Avevamo sorriso

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<<Ci sarà una guerra>> lo dissi velocemente e così a bassa voce che non ero sicura avesse sentito o comunque capito cosa avessi detto.

<<Non prendermi in giro>> aveva sentito.

<<Io...andiamo dentro>> mi alzai incamminandomi verso casa ma, Ares mi afferrò il polso.

<<ELSA!>> lo guardai storto

<<Elsa?>>

<<A volte mi sembri la regina dei ghiacci, ma non è questo il punto>> lasciò andare la presa sul mio polso <<eri seria?>> non risposi ma dalla mia espressione dedusse la risposta <<quando?>>

<<Non so esattamente quando, o perché>> feci una pausa <<ma non manca molto>> mi voltai <<non parliamone più>>

Passarono i giorni e oramai ci eravamo lasciati alle spalle ottobre e novembre aveva portato le folate di vento freddo. Di quelle che ti entrano pure fin dentro le vene e ti fanno desiderare di stare sul divano con la cioccolata calda in mano.

Era precisamente il 10 novembre, un mercoledì. Alla fine non ero riuscita a rivedere quel giorno perché gli allenamenti con Ares avevano iniziato a riempire la maggior parte della giornata ma ero intenzionata a tornare in quel giorno quella sera stessa.

Abbandonai il libro e la tazza di cioccolata vuota sopra al tavolino vicino al letto per poi cambiarmi.

Misi dei pantaloni grigi della tuta, un top da palestra e una felpa crop nera.

Scesi di sotto vedendo Ares intento a guardare la tv <<continuo a chiedermi perché ti vesti così>> disse girandosi verso di me. Guardai i miei vestiti prima di rivolgere lo sguardo nuovamente verso di lui

<<Cosa c'è che non va nei miei vestiti?>>

<<Sei sempre vestita sportiva, dubito che un giorno ti vedrò con un vestito>> disse prima di rigirarsi a guardare la tv

<<Mi ci vedrai domani. Andremo sul campo>> comunicai 

<<Sul campo con un vestito?>> domandò scettico

<<Ci sarà un gala, gli agenti dell'FBI lo aspettano da mesi, tra gli invitati ci sarà un'esponente molto importante dei servizi segreti che ha ricevuto molte lettere minatorie negli ultimi tempi e tutti gli indizi dicono che ci sarà un'attentato>> spiegai sedendomi sul divano

<<E lo dici così?>> chiese retorico con un ghigno sul volto. 

Il resto della giornata passò tranquillo e verso sera, quando salii in camera dopo cena, mi preparai sul letto per ciò che stavo per fare.

Non era una gran cosa per me, ma vista la distanza di tempo e il notevole indebolimento dei miei poteri per aiutare il biondino, sarebbe stato rischioso sforzarmi.

Non proprio rischioso ma non volevo comunque rischiare di ammalarmi così che Ares potesse usarmi come cavia.

Presi un respiro incrociando le gambe e mi ritrovai a camminare nel buio della mia mente. Era nettamente diverso a quando avevo aiutato Ares, lui non ricordava niente.

Dovetti semplicemente pensare a quel momento che mi trovai davanti una porta bianca aperta. La attraversai ritrovandomi davanti alla figura di mia madre accasciata a terra che respirava affannosamente per le contrazione mentre mio padre le stringeva la mano cercando di rassicurarla ma quello lo ricordavo, nonostante non fossi ancora nata.

Tuttavia, non era quello a interessarmi, conoscevo la mia storia. Presi la direzione della casa, correndo nella neve. Attraversai la porta della casa ritrovandomi davanti ad una donna dai capelli biondi e un uomo dai capelli castani schiariti.

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora