L'incontro

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Squadrai Lucas dalla testa ai piedi. Era sempre stato più basso di me ma se mi fossi alzata in quel momento avrei potuto constatare di essere più bassa di almeno 10 cm rispetto a lui. 

Era dimagrito e del bambino che ricordavo rimanevano solo i ricci che, però, erano diventati più scuri sulle punte.

<<Sembrano anni che non ci vediamo>> dissi squadrandolo attentamente <<se cambiato parecchio>> constatai

Lui si avvicinò per poi sedersi su di un divanetto del salotto <<quando tuo padre ha detto che saresti tornata sono rimasto sorpreso>> cominciò lui. 

"Ancora non capisco perché l'abbia detto" pensai.

<<Credo che ci siamo sorpresi un po' tutti>> intervenne Zoe

"Ci sono rimasta più sorpresa io" mi trovai a pensare

<<Non era in programma ma dovevo parlare con mio padre e passare un po' di tempo in Spagna non era una brutta idea>> in realtà era l'ultima cosa che avrei fatto nella mia vita. L'unica cosa che mi piaceva della Spagna era passare del tempo con Zoe.

<<Però dovresti venire più spesso. L'ultima volta era...>> rifletté sfregandosi il mento <<l'anno scorso(?)>> esordì

<<Sono stata impegnata>> se solo avesse saputo cosa passavo mentre loro giocavano fuori a calcio non me lo avrebbe neanche chiesto.

Mi venne da pensare che avevo messo su un teatrino. Io felice non lo ero. 

Potevo lasciare il dolore in un cassetto ma prima o poi sarebbe uscito.

Potevo lasciare la tristezza sotto terra ma prima o poi sarebbe riemersa.

Avevo lasciato me stessa da qualche parte e speravo tornasse presto.

Stavo recitando una parte, la parte della ragazza felice. 

Era tutta una farsa ma mentre pensavo a ciò tenevo un sorriso. Finto.

Ero un burattino. No, non era il termine giusto. 

Era una persona di carta. Si, proprio così. 

Con il vento volavo via. Mi sgretolavo subito lasciando poco o niente dell'impronta del mio passaggio.

Restammo a casa di Lucas fino a sera. Ormai erano le 17 quando lasciai Zoe all'entrata per andare in camera mia a cambiarmi per incontrare mio padre.

Non avevamo mai avuto il normale rapporto padre-figlia io e lui. 

Lui troppo impegnato con i suoi doveri e io troppo impegnata con i miei. 

Già a 4 anni avevo iniziato i miei allenamenti e quindi ero troppo impegnata. Se mi avessero chiesto di risolvere un'equazione di secondo grado, l'avrei risolta.

Certo, per i miei 4 anni ci avrei messo un giorno intero ma si può ben immaginare che comunque ero stata istruita rigidamente.

Ero davanti all'armadio per scegliere cosa indossare quando bussarono due donne al servizio della casa e io le feci entrare.

<<Il padrone di casa ci ha chiesto di aiutarla a prepararsi>> disse la più giovane. Aveva circa 25 anni mentre l'altra era sulla cinquantina.

<<Grazie per la disponibilità ma potete dirgli che riesco da sola>> la più anziana sgranò gli occhi mentre l'altra tratteneva un risolino abbassando la testa. 

Uscirono dalla stanza e io presi dall'armadio un vestito rosso con un cinturino nero, ci abbinai un cardigan bianco neve e degli stivaletti neri con il tacco spesso.

Guardai l'ora: 17: 45.

Uscii dalla mia stanza incontrando Jerard <<buonasera Elizabeth>> disse gentilmente <<suo>> gli lanciai un'occhiataccia <<tuo padre mi ha chiesto di controllare che ricordassi la strada per lo studio>> riferì con i suoi soliti modi educati.

<<Credo di ricordarmi dove si trovi il mio studio>> risposi incamminandomi <<ti consiglio di prendere un cappotto. Potrebbe fare freddo tra poco>> dissi girandomi un'ultima volta prima di svoltare l'angolo.

Arrivata davanti alla porta del mio studio, tirai fuori un piccola chiave e aprii. 

Era tutto esattamente come l'avevo lasciato e nell'arredamento spiccava un quadro di me e della mia famiglia. L'avevo fatto fare l'ultima volta che eravamo stati lì tutti insieme e avevo deciso di appenderlo dove potesse spiccare maggiormente.

Mi sedetti sulla sedia girevole accavallando le gambe dando le spalle alla porta per poter ammirare il quadro. Era nostalgico, forse troppo. Forse, invece, era come doveva essere, perché era così che mi sentivo.

Sentii dei passi farsi sempre più vicini, fino a quando la porta si aprì facendo emergere la figura alta e robusta di un uomo dai capelli castani e gli occhi grigi.

<<Quanto tempo>> dissi voltando la sedia girevole nella sua direzione. Lui sorrise

<<Mi sei mancata sorellina>>


Chi è rimasto sconvolto?

Spero tutti perché volevo proprio fare un bel colpo di scena e ho pensato: più colpo di scena di così!

Cambiando argomento: già nel capitolo precedente vi avevo detto che andando avanti con i capitoli, le visualizzazioni diventano sempre di meno ma volevo ringraziarvi lo stesso.

Volevo ringraziarvi per tutti i voti e le visualizzazioni perché non potete immaginare quanto mi rendano contenta!

Spero sinceramente che vi stia piacendo la storia e al prossimo capitolo!

Baci, abbracci e bye...

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora