Audrey
Spilucco la mia pizza rovente mentre papà se ne esce con una protesta riguardo alla partita di football che ha messo in tv, facendomi così scoppiare a ridere rumorosamente.
-Santo cielo, sono proprio degli scemi! Ma non vedono che l'ha praticamente colpito appositamente con un calcio sugli stinchi? Dio, dovrei andare io fare l'arbitro al posto di questi corrotti di merda- borbotta addentando una fetta della sua pizza -Viva gli Arizona Cardinals!- esclama sollevando un pugno in aria e scuotendolo con forza quando una squadra riesce a fare touchdown.
Io aggrotto la fronte mentre faccio scorrere lo sguardo da una parte all'altra del campo, tentando di individuare la cosiddetta squadra nominata da mio padre.
-Mah, ci rinuncio- esordisco sollevando in aria entrambe le mani a mo' di rassegna mentre scuoto la testa -Ma come fai?-
-A far che?- domanda mio padre, ancora distratto dalla partita che ha ripreso a svolgersi in tutta la sua baldoria.
-A riconoscere le squadre. Io vedo solo un mucchio di energumeni che si prendono a botte per un dannato ovale di cuoio, rivestiti tutti delle stesse divise rosse- do voce ai miei pensieri mentre indico freneticamente lo schermo della televisione -Illuminami, papà. Svelami i tuoi segreti-
-Uhm...- mugugna lui, troppo preso dalla partita per voltare la testa verso di me -Non ti ho ascoltato, stavi dicendo?-
Sollevo gli occhi al cielo e sbuffo rumorosamente, senza impedirmi di sorridere.
Ecco tornata la normalità: un classico sabato sera passato tra me e lui a commentare le partite che danno in televisione, come di consuetudine.
Su queste note positive, il mio sorriso si allarga e la mia attenzione viene attirata dal rumore delle chiavi che girano nella serratura della porta.
Mi sollevo istintivamente in piedi, dirigendomi poi verso il lavandino non prima di aver raccattato il cartone della pizza di mio padre e la lattina di birra che ha svuotato tutta d'un fiato.
-Ciao mamma!- esclamo dalla cucina, facendo capolino con la testa mentre l'acqua continua a scorrere inesorabile nel lavandino, inondando le posate unte.
Lei ci impiega qualche istante per incontrare il mio sguardo, poi ricambia il mio sorriso e mi saluta con un cenno, per poi portarsi la mano alle labbra affinché nasconda uno sbadiglio.
-Ciao tesoro. Hai passato una bella giornata?- mi domanda, avvicinandosi al mobiletto posizionato a lato del salotto e posandoci la borsa sopra.
-Oh, si è divertita tantissimo- risponde mio padre al posto mio, riuscendo finalmente a distogliere lo sguardo dalla partita, l'attenzione catturata da qualcosa di molto più interessante di un gioco -Non è vero, Audrey?-
Arrossisco violentemente e gli lancio un'occhiataccia, intimandogli di piantarla all'istante.
Lui ricambia lo sguardo, sostenendolo ad una facilità impressionante e mantenendo il contatto visivo.
"Ne parliamo dopo", mima puntandosi due dita negli occhi per poi posarle su di me a mo' di avvertimento.
Cedo, abbassando gli occhi sul pavimento con le guance che ardono dall'imbarazzo.
Dannazione, quest'uomo ci sa fare.
Nel mentre la mamma rimane ad osservarci da un angolo del salotto, un'espressione confusa stampata sul volto.
Assottiglia lo sguardo mentre indaga, facendo passare lo sguardo da me e da mio padre -che sorride vittorioso e sta sorseggiando un sorso di birra- e arrovellandosi in cerca di una spiegazione.
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Che cosa potrebbe mai andare storto?
RomansaLa storia di un'amicizia che si ricostruisce. La storia della nascita di un amore inimmaginabile e sorprendente. Audrey Miller, una ragazza piuttosto riservata ma al contempo vogliosa di fare nuove amicizie, vive in un piccolo appartamento a Brookly...