Capitolo 33

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Audrey

Abbiamo litigato. E' solo questo quello che riesco a pensare mentre cammino avanti e indietro per la mia stanza.

Dopo aver concluso il nostro viaggio in auto ed essere scesi di fronte al nostro palazzo, ci siamo chiusi in casa e siamo rimasti per qualche secondo ad osservarci.

Poi è incominciato il litigio, che si è protratto per un'ora buona.

Io e mio padre, in sintonia come pochi e con un perfetto rapporto padre-figlia, abbiamo discusso pesantemente per la prima volta in vita mia.

Sento un incredibile vuoto al petto, mi sento prosciugata di ogni mia energia.

Gridargli contro è stato liberatorio, sì, ma vedere la mia rabbia trasformarsi in lacrime è stato davvero frustante.

La prima cosa che gli ho chiesto, dopo che mi ha riferito del trasloco che ci attenderà a breve, è stata perché.

Ho ripetuto questa domanda almeno un migliaio di volte, prima silenziosamente nella mia testa, poi in un sussurro ed infine in un grido adirato.

Mio padre ha sollevato gli occhi al cielo, si è comportato in modo altamente infantile e mi ha gridato contro che non avevo parola in merito, che dovevo semplicemente accettarlo e farmene una ragione.

Mia madre, che ci aveva osservato sino ad allora con un'espressione costernata, si è sollevata in piedi di scatto e si è intromessa nella discussione, rimproverando mio padre per i toni bruschi e per il poco tatto utilizzati.

Ma lui l'ha fulminata con un'occhiata ammonitrice, dicendole di non intromettersi perché aveva già parlato abbastanza.

E da quel momento è esplosa una lite furente tra noi tre, ognuno si puntava il dito contro mentre io cercavo di carpire a mio padre più informazioni possibili sul trasferimento.

Ho scoperto che andremo ad abitare a Manchester, in una villetta in periferia tanto vicina alla mia possibile nuova scuola che potrò andarci a piedi. 

Il trasferimento è previsto per gli inizi di Giugno, per darmi la possibilità di concludere l'anno nella mia attuale scuola e per concedere il tempo alla mamma di organizzarsi con il lavoro.

Dovremo iniziare ad impacchettare le cose il prima possibile, anche perché l'appartamento è già stato messo in vendita da quanto ho capito.

Non appena mio padre ha ricevuto l'offerta di lavoro, che gli garantisce uno stipendio più alto e una posizione migliore in azienda, con incluso un maggior numero di giorni di ferie e orari più decenti, ha accettato e ha telefonato a mia madre sprizzando gioia da tutti i pori.

Ma lei l'ha presa meno bene e hanno iniziato a discutere a proposito del trasferimento, che secondo mio padre era la scelta migliore.

E se lui diceva che sarebbe stato meglio per tutti poiché avevamo maggior tempo da passare insieme come una vera famiglia, lei stentava a credere che lui avesse compiuto tutte queste scelte senza nemmeno confrontarsi con lei e me.

Proprio per questo contrasto di opinioni, unito alla caparbietà e alla fermezza nelle sue convinzioni di mio padre, erano sbocciati i primi litigi.

Proprio il giorno in cui mia madre mi aveva riferito dell'arrivo di mio padre per le vacanze in vista del Ringraziamento, erano giunti all'accordo di iniziare a contattare alcune agenzie immobiliari.

E questo spiega la sua cupezza costante, unita al fatto che dopo mesi di litigi avrebbe incontrato per la prima volta dal vivo mio padre.

La notizia era giunta alle sue orecchie ai primordi di Novembre, io ne ero venuta a conoscenza solo Dicembre inoltrato.

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