<<Sai, ci avevo quasi creduto>> dissi aspra. Mi concentrai per focalizzare la mia immagine nella sua mante e, con un po' di fatica viste le mie condizioni, ce la feci.
<<Dimmi cosa vuoi>> ripetei dura. Dopo un po' riuscii a vederlo.
Era alto, i capelli biondi, quasi sul bianco, ricadevano leggermente sulla fronte e aveva la pelle bianco latte.
Sul suo volto si fece largo un ghigno e io lo guardai male <<con te non si può parlare>>
<<Vai al punto biondino>>
<<Ora usiamo i soprannomi?>> roteai gli occhi al cielo e gli feci segno di andare avanti <<non ti dirò>> lo fermai velocemente
<<Quando avrai intenzione di parlare chiamami, altrimenti, lasciami ai miei problemi e taci>> forse gli sarò sembrata acida e fredda ma non avevo intenzione di farmi estorcere informazioni da uno sconosciuto platinato che voleva solo fare bella figura davanti al capo.
Aprii di scatto gli occhi interrompendo il contatto telepatico.
Non avrei trascorso un minuto di più impotente davanti alla mia stessa vita. Se era necessario l'avrei presa a calci ma qualcosa dovevo fare. L'avevo capito.
Avevo capito che mi stavo deprimendo per qualcosa che avrei dovuto cambiare io.
Intenzionata a riprendermi dalla mia tristezza, mi alzai in piedi e mi diressi verso il retro della casa.
C'era una distesa di terra incolta. Incominciai a camminare cauta su quella landa desolata fino ad arrivare al centro.
Mi inginocchiai in quel punto con i palmi delle mani sul suolo arrido e tesi l'orecchio cercando il suono del vento che, non trovai.
Non avevo pensato al caldo. C'era troppo caldo e il vento sembrava un'eco lontano anni luce.
Tuttavia non mi deconcentrai cercando di afferrare un'altro suono, uno qualsiasi abbastanza vicino da utilizzare ma non ne trovai. Era decisamente troppo presto anche solo perché degli uccelli cinguettassero.
Sospirai alzandomi per poi guardarmi intorno. Afferrai un bastone da terra rigirandomelo un po' tra le mani prima di ruotarlo, in modo deciso, e impiantarlo al suolo tenendolo saldamente con entrambe le mani.
<<Eris>> dissi quasi in un sussurro.
Il bastone si ramificò al suolo, il quale iniziò a diventare fertile. Dei rampicanti avvolsero il bastone e lo superarono d'altezza di un bel po' prima di fermarsi ed espandersi per formare una specie di tetto.
<<Etis>> dissi con lo stesso tono di voce e dal terreno si inalzarono dei muri di rampicanti che sio chiusero poi a cupola sopra la mia testa. Battei forte un piede sul terreno facendolo pian pano diventare asfalto.
Mi sedetti a gambe incrociate e posai le mani sul pavimento respirando a pieni polmoni.
Puntai lo sguardo verso un punto del "giardino" e feci comparire un sacco da box. Cominciai a guardarmi le mani, c'erano dei tagli sui palmi e iniziavo ad ansimare.
Girai lo sguardo per vedere il ramo di rampicarti trasformarsi in una fontana e l'acqua prese a sgorgare lentamente e io girai lo sguardo verso un punto indefinito in cui cominciarono a farsi vividi i lineamenti di una porta.
Continuavo a respirare pesantemente e prima che la vista mi si offuscasse vidi una sagoma venirmi incontro.
Poi...il vuoto.
STAI LEGGENDO
Una "storia a metà"
FantasyATTENZIONE! Ho scritto questa storia tempo fa e ci sono diversi errori e alcune incoerenza (modo gentile per dire che fondamentalmente fa schifo) , quindi ho deciso di non continuarla. Lascerò questa storia qui intatta perché mi ci sono affezionata...