Capitolo 15

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Audrey

Mentre mi dirigo svogliatamente verso il bagno, elenco nella mia testa tutte le cose che mi sono capitate da quando mi sono svegliata, dieci minuti fa: la sveglia che mi ha sottratta da uno dei miei sonni più profondi, la canzone dei Queen che pensavo di aver cambiato che mi ha assordata, la luminosità al massimo che mi ha accecata e la caduta rovinosa causata dalle scarpe che mi ero dimenticata di mettere nella scarpiera. Potrebbe una giornata iniziare peggio di così?

Quando l'acqua gelida entra in contatto con la mia pelle, mi sembra di rinascere. Almeno in apparenza la stanchezza sembra essersi dissolta.

Mentre mi tampono il viso con un asciugamano, mi ritrovo a pensare a Bryan per l'ennesima volta nell'arco di questa settimana.

Sono passati quattro giorni da quando abbiamo discusso, quattro giorni durante i quali non ha fatto altro che evitarmi. Anche io gli sono stata lontana, sapevo che aveva bisogno di tempo per pensare. Ma ciò non nega il fatto che io sia dannatamente preoccupata e stanca di vederlo soffrire. Se solo capisse che ci tengo davvero a lui e che vorrei che si aprisse con me...

-Oh, e andiamo! Che stregoneria è mai questa?!- borbotto, tentando di aprire un pacchetto di biscotti.

Possibile che sia talmente imbranata ed impacciata da non riuscire nemmeno ad aprire un pacco di biscotti?

La mamma scoppia a ridere e mi sfila il pacchetto dalle mani -Tesoro, esistono le forbici per un motivo-

Sono sul punto di prendermi a schiaffi, dico sul serio. Avevo talmente la testa da un'altra parte da non aver sfiorato l'idea neanche lontanamente. 

Fortunatamente ho ancora un quarto d'ora prima che Vince passi a prendermi.

Addento un biscotto mentre mi cimento nella preparazione di un caffè da portar via. 

Avrei tanto voluto berlo caldo, seduta comodamente al tavolo, ma conoscendo Vince sono sicura che arriverà in anticipo.

-Audrey, stasera non ci sarò a cena. Cathleen ed io ci concediamo una serata tra donne in un ristorante davvero carino- esordisce la mamma, mentre mi porge un bicchiere di carta.

-Non dovevi lavorare?- domando, confusa.

-Il capo mi ha concesso una serata libera, una sorta di premio per il lavoro efficiente che ho svolto nell'ultimo periodo. Ti dispiace se vado a cena fuori? Non sono riuscita a lasciarti nulla di pronto da mangiare- mi dice, con un'espressione mortificata.

-Assolutamente no, ti meriti una serata di svago! E non preoccuparti, posso sempre riscaldare la pizza che è rimasta in frigorifero...- non faccio nemmeno in tempo a finire che la vedo scuotere la testa energicamente.

-No! C'è il rischio che io non trovi più la casa quando ritorno-

Sollevo gli occhi al cielo mentre mi allontano, sentendo il mio cellulare squillare- Non combino così tanti disastri!-

Si volta verso di me e mi osserva con un sorriso derisorio stampato sul volto- Ah no?-

-Chi è che non combina guai?- chiede Vince dall'altro capo del telefono.

-Io-

La sua fragorosa risata mi fa sobbalzare e mi ritrovo costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio.

-Grazie, sono contenta che abbiate tutti questa meravigliosa opinione sul mio conto- dico ad alta voce, in modo che anche la mamma mi possa sentire dalla cucina.

- Figurati cara, non c'è di che. Ti ho chiamata per dirti che non penso di riuscire a passare a prenderti. Sono imbottigliato nel traffico e...- si interrompe e sento il clacson suonare -Ehi! Ma guarda te questo! Ti vuoi muovere?-

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