You know my name, not my story

25 8 6
                                    

<<Elisa!>> mi girai verso Henry. 

L'avevo fatto senza pensarci, ero tornata indietro senza volerlo. 

Mi era proibito farlo se non per motivi estremi ma quello non lo era. Era un motivo banale visto ciò che aveva detto Clary quella notte.

<<Cosa c'è?>> chiesi scossa dal fatto appena successo. Tuttavia non doveva accorgersene, non lui.

<<Perché quella faccia?>> si fermò a guardarmi attentamente e io cercai di togliere quell'espressione scioccata dalla mia faccia, evidentemente, senza successo.

<<Niente. Cosa c'è?>> richiesi per sviare il discorso.

<<Volevo solo dirti che ci accompagneranno i genitori di Jace>> continuava ad osservarmi e non sembrava aver voglia di smettere

<<So di essere bella ma se continui a fissarmi così mi perfori>> incrociai le braccia sotto il seno <<quindi potresti smetterla?>> li sentivo, i suoi pensieri... 

Scorrevano a raffica, più veloci di un treno fuori controllo.

<<Perché prima hai fatto quella faccia?>> era davvero un'espressione così strana su di me? Non gli risposi, mi girai e tornai in camera mia.

Le pareti non erano ancora state dipinte e forse sarebbero rimaste bianche perché Jonathan e il padre di Henry non erano d'accordo.

 La mia stanza non era male seppur molto diversa da quella che avevo prima ma le mancava qualcosa per...caratterizzarla.

Le pareti non era la sola cosa che non rispecchiava il mio carattere: era vuota, quella stanza.

Forse, infondo, non eravamo poi così diverse io e quella camera ma volevo cercare di diminuire quel vuoto dentro di me. 

Socrate, un giorno, disse: "chi vuol muovere il mondo, muova prima se stesso"; io non dovevo muovere il mondo, non ancora...ma se non risolvevo i miei problemi e non cacciavo a calci gli scheletri presenti nel mio armadio, come pensavo di mantenere il controllo quando sarebbe stato il momento?

Sentii il suono di una notifica perciò presi il telefono e guardai il display. Era un messaggio di Giulia

-Henry ti ha parlato del campeggio? Verrai?-

-Sì e sì-

-Però devo avvisarti. Non è un campeggio tradizionale-

-Non ti preoccupare. Ci vediamo a scuola, ok?-

-A dopo-

"La scuola comincia alle 7 e 30 e sono da poco passate le 6" riflettei. Dovevo seriamente capire cosa mancasse a quella stanza priva di anima ma lo avrei fatto dopo. Dovevo ancora mangiare.

Non avevo neanche tanta fame ma sapevo troppo bene che non potevo permettermi di non mangiare: con tutte le probabilità sarei svenuta.

In sala da pranzo trovai solo Henry. 

Gli altri non si sarebbero svegliati fino alle 8. Il giorno prima si erano alzati prima solo perché dovevano andare al lavoro ma quel venerdì nessuno dei 4 ci sarebbe andato.

Mangiammo insieme e poi andai a preparare lo zaino. 

Mi venne da pensare a cosa avevo fatto poco prima. Chi lo diceva a Jonathan?!

"Se non glielo dicessi, non potrebbe comunque venire a saperlo. Se glielo dicessi, mi farebbe allenare di più rispetto a prima e non sono sicura che sia un male" lasciai perdere le mie paranoie non del tutto infondate e uscii di casa insieme al mio "coinquilino".

Una &quot;storia a metà&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora