Capitolo 5

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Audrey

Salgo velocemente sul pullman e occupo un posto libero affianco ad un'altra persona. Almeno non rischio di ritrovarmi accanto a Bryan. 

In questo momento non ho per nulla voglia di litigarci e , dopo ciò che è successo a mensa, sono sicura che non riusciremmo a discuterne civilmente nemmeno se mi sforzassi.

Mi lascio sfuggire un sospiro profondo mentre chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal ritmo della musica.

L'autobus oggi è particolarmente pieno, tant'è che molte persone sono in piedi e cercano di tenersi in piedi, aggrappandosi ai sostegni.

Quando il veicolo parte, passano pochi minuti prima che inizi a sentire una pressione sulla gamba.

Apro gli occhi e noto che il ragazzo di fianco a me sta tentando di occupare più spazio possibile, allargando le gambe.

Decido di ignorarlo e richiudo gli occhi. 

Dopo qualche secondo, la pressione aumenta ed io scivolo lungo il sedile, tentando di lasciargli un minimo di spazio in più. Lui si allarga e io mi faccio un po' più in là. Lui si allarga ancora e io mi sposto... peccato che il sedile sia finito.

Cado per terra con un tonfo, e sento qualche risatina sommessa provenire dai ragazzi intorno a me. 

Ecco ci mancava solo questa.

Sto per rialzarmi, quando sento una risata che conosco fin troppo bene.

-Hai bisogno di aiuto?- mi chiede Bryan, e con la coda dell'occhio vedo che mi sta porgendo una mano.

 -No, sto bene qui, grazie. Il pavimento è comodissimo- borbotto, senza nemmeno sollevare il capo. Mi riaccomodo per terra, tentando di assumere una posizione apparentemente rilassata.

Lui ride fragorosamente e sento che si sposta dietro di me. Sollevo lo sguardo e osservo ogni suo movimento.

Occupa il posto che fino a pochi secondi fa apparteneva a me, e mi sorride divertito.

Mi rifiuto di alzarmi e allontanarmi, dandogli la soddisfazione di vedermi arrabbiata un'altra volta. Ma credo che dovrò mettere da parte l'orgoglio, dati i tanti sguardi che si posano su di me facendomi sentire a disagio.

Mi sollevo in piedi, afferro lo zaino, e mi dirigo il più lontano possibile da lui.

Poco dopo scendo, accelerando il passo per seminare Bryan. Però lui mi afferra per un polso, facendomi arrestare immediatamente.

Sento un formicolio all'altezza della pancia, uno strano calore nel punto in cui le nostre pelli entrano in contatto. Un brivido mi scende lungo la schiena.

Tento di ignorare tutte queste sensazioni e rivolgo la mia attenzione verso di lui.

-Sì?- domando e assumo un'espressione il più fredda possibile. Ma mi è difficile dato che lui non accenna a voler mollare la presa.

-Mi spieghi perché hai fatto quella scenata, oggi in mensa?- lascia la presa sul mio polso, e il formicolio scompare.

Mi acciglio non appena sento la sua domanda e il tono divertito con cui la pone.

- Avresti potuto riconsegnarmi la giacca oggi pomeriggio. Devo ricordarti che siamo vicini di casa?- chiede retoricamente.

No, grazie. Me lo ricordo già abbastanza così.

-Mh, si, hai ragione- dico frettolosamente, riprendendo a camminare.

Lui però mi affianca subito -Si può sapere che cos'hai?-

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