Capitolo 19

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Audrey

Il frastuono che regna in mensa mi continua ad infastidire da quando sono entrata. 

Il vociare degli alunni è alto, ma non tanto da coprire le mie parole mentre concludo il resoconto degli ultimi avvenimenti per i miei amici.

-Ah, ah! Io lo sapevo!- esclama Vince, crogiolandosi nel compiacimento.

-Allora adesso che hai intenzione di fare?- mi domanda Helen, prendendo un sorso dal suo bicchiere.

Bella domanda, Hel. Non ne ho la più pallida idea.

È da sabato sera che mi pongo questa domanda e, nonostante sia passato tutto il weekend ed oggi sia lunedì, non ho ancora trovato risposta.

I ricordi di quella sera, sebbene non avessi la mente più lucida che mai a causa dell'alcol, ora sono vividi nella mia mente. E con loro, anche le forti sensazioni che avevo provato.

Da sabato la mia mente è in subbuglio più totale, piena di dubbi e domande. 

Se prima ero confusa sul da farsi, ora lo sono ancor di più.

Devo ammettere che Bryan mi aveva presa piacevolmente alla sprovvista con quel bacio, e la prima cosa che mi ero chiesta dopo era stata: e adesso come diavolo dovrei comportarmi?

Non avevo idea di come atteggiarmi nei suoi confronti, ero indecisa se provare a parlargliene (con il rischio di fare una figuraccia per la mia solita mancanza di parole in momenti cruciali o sconnessione tra le frasi dovuta al nervosismo), oppure fare finta che non fosse successo nulla.

Quest'ultima opzione l'avevo scartata a priori, quasi subito dopo averla pensata: sarebbe stato impossibile ignorare le mie emozioni, lo era già diventato prima che scattasse qualcosa tra di noi.

Il mio istinto, di primo acchito,  mi aveva suggerito di evitarlo (per quanto possibile, poiché siamo vicini di casa) e di eludere la questione nel caso lui provasse a ritornarci sopra.

Effettivamente sarebbe stato più semplice rinchiudermi in casa e non uscire per il resto dei miei giorni, piuttosto che affrontarlo. 

Ma era davvero questo, quello che volevo?

La risposta era stata no, così ero ricorsa alla seconda opzione: provare a chiedere consiglio ai miei amici.

Così, appena arrivati in mensa, avevo iniziato il mio lungo monologo per cercare di riassumere tutto con chiarezza.  Cosa che ovviamente non avevo fatto: la lingua mi si intrecciava mentre parlavo, e la velocità con cui esprimevo i concetti non aveva giovato per nulla.

Ed ora eccoci qui: loro ad osservarmi curiosi, io a sentirmi più leggera per avergli confidato tutti i miei dubbi ma al contempo a sentire il cuore pesante per la confusione che provo e che rischia di farmi impazzire.

Mi sento la bocca impastata e la gola inaridita per non aver preso fiato mentre parlavo, perciò bevo un sorso d'acqua.

Poso lo sguardo su Bryan, che siede dall'altra parte delle mensa, e come ogni volta in cui oggi lo osservo, mi ritorna alla memoria la sensazione delle sue labbra sulle mie e un brivido mi scende lungo le braccia.

-Io... non lo so- esordisco dopo qualche attimo di silenzio, spostando lo sguardo da Bryan ai miei due amici -Voi avete idee? Vin?- domando speranzosa al mio migliore amico.

Vince mi lancia un'occhiata eloquente e distende le labbra in un sorriso -Secondo te?-

Aspetto che se ne esca con la sua idea mentre l'ansia prende il sopravvento, poi addento con foga il panino che doveva essere il mio pranzo, tentando di calmare l'agitazione che mi turbina dentro.

Che cosa potrebbe mai andare storto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora