Quella che sarà l'ultima volta

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<<Quanto manca?!>> si lamentarono un'altra volta Jace ed Henry

<<La piantate! 15 minuti e siamo lì>> li riprese Erika, rimettendosi poi a guardare il telefono.

Alla fine eravamo partiti quel venerdì "per avere più tempo da trascorrere insieme" diceva Erika. Quando vennero a prenderci, capii che il loro campeggio "non tradizionale" era di sicuro il meno tradizionale del mondo.

Più che campeggio si poteva definire una piccola vacanza in campagna. Saremmo andati nella casa in campagna di Jace; avremmo soggiornato lì solo per 3 giorni. Sinceramente, mi dispiaceva per i poverini che andavano a scuola il sabato.

Io parlavo con Giulia di cosa avremmo fatto e quando Erika staccò gli occhi dal telefono, si unì a noi. Intanto, i ragazzi parlavano di calcio o non so cosa. Non ero così attenta da poter ascoltare 2 discorsi, interagire e allo stesso tempo mantenere il controllo. Contiamo anche che Giulia mi avevo chiesto di prendere appunti sulle attività che avremmo fatto.

Quando, finalmente, scendemmo dalla macchina, i ragazzi portarono le nostre cose dentro con la supervisione del padre di Jace. Mentre sua madre ci mostrava la casa. 

Noi ragazze avremmo dormito al piano di sopra. La stanza era perfetta per noi tre.

Vicino alla grande finestra c'era un divano abbastanza spaziosa da ospitare 2 di noi e di fronte era stata messa una scrivania; poi c'erano 2 scalini vicino ai quali vi era un'altro letto e di fronte ad esso un armadio, dentro al quale mettemmo le nostre cose. Anche il bagno era spazioso e in poco tempo, Erika e Giulia, sistemarono i trucchi nello scomparto dietro allo specchio; io non ne avevo portati perché non mi truccavo mai, dal tonde, truccarsi serve solo a piacere di più a se stesse e io, esteticamente, mi piacevo così com'ero .

 <<Cominciamo il programma?>> suggerì Erika alzandosi dal divano

<<Certo! Elisa, cosa c'è per primo?>> chiese Giulia alzandosi a sua volta

<<Esplorare i dintorni>> risposi raggiungendole verso la porta. Scendemmo le scale raggiungendo gli altri nell'open space al piano di sotto.

<<Non allontanatevi troppo, ok?>> si rassicurò la madre di Jace

<<Stia tranquilla. Elisa ha detto di avere uno spiccato senso dell'orientamento>> se si poteva esattamente chiamare così...

<<Non c'è bisogno di preoccuparsi tanto. Se ci fossero problemi abbiamo un oggetto chiamato telefono>> esclamò Jace e dopo qualche altra raccomandazione ci lasciarono uscire.

Ci eravamo addentrati in un bosco e ogni tanto facevamo qualche foto. Era...rilassante stare con loro, quasi dimenticavo i miei problemi.

<<Ragazzi!!>> Giulia, precedendoci, indicava qualcosa che gli altri non capivano. Io lo sapevo, ovviamente, ma loro, con la curiosità di bambini si avvicinarono.

Ci fermammo ad ammirare quel paesaggio: un lago in mezzo al verde che creava un'atmosfera meravigliosa. In lontananza, delle montagne con le punte innevate contornavano il tutto.

"Perché non vuoi?!?"

"Perché non so nuotare" una bugia...

"Ma smettila! Dovrai abituartici. Resterai qui per molto" un ghigno si fece largo sul suo volto maligno

Un ricordo, una delle situazioni più buie nella mia vita.

La brezza leggera muoveva i ciuffi d'erba e il sole lasciava sulla pelle il calore di fine estate. In pratica, il tempo perfetto per andare in acqua.

Ringrazia la mia previdenza nel non mettermi il costume che le ragazze mi avevano incitato tanto ad indossare qualche ora prima.

<<Perché non vieni?>> domandò Henry prima di buttarsi con gli altri

<<Non ho il costume>> gli feci notare 

<<Ma se ti ho visto metterlo in valigia!>> mi rimbeccò avvicinandosi

<<L'ho messo in valigia, non addosso e poi, non so nuotare>> mentii spudoratamente ma lui sembrò non accorgersene

<<Allora andiamo a metterlo>> alzò un sopracciglio "come ne esco?" mi chiesi. Non volevo andarci ma non volevo offendere nessuno.

<<E non so neanche nuotare>> continuai sperando non insistesse

<<Ti insegniamo noi>> contestò

<<Guarda che puoi tranquillamente andare con loro>> lo incitai 

<<Lo so che non hai voglia ma adesso alzi il sedere e torniamo indietro, ti cambi e vieni dentro>> insistette. Con riluttanza, mi alzai e ripercorsi i miei passi seguita da Henry.

Quella situazione era identica a quella di qualche mese prima, se ci pensavo ancora mi salivano i brividi.

A volte avrei tanto voluto estraniarmi da tutto. Volevo tanto non dover avere una vita così incasinata. Vorrei provare a non pensare sempre a quel giorno.

La promessa l'aveva mantenuta davvero. Ci pensavo ancora anche se provavo a farlo di meno, in fondo avrei potuto sentire ancora la sua voce. Avrei potuto vedere la sua anima e prima o poi, in cielo, ci sarei andata anche io; probabilmente prima di quelli della mia età.

Mi misi il costume e ci ri-incamminammo verso il lago <<da che parte era?>> Henry si fermò e io alzai gli occhi al cielo per la sua domanda 

<<Ci siamo passati poco fa!>> presi la direzione del posto e lui mi seguì

<<Scusa se non ho il senso dell'orientamento>> ironizzò seguendomi <<e poi come fai a non saper nuotare a 15 anni?>>

<<In realtà so nuotare ma non tanto bene>> confessai scorgendo in lontananza le figure di Jace ed Erika.

Tra non molto sarebbe tramontato il sole. Il tramonto mi affascinava. 

Il sole cambiava la sua posizione, finiva il suo giro e poi tornava...sempre. Mi sono sempre chiesta come sarà l'ultima volta. Qualcuno diceva che le ultime volte fossero le migliori proprio perché nessuno pensa che lo siano.

In parte è vero; alle volte immagino che il sole non sorga; così...da un giorno all'altro. Senza preavviso, senza darti modo di realizzare. Un po' come il tempo.

Quindi lo guardavo sempre come fosse l'ultimo. Forse non sarei stata presente alla fine dei giorni ma la fine dei miei, di giorni. Non sapevo quando sarebbe successo e in ogni gesto mettevo tutto perché poteva essere l'ultimo.

Avevo la fortuna di avere un metabolismo veloce e se avevo fame mangiavo perché se fossi morta, almeno la Nutella mi avrebbe accompagnata nell'aldilà.

Ogni cosa poteva essere l'ultima. Ogni gesto poteva essere nel secondo decisivo.

Ero in un punto della mia vita, in cui la morte era banale. Non aver mangiato un ultima volta sarebbe peggio.

Forse ci scherzo un po', ma sapere di poter morire giovane...mi serviva qualcosa a cui aggrapparmi un'ultima volta.

Anche se, pagare Caronte, non mi sembrava più una condanna...

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora