Più grande di me e te

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<<Tu mi stai dicendo che sei stata sotto lo stesso tetto di questo figo e l'hai pure trattato male?!!>> mi urlò Zoe dopo aver cercato sui social Henry.

<<Mi stava antipatico e non riuscivo a capirlo>> lei fece un'espressione confusa <<credo che potrebbe essere>> non riuscii a finire la frase perché qualcuno bussò alla porta

<<Avanti>> esclamai mentre dalla porta sbucava l'uomo di prima 

<<La signorina Zoe dovrebbe andare a riposare. Sono già passate le 23>> ci informò chinando leggermente il capo

<<Parliamo domani>> disse prima di seguire fuori l'uomo.

Mi ritrovai da sola, di nuovo. A sprofondare nei miei pensieri, sentendoli peggiori delle sabbie mobili.

Cominciai a guardare bene la mia stanza, predominavano l'oro, il rosa e il bianco in quella totale apatia. Il letto a baldacchino decisamente troppo grande, i divanetti e le finestre gigante da cui potevo ben vedere la luna.

Ero a pochi metri da mio padre e mi chiedevo come sarebbe stato ri-incontrarlo. Mi avrebbe abbracciato come faceva quando ero piccola? o sarebbe rimasto distaccato e freddo? troppo impegnato con il suo lavoro per darmi attenzione.

Forse sarebbe stato meglio chiamare mia madre.

Restai a guardare la luna per un po' ma nulla è per sempre e io dovetti cambiarmi per poi lasciarmi dondolare dalla dolce sinfonia chiamata sogno.


Ero davanti alla finestra, guardavo il giardino immenso pensando alla piccola Charlotte: a lei piaceva tanto quella casa, diceva, e cito "nei glandi gialdini ci sono i celvi e i conigli" ridevo sempre quando lo diceva.

Con la sua pronuncia infantile e i grandi occhini che ti scrutavano attenti per notare anche il minimo errore.

Alla fine decisi di farmi una doccia e indossai dei jeans e una maglietta bianca abbinati a delle scarpe della nike.

Andai fino all'enorme sala da pranzo ma, ovviamente vista l'ora, non c'era nessuno in giro.

Uscii sedendomi poi nel gazebo che si trovava sopra una collinetta.

Una persona normale si sarebbe goduta il paesaggio guardando il sole sorgere. Io...io non ci pensavo neanche all'alba.

Ero troppo impegnata a "autodistruggermi" involontariamente per poter ammirare quel paesaggio.

Ad un creto punto fermai lo scorrere dei miei pensieri

"Hai rotto" gli dissi

"Che caratterino di prima mattina" commentò il caro vecchio Spy

"Devi essere davvero disperato per torturarmi così" dissi 

"Neanche ti avessi pugnalata"

"Arriva al punto. Chi sei e cosa vuoi?" non sapevo come fosse lì ma se aveva i poteri era un possibile pericolo nucleare

"Sono una persona e voglio mangiare consigli?" 

"Ti sembra che io stia scherzando!" lo sgridai

"Facciamo così. Io il tuo fascicolo non l'ho mai letto e non so neanche il tuo nome. Tu me lo dici e io ti parlo un po' di me, ok?" la sua voce mi irritava. Parlavo con lo stesso tono usato per parlare ai bambini

"Ti dico che ho 15 anni non 2" risposi schietta

"Come vuoi" esclamò con fare non curante

Parlare con Spy era come parlare al muro. Non ti ascolta davvero.

Non mi sembrava allenato, probabilmente non ne aveva fatto uno in tutta la sua vita e se gli avessi letto la mente non se ne sarebbe neanche accorto ma 'era qualcosa di strano, non mi convinceva...

"Perché dovrei fidarmi di te? sei dalla parte del nemico, non so il tuo nome o il tuo aspetto. Se uno sconosciuto" dissi acida "dimmi un motivo...uno solo che potrebbe anche solo minimamente convincermi"

"Forse non mi conosci" rifletté

"Appunto"

"Forse dovresti solo farmi fuori"

"Non sono una killer"

"Forse dovresti semplicemente provare a capire" la sua voce era quasi...nostalgica (?)

"Perché dovrei fidarmi di te?" rifeci la domanda con voce più calma

"E' più grande di me o di te" cominciò

"Perché di dovrei fidarmi" ripetei nuovamente quella domanda a cui, sinceramente, non sapevo come avrebbe risposto

"Perché siamo due quindicenni con in mano qualcosa più grande di loro..."


Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora