Eternamente

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Forse ora ce la faccio, a lasciarti la mano.

Ma tu resta vicino a me, camminami a fianco e se cado...

ti prego...prendimi.


Tonfi continui, uno dopo l'altro. Corpi a terra si susseguivano facendomi rabbrividire alla loro vista.

Mi accovacciai strizzando gli occhi ma i tonfi continuavano, mi riempivano le orecchie non facendomi percepire nient'altro se non le esplosioni.

Mi alzai di colpo risvegliandomi da quei sogni irruenti, avevo la fronte sudata, il fiato corto e affannato.

Restai sconcertata nel vedere Ares davanti a me <<era solo un'incubo>> mi rassicurò, fece per accarezzarmi i capelli ma scansai la sua mano.

<<Non farlo>> lo intimai acida.

<<Altrimenti mi darai un pugno?>> prese ad accarezzarmi i capelli.

<<Sei un cretino>> dissi ricominciando a respirare normalmente.

<<E tu sei una scema>> disse continuando ad accarezzarli.

<<Da quando ti comporti così?>> 

<<Non farci l'abitudine, mi hai pure svegliato>> affermò. 

Accesi la luce e mi sedetti a gambe incrociate sul letto. Per un attimo mi decisi ad alzare lo sguardo incontrando i suoi occhi azzurri.

Era...strano.

Era strano che stesse accadendo tutto ciò.

Era strano trovarmi lì senza... di lui. 

Scansai la sua mano dai miei capelli distogliendo lo sguardo.

Mi faceva più male di quanto pensassi stare lì; mi faceva male non sentire la sua presenza; non sentire la sua voce.

In quella stanza dove, se si prestava maggiore attenzione, si poteva ancora percepire il suo profumo nell'aria, mi sembrò sbagliato che non fosse lì.

<<Piantala di fare la dura se poi non ti riesce>>

"Quindi se sono arrabbiata lo posso colpire?" domandai facendo finta di colpire il sacco da box.

"Anche se sei triste" esclamò lui.

"E anche se sono felice?" domandai portando la testa da un lato.

"Qualsiasi emozione tu provi" mi posò la mano sul cuore "qui dentro. Puoi sfogarti, liberarti, facci quello che vuoi. Ma non tenerti MAI niente dentro".

E cosa stavo facendo?! Tenevo tutto dentro senza pensarci due volte.

Alzai lo sguardo verso di lui che si paralizzò sul posto.

Le mie iridi si erano tinte di rosso.

Era un rosso fuoco, neanche ricordavo l'ultima volta che ero stata arrabbiata. Per me era diventato facile tramutare la rabbia, in tristezza; e per rendermi di nuovo felice bastava stare con lui.

Lo scansai, indossai delle scarpe bianche, presi velocemente una felpa nera dall'armadio e prima ancora che potesse dire qualcosa, ero svanita nel nulla. Senza lasciare traccia.

Corsi, corsi ancora. Corsi come quel giorno.

Come quando lo avevo visto morire.

Come quando il mondo mi si era scagliato contro. 

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora