Il passaggio segreto

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Stavo per rientrare in casa quando vidi le finestre frantumarsi "chissà perché rompe sempre le finestre" alzai gli occhi al cielo pensando a quante volte quelle povere finestre si fossero rotte per colpa di Elsa.

Chiusi gli occhi ed esse tornarono come prima; quando entrai, alzai lo sguardo sull'orologio: 02 e 30. Quindi era il 23, mancavano solo 2 giorni.

Salii le scale e bussai alla porta di Elsa per vedere cosa stesse facendo per rompere le finestre in quel modo ma non ricevendo risposta, entrai nella stanza e vidi Elsa seduta sul letto.

<<Cosa vuoi?>> era più fredda del solito; negli ultimi tempi non lo era più stata.

<<Non rompi tutte le finestre di casa e poi mi chiedi cosa voglio>> lei smise di guardarmi per girare il volto verso la finestra e in quel momento vidi la cicatrice; non l'avevo mai notata perché era piccola ma si vedeva ancora, anche se sbiadita.

<<Vuoi dirmi cosa ti succede?!>> mi chiusi la porta alle spalle e mi avvicinai a lei <<Elsa>> ero praticamente davanti a lei e ancora guardava fuori dalla finestra.

<<Io ho un nome, anzi, ne ho 4, perché continui a chiamarmi Elsa?>> chiese continuando a non guardarmi <<neanche tu mi chiami per nome>>  controbattei <<se avessi voluto che ti chiamassi per nome me lo avresti detto subito, ma a te non importava, vero?>> chiese retoricamente.

In effetti non mi era importato più di tanto.

<<Preferisco il nome che ti ho dato io, il tuo è troppo lungo. Però, non mi hai risposto>> continuava ostinatamente a guardare fuori, come se le stelle fossero più belle di me <<mi sono fatta male, tutto qui>> mi sedetti sul letto <<se menti, trova scuse più plausibili>>.

<<Usciamo?>> si alzò aprendo la finestra "che ti è successo?" domanda senza risposta, sospirai <<e dove vorresti andare alle due di notte?>> continuava a non guardarmi <<in un posto>> mi fece vedere la posizione mentalmente e poi la vidi svanire. 

La raggiunsi e mi ritrovai in un posto buio "dove sei?" non sentendo risposta camminai alla ceca finché non si accese la luce <<allora ce l'hai davvero un sacco da box>> constatai ammirando il sacco bianco e nero al centro della stanza.

<<Te lo hanno detto loro?>> feci segno di assenso <<lo usi da tanto?>> chiesi intravedendo i solchi <<mi rilassa>> disse facendo spallucce.

<<E hai bisogno di rilassarti a quest'ora?>> alzò gli occhi al cielo <<no, non siamo qui per quello>> si avvicinò ad una parete di mattoni e posò la mano su uno che era poco più sporgente e lo premette. 

La parete si spostò come fosse una porta scorrevole e rivelò un passaggio segreto <<vieni?>> presi il telefono dalla tasca dei pantaloni accendendo la torcia per il troppo buio in quel passaggio e lei fece lo stesso per poi scendere le scale che portavano a una destinazione ignota, seguita da me.

Faceva freddo e i suoni dei nostri passi sulle scale di mattoni riecheggiavano nitidi in quel posto illuminato solo dalle torce dei nostri telefoni, mentre noi, semplici 15enni (si fa per dire) ci addentravamo sempre più per quella scalinata che sembrava non avere fine. Il freddo mi arrivava fin dentro le ossa nonostante la felpa pesante che avevo indosso e il respiro si condensava nell'aria creando delle nuvolette, le quali, erano quasi invisibile vista la tenebrosità di quel luogo.

Vidi Elsa fermarsi davanti a me e spegnere la torcia per poi mettere via il telefono e avvicinarsi ad una porta; avanzai verso di lei e notai sul muro una specie di controllo della retina.

<<Siete così fissati con la sicurezza>> dissi osservando il dispositivo. 

<<Se fosse stato per me, non ci sarebbero state neanche tutte queste scale>> disse mettendosi all'altezza dello scanner che gli esaminò l'iride <<ma mio padre non mi ha ascoltata>> <<come al solito>> la sentii aggiungere in un mormorio mentre posava la mano su di un altro dispositivo posto poco più sotto dello scanner facciale, poggiò una mano sul dispositivo e la porta si aprì rivelando una stanza spaziosa e  illuminata.

Entrammo e in mezzo alla stanza vidi 4 moto <<queste sono di Elisa e Jess>> disse indicando due moto e poi si avvicinò ad uno scaffale, prese due chiavi e poi si mise davanti a quella che presumi fosse sua <<e quella?>> si avvicinò alla quarta moto ma poi tornò dov'era prima <<puoi usare quella di Jess>> disse salendo sulla sua e lanciandomi una chiave <<sai che ore sono vero?>>

<<Circa le 3 e 40>> rispose guardandomi negli occhi <<sai guidare una moto vero?>>

"Vieni?" chiese salendo sulla moto "o hai paura?" sorrise azionando la sua "mi stai prendendo in giro?" salii sulla mia "ma non trattarmi così, ti ricordo che sono più grande di te" esclamai girando la chiave "un anno non cambia niente" la porta del garage si aprì "invece cambia tutto" la contraddissi "tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso, sono molto amabile" sorrise e partì "certo" sussurrai, anche se lei ormai non poteva sentirmi. 

<<Non dovresti dubitare di me>> salii sulla moto di Jess e inserii la chiave per poi farla girare nella fessura e avviare il motore.

Vidi quella che pensavo fosse una parete, ritrarsi e mostrare la strada asfaltata e un attimo dopo lei era già partita.

Le andai dietro e in quella gelida giornata d'inverno, tra le strade di quella città di cui non conoscevo nome o fattezze, noi viaggiavamo con la mente e con le moto, sentendo i rombi dei motori e quando, vero le 6 e 30, arrivammo chissà dove e il sole cominciò a sorgere, io la guardai negli occhi e in quegli occhi grigi come il ghiaccio sfumati di nebbia avvolgente, contornati dal solo calore di quel finto sole, non vidi una ragazza che voleva essere salvata da una morte incerta e un destino traballante, bensì, vidi per la prima volta Elizabeth White.




Io devo seriamente smetterla di dire che pubblico due capitoli perché non ce la faccia neanche se resto sveglia fino a mezza notte.

Comunque...ho inserito quest'altro personaggio e chi sia, ve lo dirò, non adesso ovviamente (so che ci avete sperato) ma già vi dico che è importante come colui che in questa storia appare come un fantasma, ma ho già detto troppo.

La smetto di blaterare che qui non interessa a nessuno m avrei una domanda: dovrei continuare questa storia?

Perché pensavo di metterla in pausa per una settimana o due visto che tra poco inizia la scuola e vorrei dare priorità a quella (tengo alla mia media scolastica se non si fosse capito) e anche perché non so quanto tempo potrò dedicare a Wattpad se non mi rimetto in pari con i tempi della routine.

Sappiate, però, che se anche solo una persona ci tiene che io la continui, la continuerò nonostante i compiti e gli impegni scolastici.

Se questa persona è tra voi, che si faccia avanti.

Avevo detto che la smettevo di parlare, quindi:

Baci, abbracci e bye!

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora