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Fu la prima notte qui al Hebi Palace, notte in cui il ragazzo non poté chiudere occhio a causa dei mille pensieri che vagavano nella sua testolina bionda. Le luci della città erano oramai spente da ore e il sole stava per sorgere, inaugurando così il nuovo giorno.
Yongbok si alzò dal letto per guardarsi in giro; ogni oggetto in questo luogo aveva un valore inestimabile, dai chandelier ai piatti in cucina, persino le piantine che parevano essere comuni, venivano in realtà da posti alquanto esotici.

Il letto era ampio e confortevole, l'appartamento era uno dei più lussuosi con un arredamento estremamente costoso ed elegante. Sua madre con lo stipendio che si prendeva non avrebbe mai potuto permettersi una casa del genere.
Allora perché si lamentava di essere qui?

Nemmeno lui lo sapeva, però dentro di sé sentiva che ci fosse qualcosa di sbagliato...

- Buongiorno tesoro, che ci fai già sveglio? - fu sua madre, la quale si trovava in cucina ad interromperlo dai suoi brutti pensieri. - Nulla, non sono riuscito a dormire bene. -

La signora Lee continuò a preparare il caffè canticchiando una canzone degli anni novanta, tanto tra un po' si sarebbe recata a lavoro. - Tu mi sembri piuttosto contenta di essere qui... - disse guardandola, - insomma ci siamo ritrovati in mezzo a questi ricconi e tu mi sembri... felice. -

- Yongbok cerca di capire figlio mio, vedila come una nuova opportunità per cominciare a vivere serenamente. Possiamo ambientarci, fare nuove amicizie con i vicini e... possiamo diventare come loro se vuoi! - concluse.

- Noi non saremo mai come loro, come fai a non capirlo. Non noti nemmeno con quanto disprezzo ti guardano dall'alto al basso, questi schifosi non vedono l'ora di buttarti fuori da qua. - alzò di un poco la voce.
Non capiva sua madre e non capiva nemmeno come potesse essere così ingenua ed egoista.

- Senti Yongbok parliamo stasera, ora devo andare a lavorare. - cercò di dire prendendo le sue cose.
- Io proprio non ti capisco, perché fai così? Mi fai arrabbiare in una maniera assurda, dobbiamo affrontare questo problema non ignorarlo. -

La donna si fermò un attimo davanti alla porta prendendo un respiro profondo per tranquillizzarsi: - è tanto chiedere un attimo di pace e tranquillità? Da quando è morto tuo padre non ho mai chiuso occhio, non mi sono mai fermata un attimo per poterti pagare la scuola, comprarti vestiti nuovi, i libri, pagare le bollette, l'affitto. Ho faticato, ho sudato, sono morta per poterti rendere in qualche modo felice. Non merito di essere felice anch'io, almeno solo per un po' di tempo, ti prego Yongbok. - si girò.

Quando il biondo vide sua madre in lacrime si pentì subito di aver pronunciato tali parole dettate dall'amarezza. - Mamma... senti. -

- Torno stasera. - furono le ultime parole che udì prima dello sbattere della porta.

- Fanculo. - sbatté con forza la mano sul mobile.

Non avrebbe mai voluto ferirla in questo modo; era l'ultima delle cose che avrebbe voluto in questo momento. Ultimamente però finiva sempre a discutere con lei, era costantemente stressato ed arrabbiato. Avrebbe voluto sfogare la rabbia, non sulla donna però.

Improvvisamente sentì il proprio telefono squillare; lo prese in mano e vide il nome di Hui Chan comparire sulla schermata. - Ehi, perché mi stai chiamando a quest'ora? - domandò sbadigliando.
- In che senso scusa? Farai tardi a lezione se non ti dai una cazzo di mossa, coglione. - quasi urlò.
- Non ho voglia di venire oggi, mi sa che salto, buona fortuna soldato, dovrai cavartela senza di me. -

ANGER, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora