Capitolo 46

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Audrey

Ogni cosa sembra fermarsi nel momento in cui i miei occhi incontrano quelli di Bryan.

Le auto che sfiorano il ciglio della strada si ammutoliscono, il cuore smette di rombarmi nelle orecchie, il fiato mi si incastra tra le costole e sento un gelo paralizzante diffondersi nel mio petto, sino agli arti, lungo il collo, su per le guance, a congelarsi come lacrime fredde agli angoli dei miei occhi.

Le sue iridi castane mi perlustrano confuse, poi ogni colore o briciolo d'emozione svanisce dal suo sguardo, che ritorna vacuo.

Bryan stringe la sigaretta tra le dita, della cenere svolazza fino alle sue scarpe, ma è troppo intento ad osservarmi duramente per farci caso.

Serra la mandibola e si irrigidisce, ritraendosi quasi impercettibilmente, come a seguire un'impulso irrefrenabile.

E sebbene quel movimento magari sia involontario, si scolpisce nella mia mente, una fitta mi lacera il petto bruciante.

Deglutisco e osservo la sua sigaretta mezza consumata.

Da quando Bryan fuma? E perché sembra che abbia appena finito di piangere?

Alzo nuovamente lo sguardo su di lui.

- Audrey...- il mio nome fuoriesce dalle sue labbra a fatica, come se gli facesse paura anche solo nominarmi.

Sentire di nuovo la sua voce chiamarmi per nome dopo quasi due settimane di silenzio, mi squarcia l'anima, facendomi sanguinare il cuore a più non posso.

-Audrey che... che ci fai qui?- esordisce con tono duro, aspirando avidamente dalla sigaretta.

Io lo osservo confusa per qualche istante, alla ricerca di cosa dire, e sono costretta e deglutire un paio di volte per umettarmi la bocca completamente arida. -Io...- le parole mi muoiono in gola. 

- Da quando fumi?- gli domando, mentre spegne il mozzicone sulla suola delle sue scarpe e lo getta in un cestino poco distante.

-Non sono affari tuoi- sibila, affondando le mani nelle tasche della felpa grigia che indossa. -Ora, se non ti dispiace, ritorno dentro. Ho da fare alcune cose e...-

La sola possibilità che lui possa andarsene mi fa serrare la gola dal panico, perciò mi affretto a trovare una scusa per fermarlo. -No! Io, ehm... ti ho visto dalla finestra e... volevo parlarti- prendo un respiro profondo prima di continuare. -Ho bisogno di parlarti-

Le spalle di Bryan si irrigidiscono, e mi aspetto che inventi una scusa  per andarsene. 

Ma lui rimane immobile, gli occhi puntati nei miei. 

-Sono tutto orecchie- 

Io traggo un respiro profondo. -Io... insomma, come... come stai?-

La mia domanda aleggia nell'aria, che all'improvviso si fa pesante e opprimente.

Bryan inspira di scatto, un lampo attraversa rapido i suoi occhi e lo vedo esitare prima di rispondere. -Audrey io non...- la sua voce trema ed è come se una freccia mi colpisse dritta al cuore.

-Bryan, io... tra di noi le cose non dovevano finire così. Avrei voluto venire a parlarti in questi giorni, ma...-

-Perché non lo hai fatto?- mi interrompe, noto un velo ombroso calargli sugli occhi.

-Io...- una lacrima mi scivola lungo la guancia. -Non ne ho avuto il coraggio. Avevi ragione, sono solo una fottuta codarda, ma... avevo bisogno di tempo. Non avrei mai trovato le parole per esprimere quel che provo, per trovare il modo di chiarire le cose tra noi-

Che cosa potrebbe mai andare storto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora