Capitolo 45

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Bryan

Quando arriva la fermata di Abigail la saluto, e lei mi largisce un sorriso raggiante mentre svanisce oltre le vetrate oscurate del pullman.

Abbasso lo sguardo e sorrido, stringendo tra le mani il foglietto su cui ha scritto il suo numero di cellulare, accompagnato da un emoticon con la linguaccia scarabocchiata in fretta e furia.

Oggi, dopo averle fatto fare un giro turistico della scuola, abbiamo scoperto di avere molte lezioni in comune: matematica, storia, letteratura...

Così abbiamo chiacchierato tutto il giorno, e si è rivelata ancor più simpatica di quel che mi era sembrata alla festa: è affabile, alquanto espansiva ma senza risultare invadente o esagerata. Inoltre è oltremodo sarcastica, e in soli tre giorni di "conoscenza" è riuscita a strapparmi non so quante risate.

Siamo entrati subito in sintonia, non posso fare a meno di pensare mentre percorro l'ultimo tratto verso casa mia.

Proprio come con Audrey.

Una stretta mi comprime dolorosamente il cuore, e caccio il foglietto in tasca bruscamente mentre mi preparo a scendere.

Nonostante stia cercando di andare avanti e non pensarla... mi è davvero difficile. Il mio stupido cuore batte ancora per lei.

Attende vanamente di vederla cedergli un sorriso, un saluto, una parola. 

Attende speranzoso che i nostri battiti ricomincino a risuonare contemporaneamente nei nostri petti, che Audrey mi sfiori l'anima come solo lei sa fare.

 E quasi mi fa sentire in colpa di essermi legato subito così tanto ad Abigail, perché... è come se la stessi sostituendo.

Il mio cervello sa che non è così: Audrey è unica e Abigail è solo una conoscente, che desidero conoscere meglio perché dietro quella maschera raggiante e beffarda ho scorso lampi di dolore invisibili agli occhi di chi il dolore non l'ha mai vissuto.

Ho visto una parte di lei che tiene incatenata, un mondo tutto da scoprire, che non vede l'ora di uscire alla luce del sole.

Anche lei, lo so, vorrebbe liberarsi di quelle catene. Eppure... qualcosa la trattiene.

Mi intriga parecchio e non nego il fatto che sia indubbiamente affascinante, ma Audrey... Audrey è Audrey.

Scendo dall'autobus con il cuore pesante, complimentandomi per essere riuscito a rovinarmi una giornata che sembrava star andando alla grande.

Salgo gli scalini rapidamente, e mi fiondo in casa, gettando malamente lo zaino a terra.

Afferro un pacco di patatine, poi una bottiglia di Sprite e mi dirigo in camera mia.

Ho pranzato di fretta e poco a scuola, quindi ora ho un languorino insistente.

Dovrei stare attento a ciò che ingerisco in vista delle ultime partite di football dell'anno, nonché le più importanti, a detta del coach.

Giusto le ultime settimane di scuola dobbiamo giocare l'ultima partita del campionato studentesco contro una delle scuole più forti di New York, e il coach Johnson non ha esitato a ricordarci che è importanti che tutti siamo nelle nostre condizioni fisiche (e psicologiche) migliori per affrontarli.

Ma sono così stanco, che ignoro il rimprovero pungente del coach che mi ronza in testa, e mi abbandono sul letto con le cuffie piantate nelle orecchie e il computer in bilico sulle ginocchia.

Sorseggio un po' la mia bibita, sgranocchio qualche patatina poi getto un'occhiata al mio cellulare.

Frugo nelle tasche della tuta e, dopo aver prelevato il bigliettino ormai tutto stropicciato, le mie dita esitano sospese sullo schermo del cellulare.

Che cosa potrebbe mai andare storto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora