Attentato all'esame

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La bambina dai capelli castani era seduta su di una panchina nel grande giardino, in mano aveva un libro e di fianco a se aveva uno zaino contenete almeno 7 libri.

Il fatto di riuscire a comprendere cose che una normale bambina della mia età non avrebbe neanche saputo, aveva portato i miei genitori, sotto consiglio di un esponente dei servizi segreti e degli innumerevoli esperti, a riempirmi di studio e compiti per darmi un'istruzione impeccabile.

Quindi eccomi lì, alla tenere età di 5 anni, a studiare incessantemente per l'esame che avrei dovuto sostenere a breve.

La bambina abbandonò il libro che aveva in mano e prese a sfogliarne un'altro e un'altro ancora fino a che non li avesse letti tutti.

La bambina sospirò e prese lo zaino borbottando maledizioni contro chiunque avesse acconsentito a farle fare l'esame proprio quel giorno.

Andò fino alla biblioteca e ripose i libri al loro posto, anche se con fatica vista la statura. Riprese lo zaino dalla scrivania sul quale l'aveva poggiato e se lo mise in spalla per poi dirigersi in camera sua <<ancora a studiare?>> si girò sulla soglia della biblioteca per scorgere il volto di un ragazzo di circa 16 anni, alto, dai capelli castani scuri, gli occhi verdi scuri.

La bambina sbuffò ed uscì dalla biblioteca continuando a borbottare insulti contro verso il professore che le avrebbe dato l'esame.

Ricordavo bene quanto mi avesse scocciato, poiché mi avevano dato solo tre giorni per leggere 15 libri, non contando quelli che avevo letto in giardino, e per un'argomento, tra l'altro, che mi avevano spiegato solo il giorno prima di annunciare l'esame.

Si buttò sul letto sospirando ma neanche il tempo di rilassarsi un attimo che bussarono alla porta <<signorina Elizabeth, sua madre vorrebbe parlarle in inerenza all'esame che dovrà sostenere oggi>> riferì un maggiordomo che non aveva mai visto, lei si mise a sedere <<puoi dile a mia madre che se vuole parlarmi si alza, perché da quanto ricordo ha ancora le gambe, e viene qui a parlarmi, non è lei che deve leggele libri come se non ci fosse un domani, almeno mi dia un attimo di pace>> si ributtò sul letto non curante della faccia sbigottita dell'uomo, il quale, si dileguò per riferire il "messaggio" a mia madre.

Poco dopo si alzò dal letto annoiata, andando inevitabilmente a sbattere il mignolino contro il comodino posto affianco al letto.

Risalì sul letto e prese un respiro profondo <<voglio sprondare>> rise un po' ripensando agli errori banali che facevo nella pronuncia quando ero più piccola, anche se,non è che ci fossero veri momenti felici per me, in quella casa.

Si rialzò e si avvicinò alla finestra aperta pensando per lungo tempo di saltare e andare via, magari in città, piuttosto che fare l'esame ma poco dopo, bussò un'altro maggiordomo <<è ora, signorina>> seguì l'uomo fino ad una porta bianca ed entrò.

<<Felice di rivederla>> disse il ragazzo dai capelli castani sorridendo <<stupido>> la voce infantile fece solo ridere il ragazzo che la invitò a sedersi.

Le porse i fogli e la bambina cominciò a compilarli.

Mancavano circa 30 minuti allo scadere del tempo che la bambina scattò in piedi <<dobbiamo uschile>> lui alzò un sopracciglio da dietro la scrivania <<voleva dire uscire?>> accennò un sorriso <<quello che è, dobbiamo uschile>> lui scosse la testa divertito <<sei stupido?!>> si alterò mettendo goffamente le mani sui fianchi <<non può saltare gli esami>> disse contrariato anche se rideva sotto i baffi.

Si avvicinò al ragazzo <<ci sarà un attentato tra meno di 10 minuti e siccome tengo alla mia vita>> lui rise leggermente <<la mia vita è importante>> disse contrariata ai suoi gesti <<si sieda e continui il test>> roteò gli occhi al cielo e azionò l'allarma antincendio <<Elizabeth! dovrò dirlo ai suoi gen>> non finì la frase <<a terra e non fiatate!>> ed ecco coloro che la volevano morta fare la loro entrata spalancando la porta quasi a volerla staccare dai cardini.

<<Mi date fastidio>> i 3 uomini che erano entrati tirarono fuori dei fucili <<bambina, vieni qui o spariamo al ragazzo>> puntarono i fucili verso di lui che alzò le mani in segno di resa nonostante lei sapesse bene cosa stesse per fare.

Proprio perché conosceva le intenzioni del ragazzo e che quindi, sarebbe morto sicuramente, fece l'insospettabile.

Per avere solo 5 anni, non li avevo mai dimostrati caratterialmente.

<<Sparategli allora>> si girarono tutti verso di lei a bocca aperta per la calma e la sicurezza che emanava; una cosa su di me, non era mai cambiata: orgogliosa fino al midollo.

<<Non mi interessa a chi sparate, tanto siete solo voi 3 e tra esattamente 15 minuti, come dice l'amico dell'auricolare, entreranno gli agenti dei servizi segreti e il vostro pliano per riscattare 5 milioni grazie a me andrà in frantumi>> uno di loro le puntò l'arma contro <<credi mi intelessi se mi spari?>> la bambina scosse la testa socchiudendo gli occhi <<che illusi>> alzò un braccio in un gesto fulmineo verso i 3, i quali immediatamente finirono a sbattere contro la parete della stanza.

Si avvicinò e si chinò all'altezza del volto di uno di loro, visto che erano con le schiene al muro <<la prossima volta, potreste impegnalvi di più? così mi annoio troppo>> si lamentò prima di raccogliere le armi e posarle sulla scrivania del ragazzo <<e io non posso più fare l'esame>> sorrise soddisfatta <<regola numero 367, controlla pure>> esclamò per poi fare una pausa per metabolizzare un attimo cosa fosse successo esattamente<<credo di aver voglia di andare da mia madre ora>> aprì la porta ed uscì.

Restai a guardare il suo viso; quel giorno non me ne ero curata per niente.

Lo consideravo la causa dei miei eterni dolori scolastici anche se davo lo stesso appellativo a chiunque mi dicesse di fare i compiti se non quelli di latino che trovavo più interessanti da svolgere.

<<Proprio come avevano detto: orgogliosa>> sorrise soddisfatto.

Quel giorno non avevo solo salvato la sua vita, avevo salvato anche quella di qualcun'altro senza saperlo.

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora