30. Come una medicina

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Dopo essere stata per quindici minuti buoni con quell'essere platinato che, stranamente, mi ha aiutato molto ed è riuscito a farmi riacquistare la calma, decido di tornare nella Sala Comune e sperare che i miei compagni, stavolta, mi facciano entr...

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Dopo essere stata per quindici minuti buoni con quell'essere platinato che, stranamente, mi ha aiutato molto ed è riuscito a farmi riacquistare la calma, decido di tornare nella Sala Comune e sperare che i miei compagni, stavolta, mi facciano entrare senza indugiare troppo.

La Sala viene invasa da un boato di lamentele che mi fanno sobbalzare e indietreggiare, spaventata.
"Forse non ti è ancora chiaro il concetto? Noi qui non ti vogliamo!" interviene il ragazzo di prima, con il quale mi sono imbattuta qualche minuto fa.
"Oh, insomma!" esclamo -"non potrete essere arrabbiati con me per sempre. L'ho detto, mi dispiace. Scusami Lavanda, non volevo" volto lo sguardo nella sua direzione e vengo contraccambiata da un sorriso malizioso.

"Ragazzi" inizia, avanzando verso la mia direzione -"La Granger si è scusata. Dobbiamo essere comprensivi, giusto?"
Si gira verso i suoi compagni, cercando l'approvazione da ognuno di loro che, oppressi dal suo sguardo duro, annuiscono in preda al terrore.
"Il mio unico difetto, ahimè, è che le scuse sono solo parole buttate al vento. Io sono una persona che ha bisogno di fatti. Concreti. Ci siamo capiti no?"
"Cosa stai cercando di dirmi?"

Lavanda Brown è tutto tranne che buona, e non perdona niente e nessuno se non riceve qualcosa in cambio, o peggio ancora, se non riceve delle scuse degne di nota. Non basta che una persona, per quanto sia sincera, si possa limitare solo a due piccole paroline. Lei vuole vederla umiliata davanti a tutti, vuole vedere la sofferenza nei suoi occhi, sentire le risate in sottofondo dei suoi amici, mentre la deridono.. tutti fattori che possono compromettere l'umore dell'altra persona, e alimentare la fama di colei che si crede in cima a tutti. Sopra chiunque altro. Colei che manipola le persone a suo piacimento; come sta facendo con me, in questo esatto momento.

"Voglio dire.. che per dimostrare quanto sei pentita..ti obbligo a uscire immediatamente dalla Sala Comune e passare la notte fuori da qui"
"Cosa?" urla una chioma rossa, alzandosi in piedi -"Lavanda stai esagerando! Se Gazza la scoprisse.."
"Sarebbero guai, lo so, ma.. la nostra Grifoncina è così astuta ed intelligente da non farsi beccare, dico bene?"

"È il minimo" una voce profonda si insinua nelle mie orecchie, facendomi volgere di scatto il viso, che ora è incollato a due occhi azzurri, che mi scrutano severi e divertiti al medesimo istante.
Il ragazzo che ha preso parola in questo momento, è lo stesso che non è intervenuto per salvare la sua presunta ragazza; mi domando se la Brown se ne sia accorta o.. è talmente assuefatta dalle cazzate che dice Ron, che non si rende conto che l'unica persona che avrebbe dovuto difenderla, era lì ferma, a guardare. Come tutti gli altri.

La mia faccia estremamente seria e contratta, si scioglie, mostrando un sorriso accorto e colmo di sfida.
"E se volessi rimanere?"
"Non credo ti convenga, Granger"
Il mio sguardo incrocia quelli di tutti i ragazzi in stanza, procurandomi un'ondata di brividi e terrore; ha ragione. Potrei rimetterci la pelle. Incrocio lo sguardo terrorizzato della mia migliore amica e quello rigoroso del ragazzo sopravvissuto.
Volendo, loro potrebbero difendermi, ma non so quanto convenga a loro mettersi contro tutto il dormitorio, rischiando di condividere insieme a me il pavimento freddo e congelato dei corridoi.

Non se lo meritano nemmeno. Insomma, tutto questo è a causa mia; sono io l'unica colpevole qui dentro. La sola che ha creato scompiglio, ha ferito una sua compagna più e più volte, ha sporcato il buon nome di un "Grifondoro".

"Bene" dico solo, per poi fuggire via.
Sbatto la porta e corro il più lontano possibile.
Questa notte il vento soffia gelido; i miei denti sbattono freneticamente, le mie mani iniziano a sfregarsi tra di loro in cerca di un minimo calore che mi possa avvolgere il corpo, ormai congelato.
Il freddo si insinua in maniera più tenace nelle membra del mio corpo una volta appoggiatami, immobile, a terra.
Porto le gambe al petto, rannicchiandomi su me stessa e premendo la parte inferiore del viso in mezzo alle due cavità delle ginocchia, in cerca di un riparo, benché inutile.

Ed eccolo un'altra volta qui: il dolore.
Inizia ad attraversarmi il corpo, con un immancabile voglia di alzarmi, tornare nel mio dormitorio ed ammazzare quella puttana della Brown una volta per tutte; invece di un Crucio, questa volta, le tirerei un Avada Kedavra, senza nemmeno indugiare.

Chiudo istintivamente gli occhi, cercando di contenere la rabbia e il dolore il più a lungo possibile, prima che si imponessimo del tutto del mio corpo.

~~
"Hai perso il controllo"
"Non so cosa mi stia succedendo.."
"Il dolore. Ecco cosa"
Si ferma per un instante, per poi continuare a parlare:
"È soltanto una fase, Granger. Tutto questo ti servirà per essere più forte in futuro.. fidati che.. il dolore non durerà per sempre, quindi non lasciare che si prenda il meglio di te. Non lasciare che ti consumi"
~~

Inizio a ripensare alle parole di Malfoy e tutto inizia a farsi più calmo e tranquillo.
Il battito del mio cuore rallenta e riacquista quella giusta velocità che mi permette di chiudere gli occhi, e abbandonarmi beatamente, tra le braccia di Morfeo. Le sue parole sono come una medicina.

Tutto il dolore svanisce, di nuovo.
È come se avessi rivisto la luce ; tutto ciò che vedevo nella mia "caverna" era l'oscurità, ma grazie alla mano salvatrice di quella Serpe platinata, sono riuscita a scorgere una sprazzo di luce, che mi ha portata fuori dal mio profondo abisso, e ha impedito che mi consumasse ancora.. e ancora.. fino a farmi impazzire.

Angolo autrice
Vi chiedo scusa se è molto corto!

Unbreakable Heart || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora