortuna alla normalità. Scendo le scale per fare colazione e guardo l'orologio appeso sulla parete in cucina, pensando a Brandon e agli altri. In questo momento sono tutti a scuola, come dovrei anche io; ma il giorno è arrivato.

Rimango per qualche minuto a fissare l'orologio in silenzio, girando ininterrottamente il cucchiaino dentro la tazza di caffè macchiato.

«Ma buongiorno tesoro mio.»

Il suo accento spagnolo inconfondibile. Ogni volta che la vedo non mi faccio coraggio ad andare da lei e dirle grazie per avermi sostenuta e aiutata in questo anno. Lei era stata la prima persona a scoprire della relazione tra me e Bill e nonostante lo avesse scoperto, rimase in silenzio.

«Allora, sei pronta per il lungo viaggio?» posa il cesto di biancheria da lavare, avvicinandosi a me.

«Sì...» sorseggio il caffè latte. «Sono curiosa più che altro.»

«Curiosa in senso positivo mi auguro.»

«In senso che la vita va avanti, e oggi parto verso Cambridge e a vedere Harvard, quando mi sembra ieri il primo giorno di scuola...»

«Eh sì, la vita è troppo breve, ma anche abbastanza lunga per godersela.»

«Cosa intendi dire?» la guardo con un sorrisetto sbarazzino.

Maria sbuffa con un sorriso sghembo:
«I miei figli si trovano in Messico, ci parliamo sempre e mi raccontano che per loro non esiste un giorno pieno di avventure da affrontare. Colgono ogni momento e occasione per stare bene, specie adesso che si sono sposati.»

«Ho saputo che diventerai nonna.» le dico euforica.

«Oh sì, non vedo l'ora di prenderlo tra le braccia.»

«Me lo immagino.» la guardo con occhi dolci felice per lei.

«Perché non torni in Messico?» le faccio questa domanda da sempre e Maria mi dà sempre la stessa risposta: «Perché questa è casa mia e io ci sto bene. Non me ne andrei mai. Un giorno lo farò, sicuramente quando andrò in pensione, ma prima di allora non penso.»

«Sei una forza della natura.» le confesso felice di ascoltarla, con la mano impugnata che appoggia il mento. La guardo sempre con gli stessi occhi, dolcemente, come se stessi parlando con una mamma. Maria è sempre stata la mia seconda mamma. Mi ha vista crescere, ed è sempre stata presente per me, Bill, mamma e papà.

Riprende il cesto per terra tornando a lavorare.

Picchietto le mani sul piano di marmo guardandola di spalle:
«Maria!» la chiamo di colpo facendola voltare.

HAPPENED 3 - (Tutto inizia, tutto finisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora