Capitolo 10

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Bryan

I ricordi legati a quella notte, non se ne sono mai andati realmente, come credevo. O, per meglio dire, come speravo.

Erano semplicemente relegati in un angolo remoto della mia mente, facendo spazio al  resto dei miei problemi e pensieri.

Ma nonostante questo, i sogni di certo non la smettono di angosciarmi, nonostante avvengano solo di tanto in tanto.

Mi appaiono in mente i ricordi più dolorosi, ricordandomi che avrei potuto fare qualcosa. 

Ero un bambino impotente di fronte alla sofferenza che provava la sua famiglia, di fronte alla furia del padre, di fronte al sangue che colava, di fronte ai lividi e alle urla.

Un bambino che poteva fare qualcosa, e invece era scappato, chiuso al sicuro nella sua camera con una sola porta a separarlo dalla tragedia.

6 anni prima

Mi rigiro per l'ennesima volta tra le coperte, incapace di addormentarmi.

È da più di un'ora che sono chiuso in camera mia. Dopo cena sarei dovuto andare a guardare un film con Audrey, la quale però è andata a cena fuori con i suoi genitori.

Quando me lo ha riferito, si era dimostrata molto dispiaciuta, ma l'avevo incitata ad uscire: dopotutto era una delle rare occasioni in cui il padre rimaneva a casa con loro per più di un'ora.

Perciò eccomi qui: segregato in camera, obbligato a sorbirmi il profondo russare di mio fratello.

Sbuffo quando Jason emette un lamento, poi sento dei passi che si avvicinano alla porta.

Serro gli occhi nel momento in cui la porta si socchiude, lasciando entrare un fascio di luce nella stanza

Sono sicuro che sulla soglia ci sia la mamma: viene ogni sera a controllare che io e mio fratello stiamo dormendo tranquilli.

Non può di certo sapere che, in realtà, io rimango sveglio tutte le notti fino a quando non sento papà rientrare in casa dal lavoro.

Dopo qualche secondo la mamma si introduce nella stanza, mi posa un bacio tra i capelli e fa lo stesso con mio fratello.

Poi esce e, a causa del cigolio dei cardini della porta, deduco che stia dando la buonanotte anche a mia sorella Avril.

Solitamente è talmente impegnata con l'università da riuscire a venire a trovarci solo durante le vacanze natalizie ed estive. Invece, un paio di giorni fa, ci ha sorpresi presentandosi a casa nel bel mezzo di ottobre.

Però da quando è arrivata, la mamma mi è sembrata molto tesa. Come se qualcosa la angosciasse. 

Per tutto oggi non ha fatto altro che torcersi le mani, mordicchiarsi le unghie e camminare avanti e indietro per il salotto, atteggiamenti che palesano la sua ansia.

Il rumore delle chiavi nella serratura mi fa spalancare gli occhi. 

Essendo che non riesco a dormire, potrei andare a salutare papà.

Scivolo fuori dal letto e mi dirigo verso il salotto, il più silenziosamente possibile per non disturbare i miei fratelli.

Sto per irrompere in salotto ma mi fermo non appena sento la voce agitata della mamma, che si sta sforzando di parlare a bassa voce -Dobbiamo parlare-

Divorato dalla curiosità, arretro per poi nascondermi dietro alla porta socchiusa. Appoggio il viso sulla porta, osservando i miei genitori dallo spazio tra la porta e il muro.

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