Capitolo 14

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Audrey

Il silenzio persiste mentre iniziamo a camminare, e mi ritrovo a lanciargli delle occhiate di soppiatto ogni due secondi.

Vorrei parlargli ma, oltre a non sapere come iniziare la conversazione, non sono sicura che abbia molta voglia di affrontare quel discorso. Vorrei evitare di fargli troppa pressione, ma mi conosco bene e sono sicura di non riuscire a resistere ancora a lungo.

-Chi sei, e che cosa ne hai fatto della mia Audrey?- mi chiede Bryan, spezzando il silenzio che stava iniziando a farsi imbarazzante.

-Cosa?- la sua domanda bizzarra mi sottrae dalle mie riflessioni.

-Dov'è finita la Audrey logorroica e stressante con le sue continue domande? Non mi hai ancora chiesto nulla, sto iniziando a preoccuparmi- ironizza, portandosi una mano al cuore.

Sorrido di rimando, arrossendo un po'- Non sono stressante!-

-Mah, un pochino- avvicina il pollice e l'indice, poi lo colpisco sul braccio facendolo ridere.

- Anche se non ti ho fatto domande non significa che abbia dimenticato la nostra mancata conversazione- puntualizzo, guardandolo dritto negli occhi.

-Quasi ci speravo-

-Facevi meglio a rimanere in silenzio- 

-Me ne pentirò a vita, non è vero?-

Ridacchio, stringendomi nel cappotto -Oh, sarà una tortura-

Ride anche lui e mi ritrovo ad osservare le due fossette che gli si sono formate sulle guance.

Il silenzio ritorna più imbarazzante di prima, poi prendo un respiro profondo e pongo la domanda che mi tormenta da tre giorni a questa parte. 

-Come stai?-

E proprio mentre glielo chiedo, mi rendo conto di non averglielo più domandato da quando abbiamo smesso di parlarci.

La domanda lo spiazza, tant'è che si ferma e mi osserva con gli occhi sbarrati. Poi assume un'espressione fredda, che ormai conosco bene - Sto bene. Come dovrei stare?-

-Bryan...-

-Devo andare, si è fatto tardi-  cerca di sorpassarmi ma le mie parole lo fanno immobilizzare.

-Puoi rimandare questa conversazione per quanto ti pare, ma alla fine sai che dovremo parlarne. Non puoi scappare per sempre dal tuo passato-

Si irrigidisce e risponde senza voltarsi -Non sto scappando dal mio passato-

-A me sembra proprio di sì. Non fai altro che sviare il discorso non appena lo si prova ad iniziare-

-Non ti hanno mai detto che dovresti farti i fatti tuoi?- mi chiede con tono acido.

Sapevo che non sarei riuscita a trattenermi e che lui avrebbe reagito in questo modo. Ne ero consapevole mentre rimuginavo su come farlo parlare.

Eppure perché mi sento lo stesso così male? Perché le sue parole riescono a penetrare la corazza che avevo creduto di costruire attorno al mio cuore per difendermi dalle persone come lui? Perché spreco il mio tempo per tentare di farlo ragionare e farlo ritornare al mio fianco?

Ma non serve rifletterci troppo per rispondere: perché ci tengo a lui. Perché, nonostante tutto, non ho mai smesso di volergli bene. 

- Non ti hanno mai detto che si può discutere senza per forza arrivare ad insultarsi?-

-Non ti ho insultata-

-Mi hai ferita- sottolineo alzando la voce, riuscendo così a farlo voltare -Non è molto carino sentirsi dire che sei un'impicciona, sai?-

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