Avrei voluto mi stringesse la mano

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Guardai fuori dal finestrino per tutto il tragitto verso l'aeroporto, avevo salutato i signori Mill, Carla, Jess, Dean, Marco, Elisa e la piccola Charlotte. 

Ero preoccupata per Charlotte anche se i ragazzi mi avevano assicurato che avrebbero fermato Clarla ed Elisa dal viziarla troppo.

Eravamo sull'aereo e io guardavo fuori dal finestrino, mancava poco al decollo e alcuni passeggeri stavano ancora prendendo posto "vorrei fosse qui" mi venne da pensare.

Misi le cuffiette e lasciai partire la playlist di Ed Sheeran. 

Jonathan e Clary nei sedili davanti a me parlavano di qualcosa che non mi interessava minimamente.

Vicino a me si sedette qualcuno ma non mi girai a vederlo in faccia. Negli ultimi 2 giorni non mi importava più di niente...

Passarono forse 10 minuti e decollammo. Avrei tanto voluto dormire per non svegliarmi più, rimanendo nel mondo dei sogni, tuttavia, sarebbe stato troppo facile e, purtroppo, la vita non è affatto facile.

<<Tutto bene?>> Clary si era girata verso di me, le sorrisi e basta. Non andavamo molto d'accordo, ma era quello più vicino che avevo a una madre in quel momento.

<<Potrebbe verificarsi una turbolenza quindi si prega di verificare di aver sistemato bene la cintura>> la voce dell'hostess mi fece ridestare dai miei pensieri, ma quando mi accorsi di cosa avesse effettivamente detto, mi ci ributtai subito...

"Attacca bene la cintura! potrebbero esserci turbolenze" disse con tono dolce e scherzoso prendendomi in braccio "ma tu non sei un vero aereo" risi tanto che mi venne mal di pancia e si unì alla mia risata.

"Sai che prima o poi andremo su un aereo vero?" disse con un sorriso a trentadue denti e io feci cenno di si con la testa "e quando succederà ti stringerò forte la mano così non avrai paura" mi afferrò la mano e mi guardò negli occhi "credo che sarai tu ad avere paura" lui mise il broncio fintamente offeso e cominciò a farmi il solletico.

"Adesso non è con me" pensai "e avevi ragione perché ho paura" avevo un groppo in gola, volevo piangere ma non potevo farlo, glielo avevo promesso.

Tolsi le cuffiette e alzai lo sguardo cercando di ricacciare le lacrime; guardai fuori dal finestrino e mi passai una mano sul viso <<stai bene?>> mi girai verso il sedile di fianco al mio. 

Era un ragazzo dai capelli biondo scuro, qualche lentiggine e degli occhi verde acqua, aveva la mia età e in quel momento mi guardava quasi preoccupato.

Mi rigirai verso il finestrino <<stai bene?>> "insistente" pensai, mi rigirai verso di lui

<<No, la vita fa schifo e ho un ragazzo petulante accanto>> risposi schietta cercando di non riportare i miei pensieri su quel momento <<sei una di quelle che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto?>> 

<<Sono una di quelle che non si confida con gli sconosciuti>> in realtà, io sapevo che tra qualche ora sarebbe diventato tutt'altro che uno sconosciuto ma al momento lo era <<ti hanno lasciata e sei diventata acida?>> chiese poggiando il gomito sul bracciolo e il mento sulla mano.

<<Senti coso, io non ti conosco e già mi stai antipatico, quindi, siccome neanche tu mi conosci potresti smetterla di parlarmi?>> domandai mantenendo un tono distaccato e freddo <<avevo ragione>> commentò facendo finta di non aver sentito la mia richiesta.

<<Non mi hanno lasciata e sono a poco così dal darti uno schiaffo>>

<<Non pensavo che la vita ti facesse così schifo>>

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora