Tra verità e altri segreti

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Le facce scioccate della famiglia Hiwey erano un misto tra preoccupazione e terrore. 

Paura di me? non volli saperlo. 

Paura di cosa sarebbe successo? non ci voleva un genio a capire che era così.

Ipotizzavano di trasferirsi? probabile.

<<Quindi ci vorreste far credere di essere agenti dell'FBI e della CIA?>> esordì Max, il padre di Henry. 

Entrambi tirarono fuori il documento e da lì non si tornava più indietro.

<<E che dovete controllare Elisa?>> chiese perplessa Samantha, sua moglie, squadrandomi. 

Da fuori sembravo una normalissima studentessa adolescente e nessuno sospetterebbe qualcosa su di me. 

A volte mi paragonavo a Betty Cooper. Normali fuori mica dentro; che dentro solo noi sapevamo cosa c'era.

<<Non capisco perché dobbiate supervisionare lei>> disse Henry indicandomi

<<E' come una bomba nucleare>> cominciò Jonathan per essere interrotto dalla compagna

<<Basta un movimento sbagliato ed esplode>> disse 

<<NON sono una bomba nucleare e non rischio di esplodere così facilmente>> affermai alzandomi 

<<Dubito che possa essere tanto pericolosa. E' una nanetta>> esordì il mio coetaneo ricevendo una mia occhiataccia. Ero sul metro e sessanta quindi non mi ritenevo bassa, ero più o meno nella media.

<<Meglio se facciamo una dimostrazione pratica>> disse Jonathan guardandomi. Mi voltai verso Max guardandolo negli occhi

<<Stai pensando che vorresti andare alla base dell'FBI>> 

<<Tutti lo penserebbero adesso>> si giustificò

<<No, Samantha, in questo momento vorrebbe andare dai suoi in Svizzera>> continuai rivolgendo lo sguardo su di lei

<<Che dimostrazione sarebbe! anche io posso tirare a caso>> disse Henry 

<<Conta fino a 5>> disse Clary subentrando nel discorso

<<1...>> il tempo si fermò di colpo. 

Mi avvicinai ad Henry e gli diedi un pizzicotto sul braccio anche se non era necessario, poi mi diressi in cucina e presi una bottiglietta d'acqua: avevo sete.

Dopodiché tornai nel salotto e schioccai le dita.

<<ahia!>> urlò il ragazzo. 

<<Non farne un dramma. Te l'ho pure dato piano>> i 3 ci guardarono per un po' ma le espressioni stupite di Max e Samantha vennero sostituite da dei visi sorridenti.

<<Se siete degli agenti perché non vi siete presi una casa tutta per voi? I fondi li avete>> affermò Henry

<<Copertura. Voi non dovrete parlare di questo a nessuno>> gli intimò Clary.

Quello che seguì dopo furono solo domande e domande.

Domande a cui risposero Clary e Jonathan visto che io ero sgattaiolata in giardino.

Se non dovevo più nascondermi allora potevo benissimo fare quello che volevo quando volevo..

In quel momento, però, volevo solo distrarmi.

Non volevo pensare; volevo allenarmi.

Sentire il vento scompigliarmi i capelli e le fronde degli alberi.

 Tuttavia...era davvero lì che dovevo stare? Era quello il posto giusto? il mio posto?

"No" mi dissi fermamente "non lo è" mi ripetei "non lo è mai stato" continuai "non lo sarà mai".

Perché il mio posto era dove potevo combattere i miei demoni faccia a faccia e dubitavo di riuscire a farlo lì.

Stavo pensando...di nuovo

"Credo di essere masochista" sospirai sedendomi sotto un'albero.

Mi concentrai il più possibile per sentire le onde del mare. Sarei voluta essere lì, sulla spiaggia. Per ammirare le onde fare avanti e indietro.

Guardarle infrangersi contro gli scogli e tornare indietro per poi riprovarci sempre più impetuose. 

Chiusi gli occhi per assaporare quel suono tanto rilassante.

<<Potrebbe essere in Spagna o in Francia>> la voce di un uomo, o meglio, di quell'uomo spregevole, mi arrivò alle orecchie bruscamente interrompendo il mio relax.

<<Dobbiamo necessariamente trovare la base per sottrarre informazioni a quegli stronzi>> sputò acido uno dei suoi "collaboratori"

<<Crediamo si possa trovare a nord>> intervenne un altro che prima era seduto. 

Si trovavano intorno ad un tavolo circolare e in mezzo ad esso erano sparse delle cartine e dei grafici, le quali, venivano continuamente puntati dagli uomini intorno al tavolo.

<<E' in Italia!>> spalancai gli occhi.

Eppure avevamo mantenuto un profilo basso ma...

Mi alzai e corsi in casa <<Henry!>> gli corsi incontro guardandolo minacciosa <<a chi hai detto dell'orso?!!>> neanche aprì bocca. 

Mi bastava leggergli il pensiero <<si può sapere perché l'hai detto ad Alessio! Sei stupido?!?!>> neanche me la ricordavo l'ultima volta che mi ero arrabbiata tanto.

Tesi il braccio attirando un coltellino che afferrai saldamente e glielo puntai contro rimanendo a neanche 10 cm di distanza <<sei un cretino>> dissi marcando ogni singola parola

<<Cosa succede?>> mi girai per guardare una Clary perplessa fare il suo ingresso in cucina. Mi allontanai da quella sotto specie di cretino poco evoluto e lasciai il coltello su un ripiano, calmandomi.

<<Sanno che sono in Italia>> dissi rammaricata. Grazie a Jonathan e i suoi "orini dall'alto" non ero minimamente pronta ad affrontarli e Clary lo sapeva bene.

<<Sanno che sei qui?!? e no! basta segreti. Chi ti sta...>> fissai Henry negli occhi e misi l'indice sulle labbra in segno di tacere. Con quel misero gesto, non emise più un suono e io aspettai solo che Clary dicesse qualcosa.

<<Chiameremo tuo padre>> 

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora