Era lì, davanti a noi, stesa a terra con gli occhi chiusi e il respiro che respiro sempre più basso e impercettibile.
"Chi era Charlotte?" chiese Ares restando vicino alla bambina "la donna dai capelli rosa" risposi continuando a guardare la bambina ma un attimo dopo mi ritrovai a terra "Elsa?" mi si avvicinò pensando stessi scherzando "Elsa!" toccò la mia ferita sanguinante "tra poco starò bene" mi sedetti a fatica.
<<Charlotte... aiutami>> la bambina sprigionò una luce abbagliante, tre urla riempirono la stanza.
Due di esse, erano complementari, dolore e iridi di distruzione frantumarono le finestre e il cielo, prima soleggiato, si riempì di nuvole: nuvole di tempesta.
L'altro...l'altro era dolce. Una di quelle urla felici; quelle che fai quando ritrovi un qualcosa di importante.
Toccai la ferita che sembrava essere tornata una cicatrice "ora sai come è nata Charlotte" chiusi gli occhi respirando profondamente.
Tutto tornò come prima e ci ritrovammo nella mia stanza <<è nata così dal nulla?>>
<<Non esattamente, in quel momento ho pensato una cosa>> feci una pausa alzandomi <<ho pensato: mancherò a mia madre?>>
***
Era la mattina dell'8 dicembre e la neve cadeva incessantemente mentre il sole sembrava essere scomparso del tutto.
Mi alzai dal letto e presi l'mp3 dal comodino, indossai le cuffiette facendo partire la playlist delle Little mix. Aprii l'armadio e presi un maglioncino bianco, una salopette con la gonna nera e i collante neri.
Quando ebbi finito di vestirmi, sistemai i capelli in uno chignon e scesi nella sala da pranzo, dove trovai il signor Mill intento a leggere un giornale bevendo del caffè mentre la signora Mill ed Elisa sistemavano la tavola <<hai la febbre?>> mi sentii toccare la fronte con una mano e mi girai scostando Ares da me <<la smetti di fare scenate tutte le volte che metto una gonna?>> roteai gli occhi al cielo <<ma è davvero una cosa rara>> disse Ares riflettendo <<è come una festività, succede una volta all'anno>> concordò Jess entrando nella stanza.
Roteai gli occhi al cielo ridendo <<siete impossibili>> non feci in tempo a voltarmi verso la tavola che un tornado mi si gettò addosso <<oggi voglio i muffin con le scaglie di cioccolato!>> esclamò mentre la prendevo in braccio <<affamata di prima mattina vedo>> Charlotte ridacchiò.
<<Oddio!>> guardai Marco e Dean varcare la soglia della sala da pranzo <<ti sei messa la gonna>> dissero all'unisono squadrandomi attentamente.
Lasciai andare Charlotte che corse a sedersi aspettando la colazione <<se continuate così mi vado a cambiare>> esclamai mettendo le mani sui fianchi.
<<Finalmente ti sei messa una gonna>> Carla entrò sorridente esultando <<vado a cambiarmi>> affermai prima di superarli e risalire le scale entrando nella mia stanza.
Cambiai la salopette con dei jeans neri e tornai dagli altri <<stavi bene>> disse Dean notando i jeans, feci spallucce e mi sedetti al mio posto.
Dopo colazione uscii nel giardino sul retro con Jess <<ce la fai? mi sembri fuori forma>> disse con tono di sfida <<non mi sembra di essere io la più vecchia qui>> impugnò saldamente la spada <<hai la collana?>> abbassai il colletto del maglione per mostrare la collana.
Presi la mia e gli sferrai un colpo che parò facendo scontrare le lame <<mossa azzardata>> fece un sorrisetto ma un attimo dopo si trovò a terra con la punta della mia spada puntata alla gola <<rapido e indolore>> gli porsi la mano per aiutarlo ad alzarsi e lui l'afferrò per poi farmi cadere e rialzarsi <<sei uno scemo>>.
Restammo circa mezz'ora sotto la neve ad allenarci fino a quando non venne qualcuno <<cosa fate?>> sentendo la voce di Ares, Jess, il quale era appena stato steso da me, si rialzò <<sano allenamento>> disse ad Ares mostrando la spada. Si avvicinò prendendogliela di mano <<sapevo che avevi una spada ma non pensavo sapessi usarla>> disse rigirandosela tra le mani <<qui tutti sappiamo usare delle armi, è essenziale>> gli comunicai <<e anche tu avresti la spada? che banalità>>.
Presi un respiro profondo e allungai una mano davanti a me aprendo bene il palmo, strinsi la mano in un pugno e nel mentre vi apparve un bastone, lo roteai velocemente e lo lanciai in aria trasformandolo in un arco.
<<Preferisco l'arco alla spada>> scrutava l'oggetto tra le mie mani <<posso farlo anch'io?>> chiese poi indicando l'arco <<credo di sì>> feci dissolvere l'arco e abbassai il collo del maglione per togliere la collana, la diedi a Jess <<ci vediamo>> dissi prima di tornare dentro.
Era tutto normale, tutto assolutamente normale, la quotidianità era tornata ma non mi convinceva.
C'era una domanda che negli ultimi giorni mi martellava la testa: cosa aveva prodotto quel rumore?
Anche 5 anni prima, me lo ero chiesto per settimane fino a che non avevo deciso di lasciar perdere.
Ma ora...quella domanda mi tormentava e il problema era che non riuscivo a vederlo nei ricordi e mi frustrava tutto ciò.
Andai in salotto dove trovai Carla ed Elisa a fare gossip come al solito, con della cioccolata calda nelle tazze <<Anne! avete finito per oggi?>> feci cenno di sì con la testa <<bene, dobbiamo parlare>> mi sedetti sul divano per ascoltarle <<sarò schietta>> disse Carla
<<Ti piace Ares?>> guardai Elisa con una faccia confusa <<perché dovrebbe? è simp>> mi fermai a pensarci bene <<in realtà è proprio un cretino>> conclusi
<<Sicura?>> chiesero all'unisono <<perché non glielo diremo>> disse Elisa <<lo sapete che non sono così interessata ai ragazzi. Ne abbiamo già parlato, io mi immagino come una donna indipendente e se un giorno, molto lontano, dovessi innamorarmi di qualcuno, dubito sarebbe Ares o qualcun'altro che conosco>> spiegai <<anche se forse non avrò tutto questo tempo, voglio godermelo>> sorrisi <<mi sembri proprio Elisabetta>> sbuffò Carla <<ci sarà un motivo se mi chiamo Elizabeth, ma in effetti>> dissi pensierosa <<ho troppi nomi>>
<<In Italia ti chiamavano Elisa, noi ti chiamiamo Anne, Ares ti chiama Elsa, i tuoi genitori ti chiamano Elizabeth e alcuni Joanne>> confutò Carla
<<Scegline uno!>> esclamò Elisa
<<Voi potete chiamarmi Anne, questo non si cambia ma da oggi, mi farò chiamare Elizabeth>> dissi con fare aristocratico e loro si misero a ridere ma quando sentimmo un rumore ci precipitammo alle finestre.
Nel cielo, c'erano degli aerei, erano di mio padre, il quale non era a conoscenza della mia posizione, ma non era solo lui. C'erano gli aerei del padre di Ares.
Ci avevano trovati.
STAI LEGGENDO
Una "storia a metà"
FantasiaATTENZIONE! Ho scritto questa storia tempo fa e ci sono diversi errori e alcune incoerenza (modo gentile per dire che fondamentalmente fa schifo) , quindi ho deciso di non continuarla. Lascerò questa storia qui intatta perché mi ci sono affezionata...