Capitolo 27

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Audrey

Cammino furtivamente su per le scale, tentando di fare meno rumore possibile.

Ma più mi ci impegno, più le borchie di metallo al lato della mia borsa sembrano essere calamitate dalla ringhiera della scala, sbattendoci contro con un tintinnio che riecheggia come amplificato nel silenzio tombale del condominio.

Impreco tra i denti mentre agguanto la mia borsa e me la stringo al petto, invece Bryan sghignazza sottovoce dietro di me.

Gli lancio un'occhiata fulminante da sopra alla spalla, cosa che lo fa divertire ancora di più.

E' davvero tardi, sarà notte inoltrata.

Dopo quasi tre quarti d'ora, la pioggia ha deciso di diminuire tanto da permettere a me e a Bryan di tornare alla macchina.

Dopo quasi un'ora di viaggio, che abbiamo percorso in religioso silenzio -io accasciata contro al finestrino con la stanchezza a chiudermi le palpebre, Bryan assorto dalla guida- siamo giunti a casa e abbiamo subito notato l'assenza di luce proveniente dalle finestre, segno che tutti erano andati a dormire.

Quando arrivo sul pianerottolo, frugo nella borsa ma le chiavi mi scivolano di mano e capitombolano per terra.

Mordicchiandomi un labbro per il nervosismo, mi piego affinché possa prenderle.

Quando mi rialzo, faccio per voltarmi per salutare Bryan, ma prima che possa anche solo muovermi sento due mani posarsi sulla mia vita.

La sua presenza mi inonda di brividi, il suo profumo mi inebria le narici quando si avvicina e reclina il capo sulla mia spalla.

Il suo petto aderisce alla mia schiena, il fiato mi si ferma in gola.

Le sue dita imprimono segni infuocati sulla mia pelle nonostante stia esercitando poca pressione.

Il suo naso si strofina sul mio collo, le sue labbra si avvicinano alla mia pelle tanto da farmi sentire il suo respiro fin dentro le ossa.

I suoi capelli mi sfiorano la guancia, io rimango immobile non riuscendo a muovere un muscolo.

Le sue dita virili mi spingono all'indietro, le sue labbra mi posano un bacio umido e incandescente sul collo prima che si tirino, lasciando spazio ad un sorriso.

-Buonanotte- sussurra lui con voce rauca, ed io sento ripetuti brividi scuotermi da capo a piedi.

Con il cuore in gola e la tachicardia, riesco a muovermi solo dopo che ho sentito i suoi passi indietreggiare e le sue dita mollare la presa.

Mi volto piano e abbozzo un sorriso, le parole, intrappolate dall'aridità che sento in bocca , si rifiutano di fuoriuscire dalle mie labbra.

Infine biascico un saluto e mi avvio verso la porta del mio appartamento, le dita tremanti per la tensione che ho avvertito tra noi.

Apro la porta e mi fiondo in casa, appoggiandomici con tutto il peso mentre si chiude ed impedisce anche al minimo sprazzo di luce del corridoio di entrare.

Dalle tapparelle abbassate filtra la luminosità artificiale dovuta ai lampioni, che crea strisce giallognole sul pavimento oscurato.

Mi tolgo le scarpe e le appoggio al lato della porta, facendo attenzione a non inciampare sugli oggetti che mi intralciano il cammino mentre zampetto verso camera mia.

Poi, all'improvviso, una luce si accende e mi acceca.

Mi porto una mano al viso per pararmi gli occhi, l'altra sul cuore che mi è balzato nel petto per lo spavento.

Che cosa potrebbe mai andare storto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora