Mattatoio

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PEDONE

«Non sento più nulla» dice Eiden. Lo tengo stretto a me, dietro la siepe.

Abbiamo esagerato. Ci siamo distratti, cedendo alla paura di non poterlo fare più. È vero, ma non voglio lasciarlo andare perché significherebbe passare oltre questo momento. Ci siamo distratti, e vorrei che potessimo farlo ancora, per sempre.

Ascolto il suo sangue scorrere dietro la pelle scottante, le palpebre serrate. Il buio mi avvolge e manda via l'imbarazzo, forse il senso di colpa, cullandomi nel silenzio prima rotto dai nostri gemiti.

Poi abbiamo sentito le urla.

Lascio cadere dalla mia mente gli ultimi petali che mi proteggevano dal reale. «Neanche io» rispondo. Riprendo i vestiti gettati senza attenzione e glieli passo, costretto a lasciare anche il suo braccio. Si riveste e io lo osservo, ma lui no. Ecco. Era questo che volevo evitare. Rivestirsi con gli stracci della dignità che senti di aver perso, con una corazza d'odio per te stesso per aver ridotto qualcosa a un malato piacere passeggero. Riprendo con dolorosa lentezza dei muscoli i miei vestiti e ricopro il mio peccato.

Magari non è così. Lo abbiamo sentito entrambi, quel che è successo, e non possiamo starcene qui a fregarcene di tutti. Non puoi pensare che tutto giri attorno a te. E delle urla non sono rasserenanti. Magari, è tutta una mia impressione, e anche lui sta pensando quello che penso io.

«Entriamo» dico, e arrivati al ridosso degli scalini sto per allungare la mano sulla guancia di Eiden, un gesto prima di entrare per rasserenarlo. Ma non lo faccio.

Calo la testa sotto l'arco d'ingresso.

***

Hosgrave è un mattatoio.

I nobili camminano ricoperti di sangue rasenti alle mura sporche di manate scarlatte. L'aria è stantia e puzza di acido. Il mio stomaco si contrae, ma mi impongo un certo rigore per non lasciarmi andare. Niente lacrime, niente vomito.

Eppure sto cominciando a pensare.

Diana.

I cortigiani mi guardano, il sangue mi vortica attorno da tutte le parti, pareti, corpi, il rosso dipinge a chiazze il mio mondo e ho l'impressione di starmene nudo nel mezzo del Palazzo. Tutti possono vedermi. Tutti possono vedermi. Tutti possono vedere il mio segreto, il mio segreto, quello che ho fatto con te mentre la gente moriva.

«Jeremy» una mano sulla spalla e la sua voce fermano la mia corsa. «Resta qui».

Non riesco a guardarlo negli occhi. Non riesco a guardare negli occhi nessuno. «Dov'è Diana?» chiedo, rivolto al pavimento. È l'unica parte pulita e ordinata di Hosgrave, le candele dei lampadari sembrano dei pallini luminosi sparsi nelle mattonelle. Avverto le pulsazioni nelle arterie, quindi prendo dei respiri finché i polmoni non toccano con la gabbia toracica. Basta. Rilascio. Non sono più così. Piano, la mia anima torna silenziosa in me.

«C'è Clara» mi avverte Eiden.

Dei passi veloci si avvicinano a noi. Alzo lo sguardo, insieme a lei, un volto che mi rimanda a qualcosa. «È quello della gilda? ...Loirais?» afferro quel nome che mi svolazzava nel cranio.

«Oh, sì. È lui» conferma Eiden, stringendomi ancora la spalla. Lo farà per istinto, ma non sa quanto mi dia forza. Lo guardo adesso, sotto la luce, ed è strano pensare come le persone possano essere così diverse sotto un'altra prospettiva. Più intima. È più luminoso anche se distratto dall'arrivo di Clara e Loirais, la sua aura più coinvolgente.

DARK CROWNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora