Tornando a casa

28 3 9
                                    

Mi girai vedendo Henry appoggiato alla porta che mi guardava preoccupato, come se potesse capirmi!

Mi rigirai a dare pugni a quel sacco da box mentre lui si avvicinava <<smettila di farti male>> fermai il sacco che dondolava per i troppi pugni forti 

<<Tu non sai niente>> dissi senza girarmi

<<Non so niente, hai ragione ma...>> non gli lasciai finire quella frase con la quale sperava di aiutarmi, in qualche modo

<<E non sei nessuno per sapere quindi fammi un piacere e non rompere>> senza dire nient'altro mi allontanai andando in camera mia.

Lui mi lasciava il freddo addosso, nonostante provasse ad approcciarsi con me in modo gentile. 

Non riuscivo a capirlo e per questo mi inquietava. Non riuscivo a vedere il suo passato come avevo sempre fatto con tutti e nella mia mente continuava a farsi vivo il pensiero che lui potesse essere... "no" mi ripetevo fermamente e lasciavo perdere per poi tornarci puntualmente.


Passarono i giorni e ancora Jonathan non mi aveva fatto ricominciare l'allenamento "nuovi ordini dall'alto" diceva solo.

E io cercavo di non prendermela ma ogni volta che continuavo a chiederglielo sperando cambiasse idea o che almeno si convincesse fossi pronta ma niente.

Era il pomeriggio del 23 ottobre, un venerdì, fuori pioveva a dirotto e non sembrava voler smettere. Guardavo fuori dalla finestra mentre il professore di italiano spiegava le dinamiche sul tema in classe che avremmo fatto la settimana successiva ma, non mi importava più di tanto.

<<Elisa, puoi ripetermi l'ultima cosa che ho detto>> chiese irritato dalla mia disattenzione

<<Ha detto che durante il tema ci darà 3 diversi argomenti e che dobbiamo ripassare i verbi a pagina 237>> risposi per dar prova della mia "attenzione".

<<Bene>> continuò a spiegare ma non ascoltai più una parola.

In quei giorni avevo pensato, davvero tanto e alla fine avevo seguito il consiglio di Jace. 

Andavo a "trovarli" ogni venerdì dopo scuola. Ancora mi ricordo la prima volta, neanche ero sicura di riuscirci ma alla fine ce l'avevo fatta e quanto ero felice?! 

Per la prima volta dopo tanto lo ero stata davvero; avevo chiuso le mie paranoie in un cassetto e sotterrato la chiave per un po'.

<<Vieni a fare shopping con noi dopo scuola?>> non mi ero neanche accorta che il prof fosse andato via. 

<<Non posso, devo andare in un posto. Facciamo un'altra volta>> risposi distogliendo lo sguardo dalla finestra per guardare Erika e Marta.

<<Allora sarà per un'altra volta>> disse Marta allontanandosi con Erika. 

<<Dove devi andare oggi?>> chiese Jace piazzandosi davanti al mio banco 

<<In un posto>> cercai di divagare

<<Non l'avevo capito>> ironizzò passandosi una mano tra i capelli <<che posto?>> in quel momento mi chiesi se in quel posto ci fossero solo persone insistenti

<<Vado da degli amici>> risposi rimanendo vaga sulla destinazione

<<Devono essere simpatici>> 

<<Sono le persone migliori che conosco>> la campanella suonò e arrivò la professoressa di latino e iniziò l'ultima lezione della giornata.


Corsi in camera e buttai lo zaino sulla sedia della scrivania. Misi la maglietta bianca corta e i pantaloni della tuta grigi, legai i capelli in uno chignon disordinato e mi misi a gambe incrociate sul letto.

Chiusi gli occhi. Sentivo il vento, sentivo la pioggia battere sul prato ormai fradicio e in lontananza dei bambini giocavano sotto la pioggia ridendo.

Mi feci avvolgere dal suono del vento e mi sentii sollevare dal mio letto. 

Percepii un formicolio sulla mano e aprii gli occhi

<<Devi fare più attenzione>> Jess era seduto sul divano a leggere un libro

<<Cosa intendi?>> chiesi torcendo la testa da un lato

<<Intendo che se vieni qui tutti i venerdì prima o poi i tuoi lo scopriranno e ti faranno smettere. Devi venire meno spesso con giorni casuali>> rispose 

<<Devo sono tutti?>> chiesi avvicinandomi

<<Charlotte ha insistito tanto quindi sono andati tutti al parco ma sta tranquilla. Sono abbastanza lontani, non corrono pericoli>> mi tranquillizzò poggiando finalmente il libro per guardarmi

<<Perché non sei andato anche tu?>> domandai. 

Jess aveva trovato un modo per non farsi leggere da me. Lo faceva per irritarmi e per idearlo ci aveva messo anni, ma io lo conoscevo già abbastanza. Quanto mi serviva per sapere di poter fidarmi.

<<Perché altrimenti non ti avrei vista. Anche se sei trasparente>> rise leggermente

Per andare così lontano ci volevano tante, troppe energie. Quindi ero semitrasparente e una parte di me rimaneva a casa.

Prima non lo facevo mai quindi non ci ero abituata, dovevo prenderci la mano prima di poter teletrasportarmi definitivamente.

<<Allora...andiamo? è da un po' che non mi insegni>>

<<Prendo i coltelli>> disse alzandosi per andare al piano di sopra.



Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora