1O

3.8K 239 241
                                    

Una donna, ricoperta da un candido tessuto che l'avvolgeva dolcemente, stava correndo verso quel pezzo di fiume ricoperto completamente da petali di rosa rossa e bianca. I suoi bellissimi capelli scuri come la notte si muovevano nell'aria pulita che sapeva solo di primavera, e un tenero sorriso si dipinse sul volto innocente. - Adeul mio, continua a correre. - disse allegra la voce angelica della donna.
- Eomma. - sorrise il bambino, cercando di acchiapparla.
I due vennero raggiunti da un uomo, anch'egli caratterizzato dai capelli mori e la vestaglia bianca. - Appa. -
L'adulto sorrise.

Improvvisamente però la donna si fermò, girandosi verso il figlio e il padre, ma dell'uomo non vi era più traccia. Dagli occhi color miele della creatura angelica cominciò a fuoriuscire del liquido rossastro; a vedersi parve quasi sangue... sì, erano lacrime di sangue umano. - Yeobo! Yeobo! - gridò in preda al terrore.

- Eomma, non lasciarmi qui da solo. - pianse il bambino trovandosi in mezzo all'oscurità.

In seguito però l'unica cosa udibile furono soltanto i singhiozzi emessi dalla creaturina, il resto fu inghiottito dalla rabbia.

Dopo tanto tempo, Yongbok s'era ritrovato a piangere a causa di un brutto sogno. Non era tanto ciò che aveva potuto vedere ad averlo turbato, ma bensì il fatto che suo padre fosse morto.
Aveva paura, paura di perdere anche la madre; l'unica persona su cui poteva fare affidamento, l'unico genitore rimasto.

Strozzò i singhiozzi, tappandosi la bocca. L'abitazione era abbastanza piccola perciò temeva che la donna lo avesse potuto sentire nonostante fossero le tre e mezza di mattina.

Gli mancava il signor Lee; gli mancava potergli parlare delle cose più banali, poter semplicemente consumare un pasto insieme, poterci uscire e fare tutte quelle cose da padre e figlio.
Quella dell'uomo era stata una morte dolorosa e lenta; si era tolto la vita avvelenandosi in un venerdì di novembre.
Suo padre non sembrava un uomo debole, anzi non lo era per niente, era un grande guerriero coraggioso. Allora perché li aveva abbandonati così?

Il signor Lee soffriva di depressione nonostante per vari anni avesse cercato di negarlo a sé stesso e nasconderlo con un falso sorriso. Ma coloro che sembravano più forti all'esterno, spesse volte si dimostravano essere i più deboli dentro.
Fingere era giusto, ma arrivava sempre un punto in cui non ce la facevi più, non riuscivi a dare un senso alla tua futile esistenza.
Così optando per il suicidio.

Ma il suicidio non avrebbe risolto i tuoi problemi, anzi ne avrebbe creato nuovi a coloro rimasti in vita. Per molti, infatti, il signor Lee era stato egoista ma egli era solo un uomo debole che avrebbe soltanto avuto bisogno di afferare la mano della moglie e figlio per non affondare.

Dopo la morte dell'uomo, ovvero quando Yongbok era ancora un bambino, il ragazzo aveva affrontato uno dei momenti più bui della sua vita. Persino la madre, la quale era viva e vegeta, lo aveva abbandonato per un lungo periodo, lasciandone la custodia alla nonna materna.
Quando pensava a tutto quello che aveva passato, si sentiva orgoglioso, orgoglioso di essere chi era. Accettava i suoi difetti, amava i suoi pregi, perché alla fine del giorno c'era solo lui contro l'intero mondo.
Però poi arrivavano delle volte in cui odiava se stesso per essere così, odiava doversi mostrare costantemente forte e freddo per non essere ferito dagli altri.

Si asciugò le lacrime con la canotta verde, per poi alzarsi dal letto e uscire nel piccolo giardino.

Oggi stesso avrebbero incontrato il presidente Hwang per comunicargli la tanto attesa risposta. Ultimamente era costantemente stressato a causa di tale situazione; voleva solo dimenticarsi di tutto e sparire momentaneamente dalla vita di tutti, per poter riprendere a respirare.

ANGER, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora