Capitolo 34

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Bryan

Lascio cadere a terra il borsone, che attera con un tonfo sordo che riempie il corridoio del condominio.

Sospiro rumorosamente e inveisco sottovoce contro le chiavi di casa, che sembrano essere svanite nei meandri sconosciuti delle tasche della mia tuta.

Ma dannazione, sono due miseri buchi: dov'è andata a finire?

Quando finalmente la trovo, incastrata nell'angolo più remoto della mia tasca destra, tiro un sospiro di sollievo e le infilo nella serratura per entrare.

I muscoli mi dolgono a causa dell'intenso allenamento che il coach Johnson ha fatto fare a me e all'intera squadra di football, mettendoci sotto torchio e assordandoci con le sue grida acute e rimbombanti.

Durante la serie di addominali (che secondo lui stavamo facendo nel modo più sbagliato sulla faccia della Terra) ho temuto seriamente per la sanità del mio apparato uditorio.

Un'ora e mezza chiuso in una palestra dall'acre odore di sudore, e mi è sembrato di poter morire nel giro di qualche minuto.

Essere uscito ed essermi imbattuto in una tempesta di neve non ha migliorato il mio umore già alterato e scazzato.

Per questo quando entro in casa sono un fascio di nervi.

-Ciao mamma! Sono a casa!- grido, ma non mi giunge alcuna risposta.

Strano, in teoria la mamma dovrebbe essere a casa oggi. Che mi sia sbagliato e i suoi turni come cassiera al supermercato siano diversi da come li ricordo?

Mi fiondo in camera mia e getto la borsa sul letto, ripromettendomi di svuotarla solo dopo aver messo qualcosa sotto i denti ed essermi fatto una doccia rigenerante.

Mi appoggio con entrambe le mani alla mia scrivania, per poi passarmele sul viso e scrollare il capo.

Spero che basti solo questo per far svanire la stanchezza e il nervosismo dopo l'allenamento.

Getto un'occhiata alla mia camera disordinata e, prima di uscire, apro la finestra per far girare l'aria.

Agguanto un cambio di abiti e mi infilo rapidamente sotto alla doccia, maledicendo mentalmente la squadra di basket per essere irrotti nello spogliatoio e averci impedito di farci fare una doccia post allenamento.

Vedere il sorriso sfacciato di Derek è stato il colmo, tra l'altro.

Scuoto la testa mentre l'acqua bollente mi accarezza la pelle e mi fa rilassare i muscoli, poi mi avvolgo un'asciugamano in vita e inizio a strofinarmi i capelli con un altro panno.

Dopo essermi rinfrescato e aver indossato la solita tuta grigia che tengo  in casa, decido di esplorare gli altri locali della casa alla ricerca di mia madre.

Sono davvero confuso, questa sua assenza mi puzza e non mi sembra per nulla giustificabile. Proprio questa mattina è uscita per presto per andare a lavorare... non ha assolutamente senso.

-Mamma?- chiedo mentre faccio capolino nella sua stanza, bussando prima di entrare.

Ma di lei nessuna traccia.

Setaccio le altre stanze della casa, ma non riesco a trovarla.

Prendo un respiro profondo e analizzo il salotto con lo sguardo: la sua borsa è stata posata in modo ordinato sul mobiletto ai margini della stanza, le chiavi della sua auto sono appese ai ganci di fianco alla appendiabiti, su cui c'è anche il suo cappotto invernale.

Tutte le sue cose sono qui, e senza giubbotto non può essere uscita di casa, non con questo freddo.

Allora... resta un solo posto dove potrebbe essere, anche se non ne avrebbe ragione.

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