Capitolo 44

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Audrey

Dopo aver atteso i miei amici, essermi assicurata che Belle stesse bene e aver salutato tutti, mi sono fatta riaccompagnare a casa in fretta e furia, dove ho passato tutto il weekend a piangere.

Sebbene abbia tentato di distrarmi leggendo qualcosa o riguardando i miei film preferiti, nulla è riuscito a togliermi dalla testa l'immagine di quella ragazza bionda e di Bryan, così vicini da farmi sentire soffocare.

La sveglia continua a suonare ormai da più di mezz'ora, ma io continuo a ignorarla. 

Non perché non sia sveglia, anzi: questa notte avrò dormito sì e no tre ore scarse.

Non ho le forze di alzarmi dal letto, di affrontare un altro terribile lunedì di scuola.

Non ho voglia di uscire, prendendo in considerazione la possibilità di vedere Bryan con quella ragazza.

Non l'ho mai vista nel nostro quartiere né nei dintorni, magari non viene neppure a scuola con noi.

Eppure... non riesco proprio a levarmela dalla testa.

-Audrey! Tesoro, è più di mezz'ora che la sveglia suona, sei...- mia madre irrompe in camera, spalancando la porta con ben poca delicatezza. -Oh, ma sei sveglia! Alzati tesoro, o non farai in tempo a far colazione-

Io scrollo le spalle e sposto lo sguardo su di lei, con movimenti letargici. -Non ho molta fame. Che ore sono?-

Mia madre mi osserva preoccupata ma decide di non fare domande, serrando le labbra rosee mentre osserva l'orologio che porta al polso. -Sono... cavolo, sono le sette e venti, Audrey! Muoviti o perderai il pullman!- mi incita.

Io annuisco, scostando le coperte dal mio corpo e gettandomi a capofitto sulla pila di vestiti ammucchiata sulla mia scrivania.

Dovrei davvero dare una sistemata a questa camera, ma da quando io e Bryan abbiamo litigato non ho fatto altro che piangere, ogni tanto smangiucchiare qualche schifezza e ascoltare musica deprimente. Non mi è mai nemmeno passata per la testa l'idea di rassettare la stanza.

Sul pavimento della mia camera sono sparsi fazzoletti usati e pacchetti di patatine accartocciati, che sono costretta ad evitare saltellando mentre raggiungo la scarpiera e afferro un paio di sneakers.

Mi infilo dei jeans in fretta e furia, poi la maglia più larga che ritrovo e, senza nemmeno prendere una felpa, mi lancio fuori dalla camera con le scarpe slacciate e lo zaino in spalla.

Agguanto le chiavi mentre mi pettino i capelli con le dita. -Ciao mamma! Ci vediamo stasera!-

-Tesoro, io in realtà...- interviene lei, facendo capolino dalla porta, ma io la interrompo immediatamente dopo aver osservato urgentemente l'orologio appeso alla parete.

-Cavolo, farò tardi! Ci vediamo!- grido, schizzando fuori dalla porta e correndo talmente veloce giù per le scale che mi sembra di volare.

Dio, spero soltanto di non fare tardi.



Bryan

Mentre la musica mi rimbomba nelle orecchie e faccio oscillare il capo seguendone il ritmo, spengo il mozzicone di sigaretta  a terra per poi buttarlo in un cestino lì di fianco.

In questo periodo sto davvero esagerando con le sigarette: se prima ne fumavo una sporadicamente, quando magari ero in compagnia di amici e avevo voglia di far loro compagnia, adesso esaurisco quasi un pacchetto al giorno.

Che cosa potrebbe mai andare storto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora