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Cadde una goccia, cadde sulla foglia verde, cadde su di me infine.
Il rumore prodotto da essa finì dritto nelle mie orecchie; ero lì ad ascoltare tale melodia che a poco a poco mi stava tranquillizzando l'anima.
L'ira contenuta in corpo era troppa, e io non potei fare altrimenti.
Sentivo che ci fosse un uragano dentro di me, e tu ne eri il centro.
Odiavo me stesso, ma più di tutti odiavo te per avermi tratto in inganno.

- Yongbok sei pronto? - domandò sua madre, interrompendolo così dai suoi pensieri.
Si trovava in piedi, nel giardino di quella che non sarebbe più stata la loro casa d'ora in poi.

Ogni oggetto di questo luogo gli sarebbe mancato; dalla crepa causata da sua madre un anno fa, fino alle linee sul muro per segnare l'altezza del biondo.
Questa era la sua casa dolce casa, si sarebbe portato nel cuore tutti i ricordi belli che aveva di questo piccolo luogo.

Non avrebbero portato con loro nessuno di questi mobili; il signor Hwang aveva già pensato all'arredamento del loro nuovo appartamento, ovviamente se non fosse stato di loro gradimento, avrebbero potuto benissimo cambiare. - Che ne farai di questa casa? - chiese, - la venderai? -

- Ho deciso di metterla in affitto, comunque la nostra nuova casa ti piacerà ancora di più. - disse sorridendo.
- Cosa te lo fa pensare? Onestamente la gente diceva che appa era stato egoista a togliersi la vita ma nemmeno tu sei diversa da lui. Potevo benissimo trovarmi un lavoro e tu lo stesso, perché hai deciso di accettare sapendo che tipo di uomo è il signor Hwang? - ribatté.

- Yongbok stai esagerando, in fondo il presidente è una brava persona. -

Il biondo sorrise amaramente: - Hyunjin aveva ragione allora, anche tu sei stata accecata dal lusso che quell'uomo può offrirti. - aggiunse, - tu vai pure al Hebi Palace, io me ne voglio stare qui da solo per un po'. -

- Fai come vuoi, però torna a casa presto. - disse la donna.
- Questa è quella che io chiamo casa, non quello schifo dove tu vuoi andare a vivere. -

- Yongbok stai diventando sempre più difficile... - sussurrò prima di salire in macchina.

Il ragazzo si levò le scarpe, rimanendo a piedi nudi; si sarebbe goduto gli ultimi istanti in questo luogo che gli aveva portato un po' di felicità nella vita.
Posò i piedi sul pavimento freddo, nonostante lo fece rabbrividire, continuando a camminare e a guardarsi in giro come se fosse la prima volta.
Scene della sua vita comparvero davanti agli occhi; non erano tutti gioiosi ma pur rimanevano ricordi importanti.
Non aveva trascorso chissà quanto tempo eppure gli sarebbe mancato davvero, si affezionava facilmente alle cose e alle persone, per questo motivo tendeva a creare una barriera per potersi potreggere dal mondo esterno.

Ritornò in giardino per osservare ed ammirare la pioggia da sempre odiata ma che in questo momento stava cominciando ad apprezzare. Si sentiva in pace con sé stesso, era tranquillo e senza troppe preoccupazioni. Sperava che questa sensazione durasse per sempre.

Voleva bagnarsi sotto alla pioggia, voleva sentirla a contatto con la propria pelle.
Avanzò di un passo... e poi di un altro, fino a trovarsi sotto all'albero di pesca; le foglie verdeggianti erano oramai cresciute ed oltre ad esse erano presenti pure i fiorellini rosa che presto sarebbero spariti.
Una goccia dopo l'altra cadde sulla figura del biondino, cominciando a inzupparlo piano piano.
Alzò gli occhi verso il cielo, lasciandosi bagnare il volto.

- Hai intenzione di continuare a bagnarti? - udì una voce nelle vicinanze, e sopra al muretto comparve un corvino.

- E tu? Lascerai che la pioggia continui a bagnarti? - domandò a sua volta.

ANGER, HYUNLIX Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora