{231} ~ Pensieri sovrastanti ]

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BILL

Mi sento estenuato emotivamente, ma cerco con tutte le mie forze di trasalire le emozioni. Forti, troppo forti e opprimenti. Da quando Logan mi ha detto che Evelyn è felice non smetto di pensare ad altro.

In fondo era questo ciò che mi auguravo per lei. Sorridere e guardarla negli occhi senza pensare a quanto stia soffrendo perchè non stiamo più insieme. Ho paura per quando tornerò ad Evanston, rivederla dopo mesi e sperare di non pensare più a lei.

Sì, desideri tanto qualcuno che non puoi avere e ti auguri di dimenticarla per sempre, di smettere di amarla, di non pensarla... quanto è dannatamente difficile.

È la tortura peggiore di tutte, costringerti contro le tue forze a non amarla perché non puoi averla.

Mi allaccio le scarpe con grande controvoglia, ma allo stesso tempo mi devo convincere che stia facendo la cosa giusta. Ricominciare da capo. In questi giorni ho anche ripensato al motivo per cui ci siamo innamorati. In fondo al nostro cuore sapevamo entrambi che non eravamo fratelli, e anche se tengo molto ai miei genitori non li perdonerò mai per quello che hanno fatto.

Avremmo potuto scappare, sparire nel nulla, per stare insieme. Ma ancora una volta abbiamo scelto di sacrificarci per gli altri e di lasciarci definitivamente, perchè se avessimo fatto questa pazzia, avremmo fatto soffrire altre persone, tra questi mia madre. Il vero motivo per cui laboriosamente ho lasciato Evelyn, è mia madre. Il solo e unico vero motivo da parte mia è lei.

Se non fosse stato per il cancro le cose sarebbero andate diversamente. Anche Evelyn l'ha capito e alla fine entrambi abbiamo dovuto mollare.

Esco dall'appartamento, attraversando il parco desolato che separa il mio palazzo dai dormitori dell'università. Non ho mai messo piede da queste parti e mi sento un pesce fuor d'acqua. Controllo il telefono e vedo un messaggio di Samantha: «Dove sei?»

Le rispondo che mi trovo accanto al lampione davanti ai dormitori e poco dopo la vedo uscire dalla porta d'ingresso, vestita elegantemente, con tacchi neri e un appariscente rossetto rosso sulle labbra.

«Eccoti, temevo che non la trovassi.»

«Non è stato difficile.»

«Allora possiamo andare. Il posto non è lontano.»

Percorriamo a piedi un piccolo sentiero, ritrovandoci in una strada trafficata. Il ristorante è piccolo ma accogliente. Entriamo e chiediamo al cameriere di darci due posti. Non so perchè ma da quando sono uscito dall'appartamento provo una strana sensazione allo stomaco, e non di emozione, ma di frustrazione. Samantha non smette di sorridere, e non appena ci sediamo, appoggia il gomito sul tavolo, intrecciando le mani: «Senti, ti dispiace se usciamo fuori? Vorrei fumarmi una sigaretta.»

Prende la borsa arruffandoci dentro, cercando accendino e pacchetto di sigarette.

«Quella merda ti ucciderà.» le dico picchiettando le dita sul tavolo.

«Non fumo tanto!» controbatte.

«Anche io ho provato a fumare e fumavo molto quando ero nervoso, ma adesso non le tocco più.»

«Dunque fumavi? E perchè eri nervoso?» mi domanda con la cicca di sigaretta non accesa in bocca.

Le orecchie mi fischiano all'improvviso, ed è come se anche il mio fisico volesse impedirmi di ascoltare. Scandisco la voce mettendomi la mano sulla bocca e mi alzo dal tavolo senza proferire parola. Samantha fa altrettanto e ci rechiamo fuori dal ristorante.

Mi appoggio sul muretto guardandola fumare, mentre lei continua a scrutarmi con lo sguardo. Quando fuma diventa un'altra persona, più affascinante e sicura di sè, cambiando modo di atteggiarsi.

HAPPENED 3 - (Tutto inizia, tutto finisce)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora