<<Prova a fare di meglio>> mi sfidò Jess estraendo un coltello dal cerchio azzurro del bersaglio.
Jess era fatto così. Aveva 17 anni quindi era più grande di me, eppure sapeva bene di dover mai giudicare dall'età o dall'aspetto e di sicuro non con me.
Andavamo "d'accordo" più o meno. Eravamo come due fratelli che litigavano sempre, poi c'erano rare occasioni in cui sembravamo quasi normali.
Mi piaceva scompigliargli i capelli neri e a volte mi soffermavo a guardare gli occhi blu notte contornati da alcune lentiggini sul naso.
Eravamo tutti diversi, in quella casa. Eravamo qualcosa fuori d'ordinario.
Eravamo troppo per un mondo piccolo e grande al contempo.
<<Se prendo il cerchio rosso mi dai orgoglio e pregiudizio>> quando stavo lì preferivo reprimere completamente i miei problemi.
Quel posto era la nostalgia, era gioia e tristezza. Era segnato dal tempo e dai ricordi. Era casa...
Fece cenno di si con la testa e io afferrai il coltellino dal tavolo.
Presi la mira e con un colpo secco lo lanciai prendendo in pieno il mio obbiettivo <<non devi sottovalutarmi>> presi il coltellino dal bersaglio e mi sedetti su una poltroncina.
<<Se te lo prendo riuscirai a portartelo fino a lì?>> non ci avevo pensato.
<<Lo prenderò la prossima volta>> esclamai anche se un po' delusa <<verrò solo per prenderlo>> continuai prima di alzarmi
<<Non aspetti che tornino gli altri>> domandò avvicinandosi
<<Non credo di farcela, Jonathan ha interrotto gli allenamenti>>
<<Non puoi continuarli da sola? So che condividete la casa con dei tipi ma se ti svegli prima puoi benissimo andare in un altro posto>>
<<Ci ho pensato ma non posso>> ci fu silenzio ed e nessuno dei due parlò per un po'.
Lui lo sapevo che io non ci riuscivo solo perché stavo ancora male e io cercavo di scappare da quella truce verità.
Lo sapevo, eccome se lo sapevo; tuttavia, ricordare faceva troppo male. Tutto faceva male.
Non lo avrei mai superato, lo avevo impresso in mente il momento in cui urlò il mio nome guardandomi per l'ultima vota.
Lo aveva urlato al mondo il mio nome.
Lo aveva urlato all'universo e tutte le stelle lo avevano sentito. Anche oltre la via lattea lo avevano sentito...
<<Ora vado>> dissi sorridendo appena e Jess, con un gesto della mano ed un sorriso, mi salutò.
Mi feci sempre più trasparente, sempre più invisibile. Che poi era così che mi sentivo...trasparente.
Solo l'ombra di ciò che ero solo qualche mese prima.
Chiusi gli occhi piano per godermi a pieno la vista di quella casa, la mia casa.
Sentii un formicolio alla mano e subito dopo un cigolio; spalancai gli occhi di colpo vedendomi ancora a mezz'aria e, perdendo la concentrazione e l'equilibrio, caddi a terra sbattendo il naso al suolo.
<<Oddio!>> sussurrai sfregandomi una mano sul naso dolorante.
Mi alzai dal pavimento squadrando la stanza, che non avevo ancora personalizzato, quando vidi un Henry stupito e perplesso fissarmi.
<<Che vuoi?>> chiesi rimanendo sul mio solito tono indifferente.
<<Jace mi ha detto che Erika ha detto a Giulia che uscivi con degli amici e io l'ho detto a Clary, la quale, mi ha chiesto di ricordartelo siccome siamo tornati da circa 3 ore>> spiegò lui.
<<Ok>> dissi per alzarmi e andare vicino a lui per chiuderlo fuori dalla mia stanza ma bloccò la porta con un piede
<<Prima stavi fluttuando>> affermò sicuro.
<<Trucco di magia. Esci>> lo intimai sbattendo la porta che lui riaprì prontamente
<<E non abbiamo ancora parlato dell'orso>> continuò senza segni di cedimento.
<<E io non ho niente da dirti>> risposi cercando di chiudere la porta
<<Adesso sputi il rospo!>> alzò la voce.
Mi irritava, cavolo se mi irritava!
Persi il controllo, forse perché lo mantenevo da troppo tempo o semplicemente perché non faceva per me essere tranquilla e pacata.
<<Henry!>> urlai guardandolo negli occhi e lui allentò la presa sulla porta mentre la sua coscienza si faceva piccola piccola in un'angolino.
I miei occhi si dipinsero di un verde smeraldo, di nuovo...
<<Non farlo>> una voce squillante proveniente dalla fine del corridoio mi fece ri-acquisire la mia lucidità. Distolsi lo sguardo ed Henry sembrò come riprendersi da uno stato di trans.
<<Scusa>> dissi rivolta alla donna abbassando lo sguardo; lasciai andare la presa dalla porta e mi girai a guardare Clary.
<<Andiamo di sotto...è il momento>> disse con voce severa.
Io ed Henry la seguimmo fino al salotto senza fiatare e lì trovammo Jonathan parlare con i genitori di Henry.
Ci fece sedere sul divano mentre lei davanti a noi con le braccia incrociate e l'aria severa disse:
<<Dobbiamo parlare>>
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Una "storia a metà"
FantasyATTENZIONE! Ho scritto questa storia tempo fa e ci sono diversi errori e alcune incoerenza (modo gentile per dire che fondamentalmente fa schifo) , quindi ho deciso di non continuarla. Lascerò questa storia qui intatta perché mi ci sono affezionata...