Audrey
Dopo aver salutato in fretta e furia Vince ed Helen, scusandomi sentitamente per questa improvvisa uscita dal locale, mi sono piantata fuori al freddo e al cielo ad attendere di scorgere l'auto di mia madre accostare al marciapiede.
Un vento gelido mi colpisce in pieno viso, facendomi pizzicare la guance e il naso, che subito tento di nascondere nelle sciarpe.
Mi sistemo meglio il capello sulla nuca, stringendomi successivamente nel cappotto invernale che spero servi a far cessare il battere dei miei denti.
Deve aver incominciato a nevicare mentre ero dentro al locale, ma non me ne sono accorta.
La neve si è posata sulle strade come una coperta immacolata: è uno spettacolo tanto insolito quanto magico osservare come i fiocchi continuino a cadere lentamente e senza far rumore sulle strade, ricoprendole pian piano del loro candore e del loro gelo e facendo calare un silenzio innaturale sulla città.
Innumerevoli impronte solcano quel manto perfettamente bianco e liscio, i bordi rasenti la strada sono mischiati al fango e sono semi sciolti.
Batto i piedi sul marciapiede e ascolto la neve scricchiolare sotto alle suole delle mie scarpe, poi un paio di fari mi accecano nel buio ed una macchina si ferma proprio di fronte a me.
Sollevo lo sguardo e incrocio quello di mia madre: i suoi occhi verdi sono spenti e cupi nonostante lei stia tirando un sorriso e mi stia invitando ad entrare nell'auto con tutta la finta gioia possibile.
Io obbedisco, lasciandomi alle spalle la musichetta natalizia che riecheggiava nel locale e il suo tepore all'interno per poi fiondarmi nell'auto dove il riscaldamento va a manetta.
Scivolo sul sedile, sfregando le mani l'una contro l'altra e sbattendomi la portiera alle spalle.
-Papà! Come mai qui?- chiedo tentando di sembrare disinvolta, ma la tensione è tanta da risultare tangibile nell'abitacolo e il malumore sembra farle da compagno inseparabile.
Mio padre non risponde, tiene lo sguardo fisso sulla strada, sul volto calata una maschera imperturbabile.
Nessuno si impegna a parlare, nemmeno la mamma che di solito è quella che tenta di dissipare ogni ostilità dopo le litigate, ogni imbarazzo o ogni tensione.
Nessuno apre bocca, una freddezza inusuale cala su noi tre, un distaccamento doloroso.
Il mio cuore palpita nel petto alla ricerca di risposte, la mia mente ha abbandonato momentaneamente tutte le supposizioni per lasciar spazio a quel desiderio impellente di ricevere risposte, a quella consapevolezza di star finalmente per raggiungere il punto della situazione che mi stringe lo stomaco in una morsa e la gola in un nodo.
"Vi prego, parlate. Datemi risposte", sembro implorare silenziosamente, trasmettendo il messaggio tramite i miei occhi.
Ma nessuno dei due mi sta guardando.
Mi appoggio contro lo schienale dei sedili, rannicchiandomi su me stessa per infondermi un minimo di calore e conforto.
Il viaggio prosegue in silenzio, nell'atmosfera si avverte il peso della notizia che i miei genitori mi hanno preannunciato ma che nessuno dei due sembra voler esplicare.
Riesco a vedere l'esitazione nei loro sguardi, l'insicurezza che trasudano i loro occhi che di tanto intanto si incrociano in tralice ma che mai si posano su di me.
Come se potessi estorcergli le informazioni senza neppure parlare, solo osservandoli.
Noto spesso come lo sguardo della mamma si riempie di disprezzo e risentimento durante il tragitto, come sembra voler evitare a tutti i costi di incrociare gli occhi di mio padre che siede sul sedile del passeggero.
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Che cosa potrebbe mai andare storto?
RomantizmLa storia di un'amicizia che si ricostruisce. La storia della nascita di un amore inimmaginabile e sorprendente. Audrey Miller, una ragazza piuttosto riservata ma al contempo vogliosa di fare nuove amicizie, vive in un piccolo appartamento a Brookly...